6 cose da sapere prima di affrontare lo stress con le discipline olistiche

Ecco cosa dovresti sapere davvero prima di intraprendere la via olistica per gestire meglio il tuo stress. Senza veli, perché la consapevolezza è sempre la cosa più importante :-)

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Hai capito che sei profondamente stressato. Hai fatto tutti i test online, hai cercato e verificato di avere tutti i sintomi, sei giunto all'inevitabile conclusione. E ora, hai deciso di provare la via delle discipline olistiche, o bio-naturali, per farti dare una mano.
Insomma, vuoi tentare la strada di quello che chiamano riequilibrio energetico, per lavorare sulle famose "cause profonde". Perché hai capito anche che sull'ambiente non puoi intervenire, ma su te stesso e su come lo vivi sì. Prima di intraprendere questo percorso, ci sono una serie di cose che è giusto sapere e tenere in considerazione. Ed eccole qui, presentate alla mia maniera: senza veli, sapendo che alcune piaceranno e altre molto meno. Con trasparenza, perché la consapevolezza è sempre la cosa più importante.


1. Il riequilibrio energetico non si risolve in due - tre sedute

Una cosa è praticare delle tecniche di rilassamento - e ce ne sono di validissime - per alleviare il senso di stress, magari la sera o durante il weekend. Altra cosa è decidere di intraprendere un percorso di riequilibrio profondo e mirato. Un cammino che ti aiuti a gestire meglio soprattutto quegli stressor, quegli elementi di disturbo, che provengono da te stesso, da come vivi le situazioni stressanti della tua vita. 
Questo tipo di lavoro si può fare anche con il riequilibrio energetico, e non si risolve - perché non si deve risolvere - in una settimana. Nella maggior parte dei casi nemmeno in due o tre. Si tratta di intraprendere un piccolo processo di cambiamento personale che deve necessariamente rispettare i tempi adeguati.

2. Il percorso di riequilibrio energetico non andrebbe interrotto dopo la 2a - 3a seduta

Detto così sembra strano? E invece è un qualcosa che accade. Capiamo, con una metafora, cosa può succedere. Pensate a quando dovete ripulire uno scarico otturato. Iniziate a lavorare di ventosa, ma a quel punto cominciano a riemergere dallo scarico tutta una serie di cose poco piacevoli. A quel punto, pensate di abbandonare il lavoro, lasciando la doccia sporca e il tubo ancora mezzo intasato, oppure vi impegnate a terminare e ripulire per bene? Lo stesso può accadere quando interveniamo per riequilibrare i chakra e i nostri canali energetici. Può essere sgradevole all'inizio, ma a volte per fare pulizia non si può passare che da lì. E' c'è luce in fondo al tubo :-)
Per mancanza di tempo, per imprevisti che insorgono, a volte dopo poche sedute l'impegno sembra insostenibile, e così si rinuncia. Ma l'esperienza insegna che non è solo il tempo a essere un problema. Spesso, all'inizio di un processo di riequilibrio energetico i disagi sembrano acuirsi: il mal di testa aumenta, il mal di stomaco anche, si dorme ancora peggio. E le emozioni, soprattutto, non ci lasciano in pace, sembrano avere a un tratto una gran voglia di urlare più forte
Questo spaventa, e si fa marcia indietro. Spaventa peraltro anche le persone che ci stanno accanto. Io avviso ogni volta i miei clienti di questa eventualità, perché è un effetto noto, paragonabile in qualche modo alle crisi termali. E' con la perseveranza, proseguendo il percorso, che l'effetto benefico delle terme inizia a farsi sentire e può permanere nel tempo. Con il riequilibrio energetico funziona allo stesso modo. Si tratta di ripulire uno scarico otturato e se non sentiamo di poterci dedicare al lavoro in questo momento, a volte può essere quasi meglio rimandare che lasciarlo a metà.


3. Il riequilibrio energetico può far sentire... "strani". Per fortuna

Quando siamo sotto stress, il nostro sistema nervoso ed endocrino non lavora come dovrebbe fare nel suo stato di naturale equilibrio. Reagisce innescando una sorta di modalità d'emergenza. Questo è assolutamente positivo e utile se si tratta di far fronte a uno stress temporaneo. Ma terminata la situazione stressante, il sistema dovrebbe poter tornare spontaneamente alla normalità. 
Purtroppo, per molti oggi le situazioni stressanti non hanno mai fine. La modalità d'emergenza, allora, si protrae fino a diventare una quotidianità di cui però, presto o tardi, si pagherà il prezzo. Ognuno ha una soglia diversa, ma quando è troppo non c'è meccanismo adattativo che tenga: la nostra energia a quel punto si esaurisce a livello fisico, mentale ed emotivo.
E' come se fossimo costantemente in allerta, e siamo così abituati a questo modo di stare da non ricordare più quale sia la nostra condizione di naturale benessere. Quando il riequilibrio energetico inizia a far leva sulle nostre risorse interiori, e a regalarci un miglior livello di rilassamento, il nostro sistema inizia lentamente a spostarsi dalla modalità di allerta verso quella di equilibrio. In modo spontaneo, di conseguenza, per la sua naturale tendenza all'omeostasi. E il risultato è che noi ci sentiamo strani! 
Pensiamo in maniera diversa, reagiamo in modo diverso agli eventi, all'inizio potremmo addirittura sentirci un po' indifesi. Ecco il cambiamento in atto. E noi abbiamo una grande, grandissima paura di cambiare. Magari quello è il momento in cui iniziamo realmente a sentirci meglio, ma d'altro canto qualcosa ci trattiene e ci fa resistere. E' successo anche a me. Ecco perché so quanto è fondamentale ricordare questo punto... insieme al prossimo.


