Mindfulness e ruminazione mentale

Ok, evitare di pensare ai problemi non aiuta a risolverli. Ma “come” li si pensa può fare la differenza… Spesso ci incagliamo in circoli viziosi di ruminazione mentale alimentando ansia e stress. La Mindfulness al contrario insegna a mantenere un’attenzione non giudicante sul mondo che ci circonda: anche i problemi assumeranno un’altra piega!

Mindfulness e ruminazione mentale

Ruminazione mentale e mindfulness… Due modi diametralmente opposti di utilizzare la mente: siamo sicuri di utilizzare la nostra mente sempre nel modo più vantaggioso?

 

Avere una mente che pensa: vantaggio o svantaggio?

Come esseri umani siamo in grado di pensare, organizzare cioè i dati dell’esperienza in categorie ponendoli in relazione fra loro. In questo modo possiamo astrarre concetti dalle singole informazioni che riceviamo ed utilizzarli per darci, direttamente o inferenzialmente, delle spiegazioni su ciò che ci accade; possiamo comunicare con gli altri e costruire un sistema di significati condivisi sul mondo in cui viviamo; non ultimo, pensare è anche ciò che ci mette in condizione di risolvere i problemi, trovare nuove soluzioni e adattarci ai cambiamenti.

Non sempre però le cose si rivelano così facili, la nostra capacità di pensare è un vantaggio ma può rivelarsi anche un ostacolo per il nostro benessere; se la usiamo al meglio può portarci molti benefici, diversamente può ritorcersi contro di noi e causarci ansia e stress. La mente è in definitiva per gli esseri umani il più grande vantaggio e il più grande ostacolo all’adattamento su questo pianeta. 

 

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Problem solving e ruminazione mentale

“Canta che ti passa” recita un vecchio detto… L’evitamento è per lo più una strategia disadattava di problem solving, almeno a lungo termine. Cercare di distrarsi dal problema e “non pensarci” è un metodo tutt’altro che vincente perché non preoccuparsi di una difficoltà significa lasciarla esattamente così com’è, rinunciando a fare alcun che per affrontarla e risolverla. Nel migliore dei casi non cambierà nulla, nel peggiore le cose non potranno che andare – appunto - anche peggio! Molto difficilmente i problemi si risolvono “magicamente” da soli, semplicemente aspettando…

Non è detto però che pensarci sia di per sé una strategia valida, o meglio: dipende da “come” rivolgiamo la nostra attenzione a quello che ci preoccupa.

Molto spesso l’ansia e la preoccupazione portano le persone a incagliarsi in circuiti di ruminazione mentale: la mente si focalizza su un pensiero angoscioso o disturbante, ritorna ricorsivamente su quanto accaduto, senza però cambiare punto di vista o avanzare soluzioni. Il risultato è solo quello di amplificare ansia e stress, questo perché la ruminazione mentale trasforma un problema in un pensiero ossessivo, cioè un contenuto mentale a carattere intrusivo che la persona si sente costretta suo malgrado a reiterare nella mente in maniera sterile e improduttiva: più si pensa al problema e meno questo appare risolvibile.

 

Ansia disadattiva e ruminazione mentale

La ruminazione mentale è un tipico meccanismo ansioso in cui tutti noi possiamo incappare, non si tratta di qualcosa di necessariamente patologico (in quest’ultimo caso diventa l’attività dominante della mente, come ad esempio delle ideazioni di colpevolezza delle persone gravemente depresse). Potremmo definirla come un sovvertimento della funzione adattiva svolta dall’ansia nella vita di tutti noi. Pesiamoci un attimo: l’ansia in effetti ha un po’ lo scopo di crearci una certa quota di disagio e di allarme: altrimenti non potremmo concentrarci nello studio per un esame importante o non potremmo nutrire dei dubbi riguardo a un nostro comportamento o a una decisione presa magari troppo a cuor leggero…

L’ansia in molte occasioni della nostra vita ci insinua un “ragionevole dubbio”, ci costringe a ritornare sui nostri passi e a scoprire che magari ci sono aspetti di una questione che non avevamo considerato (perché altrimenti avremmo provato tanto malessere?). I guai iniziano quando questo meccanismo diventa eccessivo in quantità o in qualità, quando cioè ci allarmiamo anche per piccole difficoltà o ci preoccupiamo così intensamente da perdere la lucidità mentale e la capacità di concentrazione.

La ruminazione mentale si instaura proprio su questi effetti negativi che l’ansia disfunzionale può avere per le nostre capacità cognitive. In queste circostanze pensare al problema non è più funzionale e rimetterlo in discussione e a risolverlo, ma diventa un loop mentale, un vicolo cieco in cui rimaniamo paralizzati dal senso di allarme senza poter fare alcun che. E’ uno di quei casi in cui, per noi esseri umani, avere una mente pensante non si sta rivelando poi così adattivo… Dunque, che fare?

 

La Mindfulness: utilizzare la mente per il benessere

Va detto che l’ansia, l’eterno allarme per qualcosa che potrebbe accadere, è un tratto tipico della postmodernità dove tutto tende a funzionare e a cambiare così velocemente da non stare più al passo, probabilmente, di quelli che sarebbero i tempi sani della mente umana.

Un suggerimento su come possiamo utilizzare proficuamente la nostra mente, uscendo da meccanismi controproducenti, arriva dalle culture orientali dedite da millenni alle pratiche di meditazione. Con questo non si intende certo che dovremo diventare guru o maestri spirituali, ma che, proprio per noi uomini e donne occidentali, potrebbe essere arrivato il momento di rallentare la corsa.

Se il mondo (dentro o fuori di noi) va ad una velocità folle, non è detto che la soluzione più vantaggiosa sia quella di seguirlo…

Non per nulla la psicologia ha da tempo attinto da queste pratiche millenarie per utilizzarle in forme laiche al servizio del benessere delle persone. La Mindfulness attinge infatti dalla meditazione proponendo percorsi strutturati o semplici esercizi mentali di consapevolezza: accedere ad uno spazio di tranquillità in cui ci disidentificarsi dai pensieri e dalle preoccupazioni e allenare un’accettazione non giudicante si sé e degli altri.

Non è una pratica esoterica come può sembrare, è più un mutamento di prospettiva: un po’ come scendere da una giostra in corsa, accomodarsi su una panchina e osservare dall’esterno ciò che accade. Può darsi che le cose appariranno molto diverse quando le potremo pensare senza esserne sopraffatti… 

 

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