La sfida dell’educazione sessuale nelle scuole italiane

Torna il problema dell’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole, grazie al ‘no’ del Vaticano

La sfida dell’educazione sessuale nelle scuole italiane

I problemi della scuola italiana sono sempre al centro di numerose discussioni che vanno dal bullismo, alla difficile comunicazione tra docenti e genitori per arrivare alle innumerevoli riforme che cambiano prima ancora di aver prodotto qualche cambiamento rilevante (positivo o negativo che sia). In questo periodo si parla anche dell’educazione sessuale all’interno degli istituti scolastici.


Educazione sessuale a scuola?

Nonostante questo non sia un problema nuovo per chi si occupa di istruzione ed educazione,le polemiche hanno ritrovato spazio nelle notizie del giorno a causa (o grazie?) a un commento di Papa Benedetto XVI che ha giudicato non positivo l’insegnamento della sessualità a scuola. Il programma scolastico difficilmente prevede l’inserimento di questa materia, nonostante un’indagine della Sigo (Società Italiana di ginecologia e ostetricia) dimostri che il 64% degli studenti della scuola secondaria ne sarebbe contento.

Il blocco sembra essere sia economico, sia politico, ma soprattutto culturale, sebbene si tratterebbe di un’utilissima azione di prevenzione e conoscenza e non un’occasione di incitamento al sesso.


L’educazione sessuale all’estero

Negli Usa da svariati anni gli studenti possono frequentare delle ore dedicate all’educazione sessuale (per i genitori resta possibile esentarli) durante le scuole primarie e secondarie. Per qualcuno è addirittura possibile trattare l’argomento più di una volta durante la carriera scolastica.

Anche in Europa gli altri paesi si sono organizzati da tempo. In Gran Bretagna (nonostante alcune differenze tra le varie regioni) sono previste lezioni di educazione sessuale, sempre con la possibilità che i genitori esonerino i propri figli.

In Francia e in Germania, l’offerta scolastica prevede di affrontare questi argomenti sin dagli anni ‘70, a partire dagli studenti pre-adolescenti. In questi paesi si parla anche di contraccezione, di uso corretto dei preservativi che vengono distribuiti in alcune scuole francesi.

L’Europa del nord ha cominciato anche prima. La Svezia ha integrato l’educazione sessuale nei programmi scolastici nel 1956, mentre in Finlandia la Population and Family Welfare Federation distribuisce cartoni animati, opuscoli e profilattici come guida introduttiva.


Cos’è l’educazione sessuale?

Di cosa si dovrebbe parlare durante un’ora di educazione sessuale? Quali sono i temi che potrebbero scandalizzare le giovani menti a scuola e che invece sembrano non turbare nessuno se vengono affrontati tra coetanei che estrapolano informazioni un po’ ovunque?

Un aspetto fondamentale che deve essere chiarito è che, ovviamente, i materiali e le tematiche devono essere progettate nel rispetto dell’età dello studente. Per gli studenti delle elementari il primo punto da chiarire riguarda le differenze tra i sessi e il rispetto delle stesse. A ciò si deve aggiungere un approfondimento su ‘sessualità’ e ‘affettività’.

Nella scuola secondaria è possibile affrontare le basi biologiche e fisiche della sessualità, ma anche le curiosità che nascono spontaneamente e genuinamente tra ragazzi alle prese con le prime esperienze fisiche e affettive.

L’educazione sessuale quindi, non è un corso mirato alla sessualità precoce o alla preparazione di futuri eccellenti perfomer sessuali. Si tratta allora di diffondere una cultura affettiva e del corpo che non demonizza le relazioni, ma combatte l’ignoranza.


Immagine: Provokator.org