Meditazione: come cambia il nostro cervello?

Come cambia il nostro cervello con la meditazione? Le neuroscienze confermano i benefici di questa pratica e svelano le modificazioni che avvengono nel cervello di coloro che meditano e i benefici che queste pratiche contemplative hanno per il corpo e per la mente.

Meditazione: come cambia il nostro cervello?

È stato lo stesso Dalai Lama alcuni anni fa a porre la domanda: che rapporto può esserci tra la scienza moderna e le pratiche spirituali e millenarie come il Buddhismo? La meditazione cambia il nostro cervello?

Il Dalai Lama non era nuovo a questo tipo di interesse e proprio grazie all’apertura da lui data al dialogo fra spiritualità e neuroscienze era nato nel 1980 il Mind and Life Institute con lo scopo di studiare proprio i rapporti fra neuroscienze e meditazione.

Fra i suoi membri nomi di spicco come quello di Daniel Golemann, noto per le sue ricerche sull’intelligenza emotiva e Richard Davison pioniere di quella nuova disciplina da lui coniata con il nome di “neuroscienza affettiva”.

 

Meditazione e ricerca scientifica

Secondo il Dalai Lama l’incontro tra meditazione contemplativa buddista e neuroscienze sarebbe non solo possibile, ma anche auspicabile, giacché può nutrire una feconda relazione tra etica e ricerca scientifica.

La scienza attuale infatti, oggi più che mai, ha ripercussioni dirette che possono condizionare e modificare molto più incisivamente che in passato la vita degli esseri umani.

Gli obiettivi, gli ambiti e i metodi con cui si fa ricerca scientifica sul cervello umano, oggi non possono dunque ignorare i valori etici e le domande circa il destino dell’umanità. Aspetti, questi, al centro della filosofia e spiritualità buddista e delle sue pratiche di meditazione.

Neuroscienze e Meditazione, secondo il Dalai Lama, devo oggi più che mai il loro punto di incontro al comune interesse che possono portare avanti congiuntamente per il futuro dell’umanità.

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Meditazione e intelligenza emotiva

Il Buddismo e le pratiche di meditazione tendono sostanzialmente a migliorare la condizione umana attraverso la conoscenza e l’accesso a stati mentali differenti e la regolazione delle emozioni, aspetti questi di feconda interlocuzione con la scienza moderna e le moderne acquisizioni delle scienze cognitive sul cervello umano.

Lo stesso concetto di intelligenza emotiva di Daniel Goleman pone al centro del benessere psicologico la regolazione delle emozioni e la possibilità di gestire e smorzare l’intensità degli stati affettivi: noi proviamo delle emozioni, che possiamo utilizzare differentemente nel rapportarci con gli altri, ma non siamo quelle stesse emozioni, non dobbiamo identificarci totalmente con esse.

 

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Cervello e stati di coscienza

I benefici della meditazione sono stati d’altra parte confermati da diverse ricerche condotte nell’ambito delle neuroscienze che hanno confermato e convalidato le modificazioni del cervello corrispondenti agli stati meditativi e ad un diversi stati di coscienza.

Sono queste le situazioni in cui la mente approda ad uno stato di quiete diverso sia dallo stato di veglia cosciente che dal sonno ed infatti, in coloro che meditano, viene riscontrato un rallentamento delle frequenze cerebrali che corrisponde ad un restringimento del proprio campo di coscienza.

Due strade che sembrerebbero inconciliabili possono invece dialogare proficuamente, ed è lo stesso Dalai Lama a sostenerlo.

 

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