L’errore in psicologia e la psicologia dell'errore

L’errore in psicologia, questo sconosciuto… Quante volte agiamo con l’ansia di non fare errori? Guidati dall’aspettativa di un performance ottimale non vediamo l’importanza che proprio l’errore ha nel permetterci di crescere, allargare le nostre conoscenze e ridimensionare aspettative irrealistiche.

L’errore in psicologia e la psicologia dell'errore

Errare umanum est dicevano i latini… a dispetto della magra consolazione che questo proverbio sembra rappresentare per le personalità più perfezioniste, rappresenta tutt’altro che una blanda rassicurazione.

L’errore è ciò che ci rende umani e quindi in grado, grazie proprio alla nostra capacità di sbagliare, di apprendere dall’esperienza, di conoscere e di crescere.

L’errore, ci dice la psicologia, non possiamo evitarlo, ma contemplarne sempre la possibilità; è questo che paradossalmente può metterci più al sicuro dal compiere grandi disastri.

 

Psicologia ed errore

Chi di voi non si fosse mai imbattuto nell’etimologia della parola, può consultare un sito o un dizionario appropriato e divertirsi a cercare proprio lui…l’errore!

Il verbo latino “errare” contiene in sé una doppia accezione di significato tutt’altro che irrilevante per il nostro discorso sull’errore e la psicologia. Da un lato “errare” significa aver smarrito la giusta via, deviare da quella che è, o dovrebbe essere, la strada tracciata da seguire.

Tuttavia errare per i latini significa anche viaggiare, pellegrinare in riferimento, non tanto al seguire o deviare da un percorso già tracciato, quanto al vagare alla scoperta di luoghi “altri” che non si conoscono. L’errore quindi, se da un lato ci porta fuori da una norma, dall’altro è anche una deviazione che può consentirci di conoscere qualcosa di nuovo.

È il caso, più che famoso, della scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming o della, meno nota, invenzione degli intramontabili post-it grazie al blando collante messo a punto erroneamente da Spencer Silver nell’allora 1974. Come a dire, sbagliando… si inventa!

 

L’errore e l’apprendimento

Chi non sbaglia mai non impara: è questo uno dei presupposti ormai assodati della psicologia dello sviluppo e delle moderne metodologie educative che hanno superato, almeno ideologicamente, la tradizionale concezione replicativa dell’apprendimento.

Non è riproducendo o ripetendo con esattezza formale una nozione, ma comprendendone il concetto fondamentale che si impara qualcosa di nuovo, che si apprendono nuove categorie con cui guardare all’esperienza.

Lo confermano i vantaggi riscontrati nella scrittura a mano, e negli errori che ne conseguono, nello sviluppo della capacità di letto-scrittura dei bambini.

 

Quali sono i meccanismi dell'apprendimento?

 

L’errore umano nei contesti di lavoro

Sempre più spesso si parla poi della componente psicologica negli errori, più e meno fatali, messi in atto negli ambienti di lavoro. Il così detto “errore umano” di cui tanto sentiamo parlare ad esempio nei casi di incidenti aerei o ferroviari o nei casi di malasanità.

Troppo di rado, almeno nelle interpretazioni più divulgative che si danno di questi incidenti, viene considerata, oltre la semplice dimensione individuale, quella del contesto organizzativo nella quale il comportamento del singolo si inscrive.

Molto è stato studiato e scritto sui fattori che influenzano il rendimento nei luoghi di lavoro per manager e dipendenti, eppure non sempre orari, rotazione dei turni, tempi di riposo e condizioni di lavoro sono pensati per ridurre i rischi di errori umani indotti da stress e affaticamento.

La logica della produttività a cottimo sembra seguire troppo spesso un criterio irrealistico secondo cui “più si lavora più si produce”. È il non contemplare il fatto che ci possono essere errori, che questa possibilità è la norma e non l’eccezione, che può paradossalmente esporre lavoratori e utenti ai rischi più gravi.

 

Fra l’essere e il fare… attribuzione globale e specifica

Per coloro che hanno un lato del proprio carattere altamente perfezionistico venire a patti con la propria connaturata possibilità d’errore può risultare particolarmente difficile.

Un’elevata tendenza al perfezionismo può renderci particolarmente vulnerabili su questo punto e farci reagire ai nostri errori con eccessiva vergogna e autocritica come se l’errore mettesse in discussione il nostro valore come persone invece che essere l’esito di un singolo comportamento.

Che farsene, dunque, dei propri, ineliminabili, errori? Porre rimedio, certo, non tanto per “cancellare” ciò che è accaduto, quanto per imparare proprio dall’errore commesso. Diceva Oscar Wilde: “l’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori”.

 

Come trasformare un fallimento in un'opportunità?