L’importanza della motivazione nell’apprendimento

L’apprendimento è strettamente correlato col concetto di motivazione: la motivazione alla conoscenza e all’esplorazione del nuovo è il motore principale in qualunque forma di apprendimento, a partire da quello scolastico. Per questo le mete che ci si pone devono essere realistiche e stimolanti.

L’importanza della motivazione nell’apprendimento

Diverse teorie psicologiche evidenziano come il concetto di apprendimento sia strettamente correlato a quello di motivazione: apprendere significa essenzialmente acquisire nuove conoscenze e nuovi sistemi di riferimento per rapportarsi più efficacemente all’ambiente.

Quindi l’apprendimento è in ultima analisi un processo di cambiamento e, in quanto tale, deve essere sostenuto dai bisogni e dalle spinte motivazionali dell’individuo che orientano il pensiero, il comportamento e il raggiungimento di mete.

 

Motivazione e apprendimento

La nota “piramide dei bisogni” di Abraham Maslow evidenzia, se letta in questa ottica, come la spinta all’apprendimento rientri in una più generale motivazione alla riuscita e all’autorealizzazione dell’individuo che può esprimersi solo a patto che egli senta sufficientemente soddisfatti alcune esigenze motivazionali di base legate al bisogno di sicurezza, di protezione dal dolore e dalla paura (Motivazione e personalità, Astrolabio 1973).

Ogni motivazione è correlata ad una gerarchia piramidale di bisogni che riflette il loro ordine di comparizione nello sviluppo del bambino: fisiologici, di sicurezza, di appartenenza e amore, di riconoscimento e stima, di autorealizzazione e di trascendenza.

Questi ultimi due livelli (a cui si situano il bisogno di sapere e di apprendere) coincidono con i più elevati bisogni di crescita ed esprimono la motivazione degli individui a realizzare pienamente le proprie capacità.

Tuttavia, senza la soddisfazione dei bisogni di sicurezza base, non potrà manifestarsi una reale motivazione all’apprendimento e alla crescita.

 

Successo e insuccesso nell’apprendimento

Lo psicologo F. Hoppe, allievo di Kurt Lewin, studiò la motivazione all’apprendimento in relazione a quello che è il livello di aspirazione osservando come le persone abbiano la tendenza ad elevare le proprie mete dopo i successi e ad abbassarle dopo gli insuccessi.

Il livello di aspirazione che orienta la motivazione all’apprendimento sarebbe quindi il risultato di una sorta di compromesso fra due tendenze opposte: il desiderio di evitare una delusione associata all’insuccesso, che abbassa il livello di aspirazione, e il desiderio di avere successo che porta invece a porsi mete più elevate.

Può accadere che questo meccanismo non sia in equilibrio e che quindi l’apprendimento non sia sostenuto da un adeguato livello di motivazione: le persone che si propongono mete troppo elevate falliscono e si demotivano facilmente; ma anche coloro che se ne pongono di troppo basse non ne traggono sufficiente gratificazione.

Per uno studente, ad esempio, la situazione ideale consiste nel mantenere un livello realistico di aspirazioni sufficientemente stimolanti, ma non irraggiungibili per la proprie possibilità.

 

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La motivazione alla riuscita

Infine le teorie motivazionali di Atkinson e McClelland (McClelland, D. C., Atkinson, J. W., Clark, R. A., & Lowell, E. L., The achievement motive, 1953) evidenziano come la motivazione nei confronti di una prestazione dipenda dalla percezione che la persona ha della difficoltà del compito e dalle risorse che ritiene di poter mettere in campo.

Per McClelland la motivazione alla riuscita (rispecchiante il desiderio di successo e la paura del fallimento) fa parte dei 3 sistemi motivazionali di base dell’agire umano insieme alla motivazione all’affiliazione e al potere.

Negli esperimenti da lui condotti sui bambini osservò che quelli che avevano un’alta motivazione alla riuscita erano anche quelli che tendevano a porsi mete realistiche nell’apprendimento.

Per Atkinson, le differenze individuali nella motivazione al successo si spiegano in riferimento ad un bisogno costante di evitare l’insuccesso: se alcuni sono orientati verso il successo, altri temono molto l’insuccesso e il fallimento e ne sono angosciati.

Questi ultimi tendono a porsi mete troppo elevate o troppo basse proprio per evitare di misurarsi con le loro reali capacità: se da un lato nessuno può biasimarli se non riescono in compiti troppo difficili, dall’altro, sono sicuri di riuscire in compiti facili. 

Il bisogno di evitare l’insuccesso è tanto più intenso quanto più le mete sono al di sopra delle proprie possibilità e numerosi sono gli insuccessi passati. Questo tuttavia abbassa il livello di motivazione ad apprendere, il bambino non è interessato a conoscere, ma solo a proteggersi dalla frustrazione dell’insuccesso che percepisce come una minaccia per la propria sicurezza interna (in linea con le teorie di Maslow).

Seppure con delle differenze, tutte queste teorie suggeriscono di tener conto della motivazione e della paura dell’insuccesso nel predisporre esperienze di apprendimento: per non compromettere la soddisfazione dei bisogni di base e per proporre mete realistiche (né troppo elevate né troppo basse) e sufficientemente stimolanti.

 

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