Bias cognitivi: ingranaggi del pensiero

I bias cognitivi rappresentano predisposizioni a ragionare in modo che il risultato non sia obiettivo, bensì condizionato, ma rapido. Alcuni bias - come quello dell'ottimismo, della conferma e dell'ancoraggio - sono veri e propri strumenti utili.

Bias cognitivi: ingranaggi del pensiero

Mai sentito parlare di bias? Si tratta di costrutti che permeano il nostro pensiero e che fanno da base a decisioni e giudizi. Il termine bias, la cui etimologia risale al latino e al greco antico, è traducibile come pregiudizio o predisposizione.

Da un punto di vista psicologico i bias sono infatti un blocco alla nostra capacità di ragionamento un modo per evitare di faticare eccessivamente e pensare in modo più rapido. Si tratta di strumenti cognitivi utili, ma che a volte ci portano fuori strada.

Quali sono i bias più comuni?

 

Bias di conferma e bias di ancoraggio

Il bias di conferma è sicuramente uno dei bias più utilizzati che in epoca di disinformazione e di Internet sta facendo molto parlare di sé. Abbiamo la tendenza a sovrastimare le informazioni che sono in accordo con quanto già pensiamo e sottostimiamo l’importanza di quelle contrarie che ci porterebbero a cambiare idea.

Ciò ci spinge anche a cercare persone che la pensano come noi e con i quali le convinzioni che già possediamo vengono rinforzate.

Il bias di ancoraggio è per certi versi simile a quello di conferma. Viene utilizzato nel momento in cui dobbiamo prendere una decisione; in questo momento invece di considerare tutti gli elementi a disposizione ci fissiamo su un elemento in modo arbitrario che diventa però il fulcro del nostro ragionamento.

 

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Bias dell’ottimismo

Non tutti i bias vengono per nuocere, infatti ne esiste uno che stimola una visione positiva: il bias dell’ottimismo. Questo pregiudizio è ciò che, secondo le neuroscienze, ci proietta in un futuro bello e roseo dove gli avvenimenti negativi vengono sottostimati, mentre si sovrastima la possibilità che avremo una vita felice.

Tali Sharot, neuroscienziata, spiega le funzionalità di questo atteggiamento positivo. L’ottimismo riguarda noi stessi, la nostra salute, e quella dei nostri amici e dei nostri familiari, sebbene possa essere affiancata da una sfiducia generale nei confronti della società o di chi non si conosce. Ad esempio: ”purtroppo il divorzio è un fenomeno in costante crescita, ma il matrimonio durerà”.

Secondo la Sharot nonostante gli effetti positivi di questo bias non siano condivisi da tutta la comunità scientifica, è pur vero che pensare che il mio futuro, grazie alle mie capacità, sarà positivo funge da spinta motivazionale: se credo che posso ottenere una promozione mi comporterò in modo da raggiungere questo risultato.

Il bias dell’ottimismo quindi può cambiare il modo in cui percepiamo la realtà e come reagiamo ad essa per ottenere quei risultati positivi che inizialmente risiede nella nostra testa.

 

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