Psicologia del traffico e adolescenti: se la scuola guida non basta

La psicologia del traffico evidenzia come l’educazione stradale fornita a scuola guida non sia del tutto efficace nel prevenire gli incidenti stradali nei neopatentati, spesso ancora adolescenti, che per fattori relativi sia all’età che all’inesperienza costituiscono una delle categorie a più alto rischio. I programmi di intervento, per essere efficaci, dovrebbero agire anche su credenze e atteggiamenti alla guida, sia dei giovani, che della comunità

Psicologia del traffico e adolescenti: se la scuola guida non basta

La psicologia del traffico ha rivolto ultimamente la sua attenzione soprattutto ai neopatentati, spesso molto giovani o poco più che adolescenti. Le nozioni di educazione stradale fornite nella scuola guida, infatti, se sono senz’altro utili a sviluppare nei ragazzi le conoscenze e le abilità tecniche per la guida del veicolo, raramente si rivelano sufficienti a sviluppare, specie negli adolescenti, un corretto atteggiamento per una guida sicura. Guidare un’auto assume significati emozionali e sociali del tutto peculiari a quest’età che possono facilmente prendere il sopravvento. Vediamo insieme il rapporto tra psicologia del traffico e adolescenti.

 

Psicologia del traffico e adolescenti: età e inesperienza

Numerosi studi svolti nell’ambito della psicologia del traffico evidenziano come i neopatentati, soprattutto se adolescenti, siano esposti ad un più alto rischio di incidenti stradali soprattutto nel primo mese dal conseguimento della patente. La psicologia del traffico evidenzia come molti dei più comuni errori dei giovani neopatentati, come non osservare la distanza di sicurezza o guidare a forte velocità, siano relativi ad un’errata valutazione delle situazioni e delle proprie capacità. L’inesperienza e i fattori connessi all’età giocano, infatti, in interazione nel predisporre ad un maggior rischio di incidenti esitando in una minor capacità di percepire i pericoli e di farvi fronte. È proprio la percezione del rischio ad essere frequentemente sottostimata dagli adolescenti, soprattutto se riferita a sé stessi: i giovani neopatentati quindi, più di altri, sarebbero portati a sottostimare il rischio di incidenti sovrastimando invece le proprie abilità.

 

Psicologia del traffico e adolescenti: autonomia e percezione del rischio

Guidare l’auto è, per moti adolescenti, un attività connessa simbolicamente a vissuti di indipendenza e di autonomia non sempre associati, a quest’età, da una corrispondente assunzione di responsabilità per le conseguenze delle proprie azioni. Elementi come la ricerca di emozioni e sensazioni forti, la sfida verso norme e regole del mondo degli adulti, e l’assimilazione di atteggiamenti e comportamenti “spericolati” di amici e compagni giocano spesso un ruolo dominante in una fase di vita, quella degli adolescenti, dove essere accettati dal gruppo è tutto.

 

Psicologia del traffico e adolescenti: interventi di comunità

In alcuni paesi sono stati sperimentati, con buoni risultati, modelli formativi che prevedono un “rilascio graduale della patente di guida” cioè un prolungamento del periodo di guida accompagnata o veri e propri training volti a modificare atteggiamenti e comportamenti alla guida. Sarebbe auspicabile tuttavia, come osserva Marx Dorfer, riuscire ad intervenire in maniera più ampia coinvolgendo anche le famiglie e la comunità elementi di contesto, questi, che influenzano incisivamente atteggiamenti e comportamenti degli adolescenti alla guida.

 

Fonte immagine: javYliz