Validità scientifica della Psicoterapia

Assistiamo a importanti cambiamenti culturali globali. Il concetto stesso di salute si evolve così come la ricerca medico-scientifica sonda e valuta l'efficacia di terapie, anche nel campo del mentale, come la Psicoterapia.

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come: “ lo stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non di semplice assenza di malattia” e questa definizione risponde alla constatazione che la salute, per l’uomo del terzo millennio, diventa correlata sia allo stile di vita sia ad una armoniosa crescita personale e sociale. Il compito, per gli operatori della salute, sta diventando quello di interagire attraverso un percorso comune di acquisizioni, progetti condivisi e esperienze affinché la comprensione dei bisogni della persona nella sua complessità si esplichi in pratiche di cura sempre più significative ed ottimali.

Diventa dunque necessario, per gli esperti del settore, un aggiornamento basato sulle evidenze nella letteratura e nei report costantemente al passo con la ricerca, nonché l’attività congiunta di collaborazioni tra pubblico e privato sociale per evitare parcellizzazioni e stagnazioni del sapere e delle consuetudini. Nella miglior pratica clinica tutti gli sforzi puntano a rendere consapevole il paziente di quello che sta accadendo, del perché della scelta di quella particolare terapia e di quali risultati sono attesi. La parola sicura del medico è in un certo senso già parte della cura; simbolicamente, proprio il “camice bianco” evoca fiducia e speranza. Dunque, uno dei motivi per cui ci affidiamo al nostro medico e torniamo a lui è la sua sicurezza nell’evidenza dei fatti, e questo rende già un servigio al paziente in cura, in linea con l’ormai noto sapere che qualunque cura si potenzia nel rapporto col medico. L’insicurezza che denota il paziente sofferente e preoccupato per la sua salute viene così colmata e placata dalla sicura professionalità del medico, e la via della guarigione diventa la nuova realtà. In ambito psicologico, il soggetto ideale è e rimane un soggetto indipendente, libero, autonomo nel suo agire, diverso nella sua unicità, che improvvisamente vede sfaldarsi il suo equilibrio per dei capricci della mente che lo rendono affettivamente infantile e fragile, e che vorrebbe trovare una soluzione “medica” al disagio e ai disturbi inquietanti che lo sovrastano. Quando giunge dallo psicologo clinico si troverà di fronte ad un paradosso solo apparentemente linguistico: non troverà la stessa perentorietà rassicurante del suo medico e gli si chiederà uno smantellamento delle sicurezze, quelle sicurezze che trasformate in controllo sono esplose come un vaso di Pandora,  per affrontare una relazione umana che ridisegnerà le sue priorità di crescita personale e il suo stato di benessere.

 

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Questo paradosso non è sempre compreso e pone degli interrogativi di fruibilità culturale. L’interesse destatosi nella ricerca psicoterapeutica negli ultimi quindici anni tende a rendere la psicoterapia una cura compresa e non criptica, e, stando al passo con i tempi, provvede a dimostrarne l’efficacia. Finalmente iniziano a essere di dominio pubblico i sorprendenti risultati delle ricerche congiunte in questo campo.

Si è dimostrato che la psicoterapia apporta significativi cambiamenti nell’attività funzionale cerebrale dei pazienti, e che tali modificazioni sono strettamente correlate al miglioramento clinico. Tali cambiamenti, inoltre, riguardano l’attività funzionale delle aree sia corticali sia sottocorticali implicate nella specifica patologia studiata e non in altre aree. Così come riveste interesse la scoperta che sia la psicoterapia che il farmaco sono entrambi efficaci nella cura delle diverse patologie psichiatriche in quanto genererebbero entrambi un miglioramento clinico modificando l’attività neuronale spesso delle medesime aree del cervello ed inducendo anche cambiamenti nella stessa direzione di alcuni parametri biologici.  Inoltre, è ormai dimostrato ampiamente che la psicoterapia può provocare modificazioni biochimiche e funzionali  sovrapponibili  a quelle di una terapia farmacologica. E’ del 2002 la conferma scientifica che i miglioramenti complessivi – dal sintomo alla qualità della vita  e alla soddisfazione personale – dei pazienti trattati con psicoterapia sono durevoli all’80% in confronto a quelle persone che, in presenza degli stessi disturbi psicologici, non si sottopongono  a cure psicoterapeutiche.

C’è, dunque, una domanda di dimostrazione dell’efficacia della psicoterapia che ha prodotto ricerche importanti e validazione di dati e, nello specifico, la necessità è diventata quella di poter utilizzare strumenti attendibili per la diagnosi, la pianificazione del trattamento psicologico e la verifica dell’esito dell’intervento psicologico. E’ necessario inoltre  tener presente che gli orientamenti psicoterapeutici adottati nella pratica clinica sono molteplici e per ognuno di essi sono valide prove di efficacia di diversa natura, come la qualità della relazione terapeutica  e l’alleanza terapeutica che, se parziali o ambigue se non addirittura negative, non assicureranno  l’aderenza alla cura e la possibilità di guarigione.

BIBLOGRAFIA

° Catalano S. “I report in psicologia. Corsi e percorsi nella ricerca empirica” Roma, Editore Aracne, 2010

° Fonagy P. “A open door review of ouctume studies in psychoanalysis” International Psychoanalytical Association, edizione del 2002

° Grasso M. “La relazione terapeutica” Bologna, Il Mulino, 2010

° Lingiardi V. “L’alleanza terapeutica. Teoria, clinica, ricerca” Milano, Raffaello Cortina, 2002

° Migone P. “Quanto sono efficaci i farmaci antidepressivi?” in “Il ruolo terapeutico”, 112, pag. 45-56, 2009