Iperattività in adolescenza: strategie per il miglioramento

L'adolescenza è un periodo di grande cambiamento che causa disagio, conflitto e condotte sociali disfunzionali. L'adolescente ADHD fatica maggiormente rispetto ai coetanei nell'affrontare questo cambiamento e necessità di sussidi a diversi livelli.

Iperattività in adolescenza: strategie per il miglioramento

Il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) permane anche nell’età adolescenziale (e poi adulta), manifestandosi diversamente rispetto all’infanzia. L’adolescente ADHD vive gli stessi cambiamenti dei coetanei ma con una maturità emotiva e sociale differente che può causare problematiche relazionali, emotive, scolastiche e famigliari.

 

Adolescente ADHD e cambiamento

La pubertà, momento già complicato per ogni adolescente alla ricerca dela sua identità, è vissuta dagli ADHD con grande intensità e labilità emotiva che apre a tantissimi interrogativi sul sé e il mondo circostante.

Accanto c’è una grossa difficoltà a pianificare e organizzare la quotidianità con incapacità di progettare il futuro, di riflettere sul sé e sulle cose, che si associano a grande desiderio di libertà, voglia di autonomia, risposte oppositive e aggressive con scarsa capacità di gestire gli impulsi. Queste ed altri elementi sono spesso motivo di scontro e conflittualità con i genitori.

L’iperattività diventa verbale quindi si nota la tendenza a saltare da un argomento all’altro, fatica a concentrarsi su aspetti per lungo tempo, ascoltare altri che non hanno la stessa loro predisposizione di rapidità nei ragionamenti e ad accettare o ricordare qualcosa che esce dalla loro logicità.

Hanno un forte senso di giustizia ma faticano ad applicare comportamenti corretti nel contesto sociale seppur sono dei buoni consiglieri.

Considerando la complessità dell’ADHD soprattutto adolescenziale, la dott.ssa Marta Sella ospite al simposio clinico dal titolo “Bambini e adolescenti difficili: le risposte delle psicologia evidence based”, promosso dalla dott.ssa Michaela Fantoni (centro Elpis) tenutosi durante il convegno organizzato da AIAMC il giugno scorso, sottolinea l’importanza di un intervento multidisciplinare. Le parti coinvolte sono l’adolescente in prima persona, la famiglia, la scuola (contesto sociale) e l’equipe di professionisti.

 

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Adolescente ADHD: il ruolo della famiglia

L’età adolescenziale è per eccellenza quella dei conflitti tra genitori. Le maggiori aree di conflitto sono la responsabilità e l’autonomia, l’organizzazione e le amicizie frequentate. Questo vale anche in caso di deficit di attenzione e iperattività.

Il primo passo per i genitori è comprendere la natura dell’ADHD e come essa si manifesta in adolescenza, quindi quali possibili rischi possono incorrere e come intervenire.

La dottoressa Sella ha proporsto il modello di Parent Training di Robin (1998) secondo il quale i genitori dovrebbero concedere l’autonomia a piccole dosi e aumentarla solo quando il ragazzo dimostra di essere in grado di regolarsi, dare fiducia ma esercitare un maggiore controllo rispetto ad un normale adolescente, aiutare il ragazzo a riflette sulle conseguenze delle proprie azioni, spesso dovute all’impulsività, vista la grossa difficoltà nella riflessione.

Inoltre stabilire regole fisse e loro negoziabilità è un’altra buona strategia, così da aiutare il ragazzo nella pianificazione e nella messa in atto di comportamenti idonei al contesto. Importante è incentivare il ragazzo prima di punirlo e premiarlo per i successi raggiunti.

La comunicazione in famiglia deve arricchirsi di assertivitàempatia e atteggiamento non giudicante. I genitori devono affrontare le tematiche di conflitto dimostrando gentilezza, comprensione e tranquillità e attuando il problem solving assieme al figlio: la soluzione deriva dalla cooperazione ed è concorde, quindi più motivante.

Per la sfera sociale è bene aiutare il ragazzo a instaurare amicizie positive magari creando ambiti di socializzazione con attività ludico sportive non competitive gestite da adulti, supportare le strategie relazioni efficaci e funzionali, aiutare a gestire le provocazioni.

Non da meno è l’educazione sui rischi in rapporti sessuali a rischi e dell’utilizzo di sostanze, comportamenti maggiormente a rischio per questi ragazzi.

 

L’adolescente ADHD: la scuola e i professionisti

La scuola deve coordinarsi con la famiglia al fine di stabilire obiettivi comportamentali auspicabili e comuni.

Le tre aree problematiche per la scuola sono l’apprendimento, la disciplina e la motivazione.

Per l’apprendimento è bene organizzare gli spazi, scandire i tempi e renderli noti al ragazzo, sintetizzare con mappe e schemi il materiale di studio per ridurre i tempi di attenzione nonché permettere l’utilizzo di software adeguati. Tutto deve tenere conto della difficoltà nell’organizzazione del tempo e nel controllo dell’iperattività mentale e dell’attenzione.

Rispetto alla disciplina è bene definire delle regole con la partecipazione del ragazzo che deve comprendere i propri e altrui diritti e doveri e le responsabilità.

Rispettto alla motivazione è bene ricordarsi che l’adolescente ADHD, se ben motivato ha un alto rendimento.

 

L’adolescente ADHD: il ruolo del ragazzo

Il ruolo centrale è occupato dall’adolescente e da ciò che è importante per lui. Il primo passo per il miglioramento è la comprensione da parte del ragazzo di cos’è l’ADHD e quindi di come funziona e quali sono punti di forza e difficoltà.

Successivamente il ragazzo dovrà imparare a gestire il tempo, il materiale e le attività ad esempio con l’uso di un’agenda, acquisire strategie per migliorare attenzione e memoria. Apprendere le competenze sociali adatte ad un agire funzionale e corretto comprendendo l’esistenza di responsabilità e vincoli.

Un lavoro importante è quello sulle emozioni che devono essere riconosciute, associate ai pensieri sottostanti e quindi controllate per migliorare i comportamenti da esse derivati.

In questo duro lavoro di miglioramento è spesso accompagnato da un terapeuta, che sostiene il cambiamento e aiuta ad affrontare le possibili ricadute e complicanze.

In tutti il processo di training e in generale nel rapporto con l’adolescente con iperattività è bene non dimenticare i punti di forza come l’estremo senso di giustizia, la performance elevata in presenza di motivazione, la disponibilità all’aiuto, l’ipersensibilità, fantasia e creatività, ma soprattutto il ruolo dei rinforzi positivi nel cambiamento piuttosto che rimproveri e punizioni.  

 

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Foto: Ion Chiosea / 123rf.com