Gli studi della psicologia dell’arte

La psicologia dell'arte studia quali processi cognitivi sono coinvolti nella creazione artistica e quali fattori psicologici spingono una persona a contemplare opere d’arte. Vediamo in particolare come nasce e uno esempio applicativo

Gli studi della psicologia dell’arte

Psicologia & Arte

Cos’è la Psicologia dell’arte? Per rispondere a questa domanda pensiamo anzitutto che la Psicologia ha un suo proprio oggetto di indagine che è la mente, cioè la psiche.

Inoltre, consideriamo che ogni forma d’arte è frutto e prodotto della mente umana e che essa stessa è in grado di elicitare delle emozioni, sensazioni e pensieri nella mente di colui/ei che osserva l’opera, cioè del fruitore della stessa.

Per queste ragioni sia la produzione quanto la fruizione dell’opera sono oggetto di studio della Psicologia.

 

Psicologia dell’arte: un po’ di storia

Fu G.T. Fechner nel 1876 con l’Avviamento all’Estetica, una raccolta delle sue ricerche nel campo dell’arte, a gettare le basi metodologiche e teoriche dell’estetica sperimentale.

Il suo interesse era prevalentemente volto alle reazioni di piacere-dispiacere di fronte a materiale/stimolo di carattere estetico e delle sue preferenze. Secondo Fechner l’estetica deve fondarsi su di una procedura induttiva, cioè “dal basso”, interessandosi delle elementari componenti che determinano le razioni di piacere-dispiacere.

Sebbene altri autori, tra cui anche Freud, se ne siano occupati successivamente, è solo nel 1961 che si inizia a delineare specificatamente questa materia con la pubblicazione di una rassegna: Aesthetics”.

 

Gli obiettivi della Psicologia dell’arte

Tra gli obiettivi della Psicologia dell’arte vi sono senza dubbio lo studio dei processi motivazionali, emotivi, cognitivi, percettivi, rappresentazionali, immaginativi, mnemonici, creativi che intervengono nel comportamento artistico ed estetico.

Per comportamento artistico s’intende i processi di produzione degli artefatti artistici e con comportamento estetico i processi di fruizione artistica.

In particolare sul secondo aspetto, la volontà degli psicologi dell’arte è di dare una spiegazione scientifica riguardo a:

  • quali meccanismi sono attivati nella nostra mente quando siamo di fronte ad un artefatto artistico;
  • quali dinamiche consentono l’attivazione e lo sviluppo e determinano qualità e profondità dell’esperienza estetica.

 
Un esempio applicativo

Una delle indagini empiriche in ambito della Psicologia dell’arte, che mette in luce le ricadute di alcuni fattori nella fruizione delle collezioni museali, ha valutato la relazione tra la tipologia dei musei d’arte (arte antica/arte moderna contemporanea) e alcuni tratti di personalità (apertura all’esperienza e sensation seeking) dei visitatori.

L’apertura all’esperienza è uno dei tratti di personalità declinato dalla teoria dei Big Five (i cinque grandi fattori) di McGrae e Costa (1995), mentre la sensation seeking fa riferimento alla ricerca di situazioni eccitanti ed emozionanti, cioè attivanti.

Dalla ricerca è emerso che i visitatori dei musei di arte antica hanno un approccio più cognitivo, cioè ricercano principalmente un arricchimento culturale, mentre i visitatori di arte moderna e contemporanea sono inclini prevalentemente a fare un’esperienza affettiva, che include emozioni lungo un continuum come interesse, stupore, eccitamento e inquietudine.

Quindi, mentre sulla dimensione dell’apertura all’esperienza le due tipologie di fruitori non differiscono fra loro in quanto se hanno interesse ad una visita museale probabilmente sono entrambi aperti a nuovi scenari e alla possibilità di fare nuove conoscenze culturali, essi differiscono invece nel caso del sensation seeking, vedendo questa caratteristica maggiormente presente nei fruitori dei musei d’arte contemporanea e moderna.

 

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