4. Rilassarsi non significa abbandonare le redini

Lo stress ci devasta, ma spesso il pensiero di rilassarci "troppo" ci mette una gran paura di perdere il controllo. In questo può aiutarci tenere presente due o tre cose assolutamente provate, e ormai indiscutibili.
La modalità di allerta ci può aiutare solo nei momenti di reale emergenza. E in quei casi non mancherà di farlo, se avremo restituito al nostro sistema un livello di maggiore equilibrio. Siamo fatti apposta per questo. Se non c'è emergenza, invece, mantenere la modalità di allerta e stress non fa altro che esaurire inutilmente le nostre risorse. Come se fossimo un rubinetto che perde. E quelle risorse potremmo impiegarle in modo molto più produttivo. 
Ad esempio per gestire meglio le situazioni. Provate a pensarci. Una mente più rilassata è una mente più aperta a vedere e cogliere tutte le possibili soluzioni a un problema. Prendersi il tempo di pensare bene a come svolgere un lavoro prima di iniziare a farlo, ad esempio, ci aiuta a portare a termine il compito in meno tempo e in modo più efficace, giusto? Agire in preda all'ansia, invece, aggrappandoci alla prima soluzione che ci viene in mente, può portare a una serie di effetti indesiderati. In altre parole, spesso è proprio la paura di perdere il controllo a farcelo perdere per davvero. 
Il reale, efficace controllo - che chiamerei in realtà padronanza, di sé, delle proprie azioni e del contesto in cui ci muoviamo - sgorga invece spontaneamente da una mente presente ma calma, come fa una fonte dal profondo di una montagna. Se non ricordo male le mie sporadiche esperienze ippiche, non si possono tenere le redini né troppo strette, né troppo libere: in entrambi i casi, il cavallo potrebbe finire con l'ignorare i nostri segnali di guida. E il nostro sistema persona può fare lo stesso, in base a come la nostra mente sceglie di tenere le redini. La virtù sta nel mezzo.


5. Cambiare non significa stravolgere se stessi

Sia ben chiaro: dopo aver esplorato varie tecniche e filosofie di vita e di crescita, oggi posso garantire che non dirò mai più a nessuno una cosa che, ahimè, sostenevo in passato. Ovvero, che abbiamo il dovere di cambiare per diventare migliori. Andiamo già perfettamente bene così come siamo, perché ciò che siamo nel bene e nel male è il frutto della nostra storia, e non va dimenticato. Il senso del cambiamento, quello necessario, non è affatto questo. Ciò non significa, d'altro canto, arroccarci in un gran bel "Sono fatto così", o magari in un "Se cambiassi non sarei più io". Perché evidentemente un cambiamento E' necessario, se siamo iper-stressati.  
Il cambiamento necessario è quello che il nostro cuore ci chiede e che sta alla base del nostro vero benessere: è amare di più noi stessi. Amarci al punto da guardare dritto negli occhi gli aspetti di noi che non ci aiutano a vivere meglio, e accoglierli come una madre sa fare con i suoi figli "problematici". Quando qualcuno impegnato nella crescita personale vi dice che dovete diventare genitori di voi stessi, si spera che intenda questo. 
Diventare in qualche modo genitori delle nostre lacune, del bambino ferito che abbiamo dentro di noi. Non dev'esserci la pretesa di cambiare quel bambino perché diventi più buono, più bravo o più accettabile. Così andremmo dritti nella direzione opposta, nella direzione che ci ha portato ad accumulare stress. Magari perfino alla malattia, un giorno. Dev'esserci casomai il rispetto per quel bambino, per la sua sofferenza. E, nella stessa misura, per la sua necessità di capire che alcuni dei suoi modi per difendersi, semplicemente, gli fanno più male che bene. Difficile a farsi?


6. Le discipline olistiche non lavorano su di te, ma per te

E' proprio qui che la via del riequilibrio energetico si fa interessante. Perché smuove, lo abbiamo detto sopra, ma senza forzare. Perché lascia emergere spontaneamente, senza rivelare né disvelare. Perché a volte genera consapevolezze che né l'operatore, né chi riceve sanno da dove vengano, ma sono quelle giuste al momento giusto. Perché è un approccio che non fa che ungere un meccanismo un po' arrugginito. E quello, se oliato, sa perfettamente da solo come riprendere a funzionare nel modo migliore. La nostra energia è intelligente, una volta liberata sa bene dove andare. Un po' come lo sa una pianta, che in natura cresce proprio là dove può ottenere l'acqua e la luce che servono a lei.
E non lasciate che gli altri vi spaventino dicendovi "Sei cambiato", "Non ti riconosco più". Quello che posso testimoniare, per la mia esperienza personale sia sopra che intorno al lettino, è che dopo un percorso di riequilibrio energetico andato a buon fine - superato un primo momento di smarrimento - noi riconosciamo un pochino di più noi stessi. Questo è l'amore di sé di cui abbiamo veramente un disperato bisogno.

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