Il linguaggio è spia dello stress?

Le parole che pronunciamo ci dicono qualcosa sul nostro benessere, possono essere un campanello di allarme di una condizione di disagio che causa cambiamenti importanti dentro di noi.

Il linguaggio è spia dello stress?

Sono stressato!!! Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha detto o sentito queste fatidiche parole che celano un mondo fatto di sensazioni, pensieri, cambiamenti comportamentali e fisici, spesso difficile da immaginare.

Lo stress patologico è oramai diventata una costante della nostra società in cui sono richiesti standard elevati, accadono eventi inaspettati spesso traumatici (terremoti, atti terroristici, ecc), il tempo per sé e le relazioni sembra non esserci mai, si dilagano la solitudine, l’isolamento sociale, la povertà e i disagi emotivi anche gravi.

Ma siamo pienamente consapevoli degli effetti che questa condizione di vita ha su di noi?

 

Gli effetti dello stress

Lo stress patologico genera effetti ben visibili da chi lo vive e dal contesto attorno.

Sto parlando di alterazioni nel comportamento (calo degli interessi, alterazione di normali comportamenti, mangiarsi le unghie, agitazione motoria e isolamento…), sintomi legati alla sfera psicologica ed emotiva (nervosismo, tristezza, ansia, insicurezza, senso di inadeguatezza…) e condizioni fisiche (tensioni muscolari, disturbi respiratori e gastrici…).

Non tutti sanno però che lo stress, specialmente di natura sociale (deprivazione, povertà, isolamento…) genera segnali ben meno evidenti ma estremamente importanti: Alterazioni a livello genetico.

Una ricerca condotta da Mehl e colleghi (2017) infatti ha dimostrato che una condizione di forte stress sociale genera un’alterazione dell’espressione genetica dei geni pro-infiammatori. In altre parole lo stress determina un’anomalia nell’azione dei geni che controllano l’infiammazione, generando condizioni croniche anche gravi.

Quindi il nostro organismo attiva una risposta alle minacce sociali in modo automatico e non consapevole che può avere delle conseguenze molto gravi sulla nostra vita. C’è un modo per individuare questa risposta?

 

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Il linguaggio come spia dello stress

Nella stessa ricerca precedentemente citata i ricercatori hanno dimostrato che il linguaggio che una persona utilizza può essere un segnale comportamentale per valutare il livello di benessere dell’individuo, e quindi anche lo stress.

Nello specifico è stato visto che i soggetti che vivono condizioni sociali minacciose, ambienti avversi, situazioni di vita traumatiche e crisi personali mostrano una modifica nel loro modo di parlare. Questo avviene in modo inconsapevole e si associa alle modifiche genetiche che coinvolgono i geni pro-infiammatori.

I dati dimostrano che uso frequente di parole funzionali come avverbi, aggettivi e pronomi che sono necessari per arricchire il discorso e enfatizzare alcuni elementi, predice un’alterazione genetica a seguito di forte stress.

L’uso massiccio di queste forme verbali (come davvero, incredibilmente e veramente) e il minor uso di pronomi in terza persona plurale (loro) serve alle persone per sottolineare il loro forte stato di attivazione e staccarsi dalla condizione sociale che l’ha generata, prestando maggiore attenzione a sé.

Nonostante i limiti della ricerca, la scoperta è molto interessante perché apre uno spiraglio alla possibilità di avere degli indicatori di stress più accurati rispetto a quello che le persone riportano (ad esempio nei questionari su ansia, stress, depressione).

Le parole che usiamo sono lo specchio di ciò che viviamo, in modo consapevole ci permettono di esprimere pensieri, emozioni, stati d’animo e in modo non pienamente consapevole danno indizi sul nostro benessere, su come stiamo reagendo alle circostanze della vita e quanto esse hanno lasciato un segno indelebile (come un’alterazione genetica) dentro di noi.

 

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