L'autoaggressività nella psicanalisi

L'autoaggressività è una forma di comportamento lesiva per il proprio Sé che attraverso il corpo viene attaccato. La psicanalisi ha cercato di spiegarne le origini attraverso vari autori: da Freud, a Dollard a Kernberg.

L'autoaggressività nella psicanalisi

L'autoaggressività può sembrare una condotta molto strana a patologica, lontana dal quotidiano. In realtà ne esistono varie forme che vanno dalle espressioni più lievi, socialmente accettate a quelle più dichiaratamente manifeste se non patologiche e dalle conseguenze irreparabili. Ma perchè ci si aggredisce?

 

L'autoaggressività secondo Freud e Dollard

L'aggressività può assumere varie forme e direzioni inaspettate. Si parla di autoaggressività quando viene rivolta verso se stessi aggressività fisica o anche psicologica. Secondo Freud ogni forma di aggressività è espressione dell'istinto di morte, cioè quella tendenza al ritorno allo stato inorganico che è preludio di ogni forma di vita. In combinazione con la pulsione sessuale si esprime sottoforma di perversione (masochismo o sadismo), ma in forma pura ed estrema porta all'autodistruzione: il culmine della sua espressione è dunque il suicidio.

In seno alla psicanalisi un'altra chiave di lettura dell'autoaggressività è quella di John Dollard, secondo il quale ogni comportamento aggressivo è una risposta ad una qualche forma di frustrazione. Nello specifico l'autoggressività si evidenzia quando un forte blocco morale ne impedisce lo sfogo verso l'esterno.


L'autoaggressività secondo Kernberg

Un altro psicanalista interessato al tema della rabbia e dell'aggressività è Otto Kernberg. La pulsione aggressiva è legata all'espressione della rabbia che è un comportamento del tutto naturale. Nel bambino la rabbia è una forma di comunicazione attraverso cui esprimere il proprio stato di disagio al caregiver, in un momento in cui non può adoperare in modo compiuto il linguaggio.

I comportamenti autoaggressivi sono la manifestazione di una predisposizione patologica ad attaccare il Sé, perchè viene catalogato come oggetto odiato. È il caso della sindrome del narcisismo maligno, caratterizzato da questa visione negativa del proprio che conduce spesso al suicidio. Caratteristica specifica di questa sindrome è un deficit nel grado di integrazione del Super-io che diventa così libero di dare sfogo alle proprie inclinazioni violente. Chi ne soffre spesso ha avuto un'infanzia segnata da malatrattamenti ed è quindi portato a interpretare ogni azione come crudele, anche da parte di se stesso.

 

Immagine | shannonkrigen