La psicologia in tv

La psicologia in tv fa la sua comparsa ormai da lungo tempo: non è più una novità ascoltare psicologi che partecipano a talk-show o programmi tv in veste di esperti o apprendere di altri colleghi che intervengono nella definizione del casting o nella progettazione di alcuni programmi televisivi. Non sembra facile però ricavarne un’immagine realistica e serie della professione; troppo spesso, come hanno osservato alcuni Autori, la psicologia e gli psicologi ne escono con un’immagine banalizzata e fuorviante là dove invece il mezzo televisivo può essere una preziosa opportunità per fare una utile e corretta informazione.

La psicologia in tv

La psicologia entra in tv, come in internet e attraverso tutti i canali mass mediatici, ormai ordinariamente, non solo attraverso film e fiction destinate al piccolo schermo che ormai non mancano di includere anche lo psicologo o lo psicoterapeuta fra i personaggi del cast; ma anche in programmi e talk show televisivi ai quali lo psicologo può collaborare non solo alla progettazione e realizzazione “dietro le quinte”; ma anche come ospite e partecipante diretto in veste di “esperto”. Tuttavia non sempre ne esce un’immagine veritiera e realistica della psicologia…

 

Psicologia e audiovisivo

Sefano Paolillo, psicologo che da anni lavora e si occupa dell’ambito dell’audiovisivo, nel suo libro Psicologia dell’audiovisivo (Psiconline, 2012) passa in rassegna con precisione e attenzione le varie implicazioni e ambiti di intervento possibili per lo psicologo nei media e in tv osservando criticità e risorse di un possibile e teoricamente auspicabile coinvolgimento degli psicologi nei programmi e canali di informazione televisiva. Gli psicologi e la psicologia tendenzialmente possono partecipare o alla progettazione e realizzazione del programma televisivo stesso – ne è un esempio Carlo Alberto Cavallo che selezionò il casting del Grande Fratello – o partecipare a programmi di informazione o di intrattenimento (spesso oggi fusi insieme in quelli che Paolillo indica come programmi di infotainment) in veste di esperti.

 

La tv e la banalizzazione della psicologia

Non sempre la partecipazione e l’intervento degli psicologi in tv riesce a fornire un’informazione accurata e un’immagine veritiera e rispettosa della psicologia e della categoria professionale. Questo da un lato per i limiti del mezzo televisivo stesso che spesso richiede risposte coincise e chiare in tempi brevi e ristretti privando della possibilità di argomentare e discutere le proprie posizioni; dall’altro per la confusività con cui gli stessi psicologi a volte si presentano non chiarendo i limiti e i confini deontologici del proprio contributo e della propria appartenenza professionale. Ne son venute fuori allarmanti banalizzazioni, come osservava il prof. Giorgio Blandino nel suo libro II “parere” dello psicologo. La psicologia nei mass media (Cortina, 2000), che troppo spesso forniscono un’immagine distorta e collusiva della psicologia e dello psicologo come una sorta di “tuttologo” votato a dare consigli e a fornire soluzioni preconfezionate di pronto-intervento alla stessa stregua di un cartomante o di un astrologo. Per non parlare poi di quanto spesso la figura dello psicologo viene confusivamente accomunata a quella di altri professionisti come medici, psichiatri, psicoanalisti.

 

Psicologi e fruitori dei mezzi televisivi

Qui non si tratta, come esponeva efficacemente in una sua intervista il prof. Blandino, di pretendere che il vasto pubblico o i non addetti ai lavori siano competenti e informati di psicologia. Il pubblico e i fruitori di tv e media hanno, in un certo senso, il diritto di essere confusi e di portare stereotipi e falsi miti sugli psicologi, come su qualsiasi categoria professionale non conosciuta. Il compito dei media e della tv tuttavia dovrebbe essere quello di disambiguare tale confusività e di fornire una corretta informazione in primis attraverso gli stessi psicologi che dovrebbero essere messi in condizione, e porsi a propria volta nella posizione deontologicamente idonea per farlo, di fornire un corretto e utile orientamento al pubblico a diretto vantaggio dell’informazione, della libertà e criticità di pensiero e del rispetto e tutela dell’immagine della psicologia.

 

Linee guida dell’Ordine degli psicologi del Lazio

Oltre alla ricerca di Blandino, altre sono state negli ultimi anni le iniziative volte a portare luce sulla confusività della psicologia in tv. Primo fra tutti il sito psicologia dei media, di cui Blandino era membro, che opera tutt’oggi con la finalità di reperire notizie e contributi televisivi, e non solo, su psicologi e psicologia con l’intento di fare chiarezza e segnalare situazioni o episodi di dubbia correttezza etica e professionale. E’ abbastanza recente l’emanazione da parte dell’Ordine degli Psicologi del Lazio di un documento che fornisce alcune linee guida per l’"etica della professione e comunicazione nei mass media con particolare riferimento all'ambito della cronaca". Due i casi segnalati in tale documento: lo psicologo può essere interpellato rispetto a fatti di cronaca o come parte in causa – in veste di psicoterapeuta, CTP o CTU – ed in tal caso ha l’obbligo di mantenere riserbo in nome del segreto professionale e non offrire opinioni o pareri che potrebbero essere fuorvianti. Oppure lo psicologo può essere interpellato come esperto estraneo tuttavia e fatti in oggetto relativamente ai quali, quindi, non ha notizie dirette e sui quali, per tanto, non può in alcun modo fornire valutazioni o diagnosi psicologiche, ma può limitarsi solo a fornire informazioni di carattere generale facendo riferimento a teorie e risultati di ricerca sull’argomento.

La psicologia è senz’altro un ingrediente apprezzato nei canali di informazione mass mediatici, non solo tv ma anche radio , internet, giornali etc, se tuttavia l’intento non è quello di fare audience e fornire opinioni riduttive e banalizzanti, ma di promuovere una corretta informazione.

 

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