Ludopatia e anziani: se i dipendenti da gioco sono gli over 65

Gli studi condotti in questi ultimi anni evidenziano un fenomeno apparentemente controintuitivo: il gioco d’azzardo, nelle sue forme sane e patologiche (ludopatia), sarebbe in progressivo aumento tra gli anziani, non sono solo giovani e giovanissimi quindi a rappresentare i clienti ideali di bar e sale giochi. Il fenomeno sembrerebbe legato sia a fattori economici e sociali (povertà, isolamento sociale) che alla comorbilità con patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson.

Ludopatia e anziani: se i dipendenti da gioco sono gli over 65

Casinò, lotterie, bingo, slot machine… Gioco d’azzardo e ludopatia sono in progressivo aumento in questi ultimi anni, non solo fra i giovani, ma anche fra gli anziani. Gli over 65 rappresenterebbero una fascia d’età particolarmente vulnerabile al gioco d’azzardo e alla ludopatia: l’interazione fra patologie neurodegenerative legate all’età, problemi economici e isolamento sociale giocherebbero un ruolo importante.

 

Ludopatia e fattori di rischio negli anziani

Abuso di alcol e droghe, basso livello socio-economico, presenza di giocatori fra amici e familiari e facilità di accesso alle sale giochi, sono questi i più accreditati fattori di rischio per la degenerazione del gioco d’azzardo in una vera e propria dipendenza patologica quale è la ludopatia. Negli anziani fattori di rischio specifici sarebbero legati alle conseguenze di patologie neurodegenerative associate all’età che alterano la presa di decisioni e il controllo degli impulsi privilegiando la possibilità di ricompensa immediata sui possibili rischi e conseguenze negative del proprio comportamento (Bauer A.S., et. al., Myopia for the future or hypersensitivity to reward? Age-related changes in decision making on the Iowa Gambling Task, Emotion, 2013, 13, 1, 19-24).

 

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Morbo di Parkinson e ludopatia

Uno studio recentemente condotto in Australia dall’Università del Queensland (McCarrey AC, et. al., Age differences in neural activity during slot machine gambling: an fMRI study, PLoS One, 2012, 7, 11, e49787. doi: 10.1371/journal.pone.0049787) evidenzia il ruolo, nello sviluppo della ludopatia negli anziani, della perdita di funzionamento del lobo frontale connesso all’autocontrollo: l’invecchiamento cerebrale connesso all’età potrebbe essere associato, secondo gli Autori, alla maggior incidenza di gioco d’azzardo compulsivo e ludopatia negli anziani. Altre ricerche evidenziando come fra gli anziani che giocano d’azzardo vi siano soprattutto persone che soffrono di Parkinson, avanzando l’ipotesi che la terapia dopaminergica usata per tenere sotto controllo i sintomi motori del Parkinson aumenti in questi pazienti la vulnerabilità al gioco d’azzardo patologico causando aumento di voglia di novità e di gratificazione, ridotta tendenza ad evitare i pericoli e ad aver paura delle punizioni o delle conseguenze negative dei propri comportamenti (Bodi N., et. al., Reward-learning and the novelty seeking personality: a between- and within-subjects study of the effects of dopamine agonists on young Parkinson's patients, Brain, 2009, 132: 2385-2395).

 

Premiare chi contrasta la ludopatia

Quella dell’aumento della ludopatia negli anziani è l’ennesimo segnale di allarme di un problema, quello del gioco d’azzardo patologico, che è aumentato drammaticamente con la legalizzazione e diffusione in bar e punti vendita accessibili da tutti. In tal senso alcune iniziative, come quella in atto a Milano, “bar senza slot” promossa dal Comitato Janner Farini che premia, con un attestato, i bar senza slot machine: un riconoscimento simbolico volto a sensibilizzare la comunità sul problema della ludopatia e a promuovere una cultura della legalità e della tutela della Salute.

 

Immagine | Antoine Taveneaux