Psicologia politica e scelte di voto

La campagna elettorale oggi si svolge quasi esclusivamente in tv e sul web dove la sfida multimediale sembra fondarsi sempre più su presunte caratteristiche di personalità dei leader di spicco piuttosto che sulle differenze ideologiche del passato. Quella del voto appare una scelta sempre più individualista spesso operata tramite euristiche e scorciatoie cognitive.

psicologia-politica-voto

Credit foto
©Leonid Andronov / 123rf.com

In passato erano soprattutto i comizi di piazza a scandire le campagne elettorali, la lotta si basava sulle idee e l’elettorato stesso faceva riferimento a precise e condivise scelte ideologiche, di classe, di valori che in qualche modo accomunavano tanto la scelta di voto quando l’organizzazione della propria vita quotidiana.

Oggi la realtà è completamente differente come illustrano alcuni studi di psicologia politica: è lo scontro mediatico fra individualità personali opportunamente costruite e muovere scelte di voto spesso altrettanto individualistiche.

 

Immagine del candidato e psicologia

Lo scontro prevalentemente mediatico su cui muove la campagna elettorale rende, oggi più di ieri, particolarmente importante l’immagine individuale del candidato, spesso il tutto si gioca sui personaggi di pochi leader che sembrano chiamati a convincere e ad avvincere più per la propria “televisività”, simpatia e capacità di attrarre proiezioni e identificazioni del pubblico piuttosto che per la natura delle loro idee.

Questi i risultati di alcuni studi di psicologia (Caprara G.V., Barbaranelli C., Zimbardo P., 1999, Personality profiles and political parties, Political Psychology, 20, 175-197) secondo i quali gli elettori farebbero affidamento soprattutto a caratteristiche come l’amicalità e altri attrattori superficiali legati ad un’immagine gradevole e positiva dei candidati.

 

Quali sono i processi cognitivi della scelta di voto?

 

L’uso di euristiche nelle opinioni di voto

Quello che le campagne elettorali mediatiche sollecitano è un via persuasiva breve ed emozionata, quella che Petty e Caccioppo contrappongono alla prima via, ossia quella che gioca su motivazioni razionali ed esame critico dei contenuti, aspetti questi facilmente in secondo piano nella propaganda mediatica e televisiva.

Un altro fattore che spiega in che modo candidati con un passato politico non proprio “roseo” possano muovere e convincere positivamente l’elettorato è quello che in psicologia viene chiamato “effetto recency”: se ben enfatizzate si ricorderanno con maggior vividezza le battute finali, positive, di una comunicazione (o di un governo politico) piuttosto che il lungo trascorso negativo, ma più complesso e opportunamente taciuto, che le ha precedute.

Un po’ come un tormentato litigio di coppia dove alla fine il partner riesce a far dimenticare tutto con un bel gesto, meglio se plateale e accattivante agli occhi della fidanzata e di chi gli sta intorno…

 

Psicologia dell’illusione del non voto

Infine un problema tutto dei nostri tempi: il non voto. Tale atteggiamento esprime più di ogni altro i vissuti di sfiducia, rinuncia e rassegnazione responsabili di un divario sempre più grande fra vita politico-istituzionale e vita quotidiana là dove euristiche e scorciatoie cognitive risolvono il disagio nella falsa illusione che la propria vita e i propri interessi individuali, per quanto “connessi” in tempo reale con ogni parte del globo, possano e vadano difesi nel privato.

Osservava Roberto Benigni nel suo recente spettacolo televisivo sulla Costituzione Italiana, quanto sia fondamentale conoscere la Storia: il 2 - 3 giugno 1946 ebbe luogo in Italia il referendum per scegliere fra monarchia o repubblica a cui i cittadini e le cittadine italiane votarono per la prima volta con suffragio universale. Quello che a noi oggi appare scontato, e su cui ci arroghiamo il diritto di astenerci è frutto di conquiste del passato costate vite umane che hanno fatto la Storia da cui tutti proveniamo.

 

 

Metafora e pensiero fra nuovi media e allarmi globali

 

 

Immagine | marco_ask