Psicologia e crescita personale: intervista a Edoardo Guerrieri

La psicologia viene in aiuto dei nostri problemi emotivi, suggerendoci come affrontare i problemi relazionali della coppia e degli adolescenti. Come fare a gestire i fattori che influenzano negativamente un rapporto? Come un adolescente può trasformare le emozioni in occasioni di crescita? Abbiamo intervistato il dottor Edoardo Guerrieri per saperne di più

Psicologia e crescita personale: intervista a Edoardo Guerrieri

Lo psicologo Edoardo Guerrieri opera a Empoli e Lucca occupandosi di stati d'animo, desideri, aspettative e della gestione e il superamento degli stati di scompenso emotivo. Collabora con la rivista di benessere e salute Health Magazine ed è socio del Movimento Psicologi Indipendenti. Lo abbiamo intervistato per saperne di più sulle relazioni affettive, i problemi dei rapporti di coppia e il vissuto adolescenziale.

 

Come lei stesso afferma, oggi diventa sempre più difficile stabilire una relazione affettiva duratura. Quali sono nel particolare i fattori culturali e sociali che la influenzano? E perché rendono il rapporto di coppia sempre più complicato?

L’essere umano è nato per vivere in relazione; nell’interazione con gli altri l’uomo trova gli elementi fondanti per riconoscere se stesso e per modellare momento per momento il proprio stile di pensiero e di comportamento. Da sempre rituali e tradizioni di ogni tribù, società e comunità hanno dettato le regole per permettere all’uomo di unirsi ai propri simili. In primo luogo queste norme hanno tutelato la sopravvivenza e la crescita della nostra specie; successivamente le credenze, i dogmi religiosi, etici e morali hanno, più o meno liberamente, guidato lo stabilirsi di nuove unioni facendo attenzione agli aspetti di natura sociale, sessuale ed economica. Oggi i nostri occhi sono pieni di immagini che simboleggiano e propinano libertà ed emancipazione, ma l’aria che respiriamo è ben diversa. La sessualità sembra sdoganata da molti tabù, ma, a mio avviso, è l’aspetto “meccanico” ad essersi liberato. Un macchinario per quanto possa essere sofisticato, ben progettato e realizzato va incontro ad inevitabile usura se non è ben curato e lubrificato dall’amore e dal rispetto per gli altri e per se stessi. Non possiamo quindi, non considerare tra gli ostacoli principali delle coppie le difficoltà di natura affettiva, relazionale e sessuale; tuttavia sarebbe ingiusto e di cattivo gusto non includervi le difficoltà derivate dal lavoro e dalla condizione economica. Sì!, alleggeriamoci un po’, non possiamo far ricadere la “colpa” soltanto su di noi: la Società non ci aiuta. In questi tempi di crisi siamo costretti a lavorare di più ed a guadagnare di meno; ciò implica che abbiamo poco tempo per noi e per i nostri cari. La stanchezza, la perdita di interesse, la poca possibilità di coltivare i propri spazi ed interessi contribuiscono a scrivere l’epilogo della nostra armonia individuale, di coppia e familiare.

 

Come si può evitare che i fattori esterni influenzino negativamente un rapporto? In che modo lo psicologo può contribuire?

Proviamo a descrivere la dinamica funzionale della coppia attraverso un ballo: il tango può venirci in aiuto. Immaginiamoci due ballerini sulla loro pista da ballo, entrambi si sostengono, ondeggiando armoniosamente ed energicamente, non perdendo di vista l’uno lo sguardo dell’altro e traendo da esso amore e desiderio; i loro passi precisi e veloci seguono la musica senza lasciarsi distrarre dal mondo attorno. Proviamo ora ad immaginare un esitazione nel loro movimento e l’incepparsi improvviso di questa armonica danza. Se la coppia in quel momento sarà capace di trovare le risorse necessarie per riprendere il tempo ed andare avanti, pian piano emergerà una nuova armonia; ma se al contrario si bloccherà qualcosa, se l’uno perderà la fiducia nell’altro, se l’obiettivo perseguibile non sarà più condiviso, allora l’intervento psicologico può essere un concreto aiuto: lavorando con la coppia sulla comunicazione, sulle aspettative, sulla complicità, sul possibile cammino del ritrovarsi.

