Se la memoria autobiografica guarda al futuro…

I risultati di alcuni studi e ricerche condotti di recente sembrerebbero ampliare l’importanza e le funzioni della memoria autobiografica come elemento indispensabile non solo alla costruzione e al mantenimento di un’identità di sé integrata e coerente, ma anche alla capacità di immaginare il futuro e fare progetti sulla propria vita a venire. Come a dire che per proseguire in avanti è indispensabile sapere da dove si viene …

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Memoria autobiografica e futuro: questo il tema di una ricerca del professor Daniel Schacter, psicologo dell’Università di Harvard recentemente pubblicata su New Scientist: i ricordi del passato sarebbero indispensabili per poter immaginare il proprio futuro, senza una memoria autobiografica, in altre parole, non saremmo in grado di proiettarci nei giorni a venire né di fare progetti.

 

Amnesia, memoria autobiografica e futuro

Gli studi cognitivi condotti in passato sottolineano quanto la memoria autobiografica, cioè la capacità di conservare e organizzare i ricordi degli accadimenti e delle proprie vicende personali, sia importante per mantenere un senso coerente della propria identità personale, una continuità del sé in qualche modo stabile e trasversale ai molteplici mutamenti identitari e ai diversi ruoli che ricopriamo giorno dopo giorno.

Queste funzioni della memoria autobiografica potrebbero essere fondamentali anche per poter immaginare il proprio futuro; le ricerche del professor Schacter sarebbero confermate anche da quelle del professor Endel Tulvig del Rotman Research Institute di Toronto: chi è affetto da amnesia, infatti, non perderebbe solo la memoria autobiografica ma anche la capacità di immaginare il proprio futuro.

 

Memoria autobiografica e futuro: il Sé Narrativo

Gli studi e le ricerche su memoria autobiografica e futuro sembrerebbero in accordo con alcune moderne teorie psicologiche di stampo costruttivista. Fra queste, quella del Sé Narrativo dello psicoanalista americano Daniel Stern (Il mondo interpersonale del bambino, Boringhieri, 1987) quale peculiare capacità dell’essere umano di tradurre in parole – e quindi in una forma narrativa -  la propria esperienza per dare senso ai propri e agli altrui comportamenti ed essere in grado di vivere non più soltanto nella realtà oggettiva ma anche in una dimensione simbolica ampliando le proprie capacità adattative e comunicative.

 

Memoria autobiografica e futuro: la scrittura di sé

D’altra parte, la tradizione psicoanalitica e la moderna psicosomatica hanno messo in luce l’importanza del ruolo dell’elaborazione delle emozioni, in particolare quelle connesse ad esperienze stressanti o traumatiche, sulla salute sia fisica che mentale. E’stato evidenziato quanto la scrittura espressiva (James Pennebacker, Scrivi cosa ti dice il cuore. Autoriflessione e crescita personale attraverso la scrittura di sé, Erickson, 2004), cioè il poter mettere per iscritto in forma narrativa eventi e accadimenti, aiuti a pensare e a rielaborare eventi traumatici del proprio passato integrandoli con il resto delle proprie esperienze. Riorganizzare i propri vissuti in una narrazione coerente, che consenta di attribuirgli un significato e di gestire le emozioni ad essi associate, aiuterebbe a pensarsi diversamente rispetto a quegli stessi eventi e, quindi, a compiere scelte più consapevoli in futuro.

 

Memoria autobiografica e futuro potrebbero quindi esser collegate in maniera complessa: se è vero che per immaginare il futuro non si può far a meno di ricordi che fungano da modelli di riferimento, per poterlo fare in modo creativo e adatto ad intraprendere un cambiamento evolutivo sembra necessario che, questi ricordi autobiografici, vengano non solo richiamati alla memoria, ma ulteriormente e consapevolmente rielaborati.

 

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