L'impulsività sui social network

Contenuti violenti e offensivi, comportamenti provocatori, errori grammaticali: aspetti che possono mettere a rischio la reputazione delle persone non solo nel mondo “reale”, ma anche in quello dei social network. Facebook e altre piattaforme sono una gigantesca e virtuale “pubblica piazza". Ma come mai tanto spesso ce ne dimentichiamo?

L'impulsività sui social network

Un sondaggio di Yougov.com non lascia margine di dubbio: un datore di lavoro su cinque sosterrebbe di aver scartato un potenziale candidato a causa dei suoi profili sui social network.

Questo soprattutto a causa della pubblicazione di contenuti violenti e offensivi, riferimenti a uso di droghe e alcol e “imperdonabili” errori grammaticali.

Linkedin, Facebook, Twitter e Instagram: nessun canale sarebbe esente da questo “controllo”, sebbene i contenuti vi vengano veicolati spesso con una certa leggerezza e senza considerare che tutti i social equivalgono ormai a pubblica piazza.

 

I social network sono una vetrina sociale?

L'uso dei social network è molto diffuso soprattutto tra i giovani adulti che spesso costruiscono il proprio profilo online in modo da fornire un’immagine positiva, a tratti edulcorata, di se stessi.

Si mette in mostra, si fa vedere, dunque, solo ciò che è bello e che si è sicuri verrà approvato dagli altri stando attenti (non senza qualche ansia) a nascondere insuccessi, errori o difetti.

Tuttavia, il mondo virtuale dei social media sembra poter giocare brutti scherzi, specie a chi è facile a cedere all’impulsività veicolando contenuti offensivi e illegali che tutto fanno tranne che contribuire a una positiva immagine di sé. Alcuni ricercatori si sono chiesti il perché di questa apparente contraddizione. I social network fungono da vetrina sociale o da luogo in cui sfogare una serie di atteggiamenti socialmente rischiosi?  

 

Leggi anche Cercare lavoro con i social network >>

 

Se l’impulsività gioca brutti scherzi

La ricerca è stata pubblicata su Cyberpsychology, Behavior, And Social Networking a firma di alcuni ricercatori dell’University of Plymouth nel Regno Unito. L'uso dei social media è pervasivo tra i giovani adulti, ma con tanta enfasi sul mantenimento di una buona reputazione online, poco si sa sul perché alcune persone postano commenti e immagini potenzialmente negativi o dannosi.

La questione, avvertono i ricercatori, non è di poco conto dato che adolescenti e giovani adulti utilizzano spesso i social network per veicolare contenuti inappropriati e illegali o mettendo a repentaglio informazioni personali e private.

Sempre più spesso però persone estranee alla propria cerchia informale di conoscenze, come attuali o futuri datori di lavoro, utilizzano queste stesse piattaforme per raccogliere informazioni sui potenziali candidati.

E non sono isolati i casi, riscontrati ad esempio in Canada, in cui a seguito della pubblicazione di contenuti offensivi o inappropriati alcune persone abbiano effettivamente perso un posto di lavoro. Un’autopresentazione positiva sarebbe dunque più che mai “vitale” sui social media.

Ma come mai accade spesso che le persone finiscano col fare esattamente il contrario?

 

I rischi di voler piacere a tutti i costi

La ricerca in questione, che ha reclutato un campione di studenti universitari sia italiani (90) che britannici (88), ha evidenziato che un’autopresentazione online “rischiosa” possa essere influenzata da due fattori psicologici: l’impulsività e la tendenza all’auto-monitoraggio.

La prima, concordemente alla letteratura precedente, correla positivamente tanto con un’inappropriata condotta online (pubblicazione di contenuti illegali, uso problematico di Internet e dipendenza da Internet), quanto con assunzione di rischi offline (ad es. uso di alcool e droghe, fumo, comportamenti sessuali a rischio).

Ma, sorprendentemente, anche persone tutt’altro che impulsive ma, al contrario, piuttosto attente ad auto-monitorarsi correrebbero il rischio di “tradire” la propria reputazione online.

L’attenzione selettiva che queste persone mantengono sugli aspetti negativi e sugli effetti a breve termine del proprio comportamento, le renderebbe infatti maggiormente vulnerabili all’influenza normativa della cultura di un determinato ambiente sociale, compreso quello di un social media.

Di conseguenza, se queste persone percepiscono che pubblicare post offensivi o provocatori sia la “norma” – specie su Facebook vissuto dai più come un ambiente “informale” dove tutto è permesso – si adegueranno facilmente perché “così fan tutti” sospendendo un pensiero critico sul proprio operato.

Quello che interessa in questi casi è adeguare la propria immagine a quello richiesto dagli altri, non rispettare dei valori positivi in se stessi. Queste persone quindi si conformeranno anche a ciò che può essere eticamente discutibile pur di ottenere approvazione e non uscire “fuori dal coro”.

 

Impulsività e conformismo: i rischi sui social media

Non è solo l’impulsività, dunque, che può rendere le persone poco caute sui social network, ma anche una forte tendenza a conformarsi a quello che viene ritenuto come socialmente desiderabile;  poco importa se, per ottenere dei “like”, si dovranno pubblicare commenti offensivi o comportamenti provocatori.

La tendenza a preoccuparsi costantemente di uniformare la propria immagine a quella che si ritiene sia desiderabile per gli altri può dunque far incorrere in rischi piuttosto seri per la propria reputazione (agli occhi di osservatori “esterni” a quanto pare non così inusuali) e danneggiare la propria capacità di pensiero critico, problema questo più che mai presente nell’era nell’analfabetismo funzionale del mondo digitale.

 

Leggi anche Comportamenti aggressivi e disimpegno morale >>

 

Foto: Volodymyr Melnyk / 123rf.com