 

L'adolescenza, si sa, è un periodo critico nella vita di ognuno. In che modo l'adolescente può essere aiutato a viverla senza traumi che possano condizionarlo nell'età adulta?

L’adolescente è spinto dall’ineffabile forza della vita, inevitabilmente si disorienta di fronte ad una nuova strada che non conosce. In essa cerca di ritrovare qualcosa di familiare che lo aiuti a non perdersi, ma è anche attratto ed incuriosito di conoscere le novità che questo nuovo cammino gli offre. Pertanto è umano rendersi conto che l’adolescente cercherà di essere libero di sperimentare e sperimentarsi, di sbagliare e di non riconoscersi, di riconsiderare se stesso, i propri comportamenti e le proprie aspettative. L’aiuto che può ricevere dalla famiglia, dagli amici, dalle istituzioni, dovrebbe essere quello di un sostegno mirato a favorire lo sviluppo e la crescita di un individuo consapevolmente libero di vivere la vita secondo un proprio unico sentire in rispetto alle norme condivise dalla propria comunità. I “traumi” sono esperienze che vanno considerate non soltanto in un ottica negativa, in quanto consentono un processo di ridiscussione di se stessi e di crescita. Ovviamente non c’è una ricetta per esimersi dai momenti di sofferenza, tuttavia le capacità dell’adolescente e la rete che ha attorno possono aiutarlo a superare le difficoltà accettandole ed imparando da esse.

 

Le principali emozioni che l'adolescente rischia di vivere in maniera negativa sono la paura, la noia, la vergogna, il sentirsi inadeguati, la solitudine. Come può essere aiutato a trasformarle in esperienze di crescita? Quale deve essere il ruolo dei genitori?

Non esiste il manuale del perfetto genitore che permetta allo stesso di non sbagliare. Sbagliare è fisiologico, importante è l’esperienza di “riparazione”. Ad ogni scontro, incomprensione ci deve essere un momento di riavvicinamento che consenta alla relazione figlio-genitore di affrontare insieme quelli che sono stati e che sono gli errori degli uni o degli altri; mostrando così ai giovani che il genitore non è un essere perfetto e dispotico che non sente ragioni, ma che al contrario è disposto a mettersi in gioco per conoscerlo davvero. L’esempio è la chiave di un rapporto il più possibile sincero e maturo. Mostrare ai giovani quello che si è, far capire loro che c’è il desiderio di ascoltarli o per lo meno il tentativo di comprendere un mondo che per età e fattori culturali rimane distante da quello che fu del genitore stesso. Questo sì che aiuterebbe gli adolescenti a comprendere che quei sentimenti di paura ed inadeguatezza appartengono anche al mondo degli adulti e che non si deve per forza riuscire a nasconderli o a non provarli per sentirsi adulti.

 

Quando è necessario che ci sia un supporto per un adolescente da parte dello psicologo? Quanto la figura dello psicologo è essenziale per la crescita personale di un adolescente?

Può essere utile un supporto psicologico quando l’adolescente si trova ad affrontare emozioni, situazioni e cambiamenti personali, del gruppo o della famiglia che lo fanno sentire in difficoltà e lo lasciano pervaso da un profondo senso di inadeguatezza e inquietudine. Quando lo stesso
adolescente si percepisce inadeguato ed incapace di reggere il mare emotivo che ha dentro, allora può essere opportuno un sostegno che permetta al ragazzo di ricominciare il suo normale percorso di crescita. Lo psicologo può dare all’adolescente ascolto e disponibilità, contribuendo a favorire lo sviluppo dell’autonomia e la strutturazione di nuove risorse che consentano al ragazzo/a di sentirsi meno solo e meno diverso da tutto il mondo che ha intorno e che talvolta può essere fonte sia di piacere che di dolore.