Il mediatore familiare

Il mediatore familiare lavora con coppie e famiglie in difficoltà, soprattutto per questioni legate al divorzio. Non dà giudizi e non si sostituisce alla volontà dei genitori, ma li aiuta a trovare un accordo.

Come si diventa mediatore familiare?

A differenza di altri Paesi europei, l’Italia non si è ancora dotata di una legislazione sulla mediazione familiare. Pertanto non esiste un albo nazionale, e nessun provvedimento legislativo è intervenuto a definire con chiarezza il profilo professionale e l’iter formativo del mediatore familiare. Tentano di porre rimedio a questo vuoto normativo le singole associazioni di categoria, come AIMeF e SIMEF, istituendo albi privati e indicando criteri per la formazione.

Le tappe possibili:

1. laurea specialistica in psicologia, giurisprudenza, sociologia, servizio sociale, scienze della formazione e/o dell'educazione;
2. corso di formazione in mediazione familiare, in genere di durata non inferiore ai dodici mesi e alle 220 ore, che comprenda lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche;
3. è raccomandabile un aggiornamento costante per tutta la durata della vita professionale tramite master, seminari, convegni e corsi specialistici.

 

Mediatore familiare: la professione in sintesi

Dove e con chi lavora: il mediatore familiare lavora con genitori, nonni, e più in generale famiglie in difficoltà. Ma anche in altri luoghi e momenti della vita quotidiana (dal condominio all’azienda), ovunque possano sorgere tensioni e conflitti.

Quando interviene: soprattutto in caso di separazione o divorzio, per aiutare a dirimere questioni legate al nuovo assetto familiare, dalla divisione delle proprietà comuni al mantenimento e alle visite ai minori da parte del genitore non affidatario. Viene convocato dalle parti in causa. La mediazione familiare richiede un periodo di sospensione delle cause eventualmente in atto.

Cosa fa e cosa non fa:

- promuove un clima di rispetto e ascolto reciproco tra le parti;

- aiuta a trovare accordi concreti, costruttivi e personalizzati, tenendo conto in primo luogo dei bisogni psicologici dei minori (se ce ne sono);
- non dà giudizi;
- non si sostituisce alla volontà dei genitori ma li aiuta a parlarsi per trovare insieme delle soluzioni;
- il mediatore familiare deve declinare l'incarico, ritirarsi o richiedere assistenza tecnica specializzata quando ritiene che un caso ecceda la sua competenza professionale;
- la mediazione familiare non è un intervento terapeutico, come la psicoterapia o la terapia familiare.

 

Link utili

Elenco iscritti dell’Associazione italiana mediatori familiari: si possono ricercare per cognome o luogo di residenza (provincia e\o regione).

Elenco soci della Società italiana di mediazione familiare (SIMEF), divisi per regione.

La parola a un mediatore familiare: intervista ad Anna Maria Cella di CEDIM (Centro emiliano di mediazione familiare).

Carta europea sulla formazione dei mediatori familiari operanti nelle situazioni di divorzio e di separazione” (1992), tradotta in italiano e messa a disposizione dall’Associazione GeA.

Genitori e figli”, forum sul Corriere della Sera condotto dallo psicoterapeuta Fulvio Scaparro.