L'esperimento di Milgram, pilastro della psicologia sperimentale

L'esperimento di Stanley Milgram del 1974 è uno dei più famosi ed importanti esperimenti psicologici per svariati motivi: l'apporto conoscitivo ai meccanismi della autorità, l'originalità dell'esperimento e soprattutto la riflessione etica sulla ricerca psicologica.

esperimento-milgram

Credit foto
©Brian Jackson / 123rf.com

La domanda che si pose nel suo esperimento Stanley Milgram è quanto l'autorità di una persona ci porti ad eseguire degli ordini di dubbia moralità. L'idea nacque dall'ascolto delle dichiarazioni di un criminale di guerra che basava la propria difesa contro l'accusa di crimini contro l'umanità sul fatto che lui stesse eseguendo un ordine. Nonostante la posta in gioco fossero delle vite umane non era stato capace di ribellarsi a coloro che avevano un grado militare superiore e che avrebbero dovuto avere una visione più ampia di quello che stava accadendo.

 

Come si è svolto l'esperimento di Milgram?

I partecipanti all'esperimento di Milgram furono reclutati attraverso un giornale e accoppiati ad un "compare" dello sperimentatore e quindi accompagnati in due sale separate da un vetro. Il compare, il cui ruolo era quello dell'allievo, restava da solo e veniva attaccato ad un'apparecchiatura in grado di provocare scosse elettriche di varia intensità. Dall'altra parte del vetro il soggetto faceva da insegnante al fianco dello sperimentatore: poneva delle domande e ad ogni risposta errata doveva fornire una scossa. All'aumentare degli errori l'intensità della scossa cresceva e il compare fingeva delle convulsioni, mentre lo sperimentatore sollecitava l'insegnante a continuare. Sorprendentemente il 65% dei partecipanti arrivò ad infliggere una scossa mortale e non fu capace di disubbidire all'autorità, sebbene esprimessero molte perplessità.

 

Gli apporti conoscitivi dell'esperimento di Milgram

Dall'esperimento di Milgram sono scaturiti risultati di diversa natura. Da un punto di vista conoscitivo l'esperimento ha mostrato che effettivamente ci sono molte resistenze a disobbedire ad una figura autoritaria, soprattutto se fisicamente presente. Anche l'ambientazione in un luogo importante come Yale rassicurava i partecipanti circa gli effetti di questa esperienza. In esperimenti successivi fu testato il ruolo della ribellione: se l'esperimento viene condotto in presenza di altre persone, basta una sola persona coraggiosa che si ribelli per aumentare il numero dei disobbedienti.

Il secondo tipo di apporto è etico. I partecipanti all'esperimento furono soggetti, al termine dell'esperienza, ad un debriefing dove fu spiegato loro cosa fosse vero e cosa no. Molti di loro si sentirono male sia per essere stati ingannati, sia per aver assistito alle convulsioni (seppure finte) e alle manifestazioni di dolore dei compari. La psicologia sperimentale cominciò a riflettere sulle conseguenze di questi esperimenti "a cieco" in cui il partecipante viene ingannato o tenuto all'oscuro delle finalità che andavano ben oltre l'esperimento e che ne potevano intaccare il benessere psicofisico. In questo caso, in molti denunciarono forti sensi di colpa che minacciavano una buona visione di se stessi.

 

Immagine | Rodney Burton