Fobia sociale, come uscirne

La fobia sociale non va confusa con la semplice timidezza, si tratta di un disturbo psicologico che può causare molta sofferenza e limitare fortemente la vita della persona. Incoraggiamenti o consigli di buon senso possono rivelarsi inefficaci o controproducenti. Vediamo allora come uscirne con l’aiuto della psicoterapia.

Fobia sociale, come uscirne

La fobia sociale è uno di quei disturbi d’ansia più frequentemente sottovalutati o non correttamente considerati nella società di oggi, una società fondamentalmente “estroversa”, individualista e fondata sull’apparire: tutti elementi che fanno fuggire a gambe levate chi ha un problema di fobia sociale!

Troppo spesso questo disturbo viene scambiato per semplice timidezza o introversione caratteriale ignorando componenti più complesse, come il forte perfezionismo e la disregolazione emotiva, che lo sostengono. Per uscire dal problema non basta qualche consiglio di buon senso, ma occorre intraprendere un percorso di psicoterapia.

 

Fobia sociale come uscirne: il buon senso non basta

Spesso ci si domanda per quali motivi chi ha un problema di tipo psicologico dovrebbe andare in psicoterapia a parlarne con un professionista, che è quindi un perfetto sconosciuto, piuttosto che ascoltare i consigli di un amico o parente con cui abbia già una qualche intimità relazionale.

La risposta risiede per lo più nella natura stessa del problema: un disturbo psicologico – di qualunque natura esso sia – è anzitutto un disturbo della sfera relazionale, perché impedisce proprio di usufruire in maniera sana e soddisfacente delle relazioni amicali o familiari.

A volte perché queste stesse relazioni sono disfunzionali, oppure perché consigli e suggerimenti di buon senso si rivelano inefficaci a superare il problema o, ancora, perché il disturbo stesso impedisce a quella persona di instaurare relazioni di intimità affettiva relegandolo in un penoso isolamento sociale.

Nel caso della fobia sociale – disturbo che può riguardare solo alcuni o tutti gli ambiti relazionali della persona – possono valere un po’ tutti gli aspetti citati sopra. Non c’è infatti consiglio o incoraggiamento che tenga: insistere e sollecitare bonariamente una persona con questo problema ad affrontare le temute situazioni sociali non farà che aumentare il suo stato di stress e la sua sensazione di inadeguatezza.

Spesso inoltre queste stesse persone, proprio per la ridotta esposizione sociale, possono avere poche relazioni significative in cui confidarsi apertamente e tendono per lo più a non parlare con gli altri del proprio malessere. Infine, la fobia sociale può assumere, in alcuni casi, un carattere piuttosto pervasivo: può riguardare tutte le situazioni sociali e non solo alcuni ambiti andando a configurarsi più come un disturbo del funzionamento generale della personalità.

Sono soprattutto questi i casi in cui le radici del problema affondano in relazioni disfunzionali del passato che influenzano il modo in cui anche in età adulta la persona instaura relazioni con gli altri.

Come uscirne dunque?

 

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Fobia sociale come uscirne: approccio cognitivo

Sebbene in alcuni casi una terapia farmacologica sia necessaria per contenere la forte ansia sottesa ai sintomi della fobia sociale, affinché si instauri un cambiamento più duraturo si rende necessario un percorso di psicoterapia.

Esistono diversi approcci in tal senso, fra questi vi è quello di tipo cognitivo-comportamentale che mira a lavorare sulle credenze disfunzionali e le distorsioni cognitive che sostengono il disturbo.

In altre parole: chi vive una forma di ansia fobica relativa a se stesso e alle interazioni con gli altri opera involontariamente tutta una serie di distorsioni nel modo in cui interpreta e valuta gli eventi, le reazioni/intenzioni altrui e le proprie reazioni fisiche e psichiche.

Si tende, ad esempio, a sentirsi troppo al centro dell’attenzione, a percepire irrealisticamente il giudizio degli altri, a interpretare ogni possibile critica come attacco alla propria persona invece che un appunto ad un singolo comportamento.

L’approccio cognitivo mira a riportare le percezioni e le valutazioni della persona su un piano più realistico ristrutturando quelle credenze/aspettative disfunzionali sugli eventi e sostenendo gradualmente il paziente ad affrontare le situazioni temute.

In questo modo ogni situazione/episodio sociale può essere oggetto di dialogo terapeutico e divenire fonte di apprendimento su se stessi.

 

Fobia sociale come uscirne: approccio psicodinamico

Un secondo approccio terapeutico, fra quelli disponibili, è quello di matrice psicodinamica che pone l’attenzione sia sulle cause inconsce dell’ansia fobica del paziente, sia sul modo in cui egli sente e sperimenta le sue emozioni problematiche nella relazione terapeutica.

Quest’ultimo rappresenta un elemento di forte importanza nella psicoterapia della fobia sociale. A differenza delle altre relazioni che la persona intrattiene nella sua vita, infatti, quella fra terapeuta e paziente rappresenta un contesto protetto e non giudicante dove il paziente può esprimere i suoi vissuti - compresi quelli di ansia, imbarazzo o paura del giudizio – per poterli comprendere ed elaborare.

Questo dà al paziente la possibilità di imparare a riconoscere e tollerare le emozioni che prova, a fare esperienza di esse in un assetto relazionale diverso da quelli del passato e a comprendere gradualmente anche quei significati del problema di cui egli non era consapevole.

 

Fobia sociale come uscirne: smettere di fuggire

In realtà, sia che si prediliga un approccio piuttosto che un altro, entrambe le componenti faranno parte, in proporzioni variabili, dell’approccio terapeutico per la fobia sociale.

È necessario infatti che il trattamento proceda in parallelo su due binari: da un lato il lavoro sulle cause relazionali/individuali del problema; dall’altro un lavoro sul sintomo e sull’esposizione alle situazioni sociali.

Nessuna comprensione di sé è realmente produttiva se il paziente non è sostenuto ad affrontare le situazioni sociali, così come nessun approccio “sintomatologico” è sufficiente senza una comprensione più ampia delle cause e del significato delle proprie emozioni.

L’evitamento, così presente nel vissuto delle persone con fobia sociale, rappresenta infatti una difesa dall’umiliazione che se prolungata rischia di rinforzare il vissuto di inadeguatezza del paziente generando ulteriore sofferenza.

“Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato” (Fernando Pessoa)

 

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