Depressione perinatale, sempre più baby blues

La nascita di un figlio genera innumerevoli cambiamenti nell'equilibrio famigliare e nel vissuto personale di mamma e papà. Spesso i genitori vivono uno stato di malinconia e difficoltà emotiva che tende a scomparire in tempi più o meno brevi. Si parla di depressione perinatale o baby blues.

Depressione perinatale, sempre più baby blues

La gravidanza è un momento di forte cambiamento nella vita di una donna, della coppia e dell’intera famiglia. Con il parto l’impatto con la nuova realtà diventa più evidente e porta con sé una serie di cambiamenti, non sempre facili da gestire per i neo genitori e loro famigliari.

In molti casi, le stime parlano di 8-15% delle neo mamme, si sviluppa un disagio psicologico noto come depressione post-partum.

Molto meno conosciuto è il fenomeno del baby blues: condizione che colpisce circa il 70% delle donne dopo il parto e che ha caratteristiche simili alla reale depressione, ma di intensità e gravità fortemente diversa. Seppur da non sottovalutare.

 

Depressione perinatale o baby blues

Il Baby blues, anche chiamato Maternity blues, fa riferimento ad un disagio transitorio della sfera emotiva.

Le neo mamme vivono forti sbalzi di umore, tristezza, irrequietezza, labilità emotiva con crisi di pianto e difficoltà a concentrarsi, con ripercussioni sullo stile relazionale madre-bambino e sui comportamenti di cura.

Tutto questo aggravato dal senso di profonda inadeguatezza, insicurezza nelle proprie competenze genitoriali, e non, e forte ansia, che spesso inducono la donna ad uno stato di stallo e forte difficoltà.

La totale dipendenza della madre dai propri cari, spesso aggravata da parto cesareo o complicanze durante la nascita del piccolo, possono aumentare il vissuto negativo e l’immagine di sé non idonea alla maternità, con aumento della fatica percepita nella cura del figlio e stato di profonda angoscia.

Solitamente il disagio è transitorio e si manifesta a partire da tre-quattro giorni dal parto, tendendo a scomparire entro dieci-quindici giorni. Ciò lo rende non patologico e meno preoccupante della depressione post-partum che ha una durata maggiore e sintomatologia più grave e complessa.

Tuttavia l’eccessiva sottovalutazione delle difficoltà emotive o al contrario l’eccessivo allarmismo possono rendere complesso il normale decorso transitorio fino all’insorgenza di reali difficoltà patologiche, come una reale depressione post partum.

 

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Baby blues: possibili fattori di rischio

La causa primaria è di natura fisiologica derivante da un crollo improvviso dei livelli ormonali di progesterone ed estrogeno, subito dopo il parto, con effetti a livello fisico ed emotivo.

Accanto a questi coesistono lo stress psicofisico vissuto durante il parto, la bassa autostima e consapevolezza delle proprie capacità, nonchè il calo preponderante di energia con conseguenti difficoltà nella cura del figlio e soddisfazione dei suoi bisogni.

Gli innumerevoli cambiamenti nell’equilibrio famigliare, nello stile di vita e nelle priorità possono incidere sul rapporto con i cari riducendo il sostegno e il supporto vissuto dalla neo mamma nella gestione del vissuto complesso, così accentuato.

L’aumento di responsabilità percepito, le complicanze prima, durante o dopo il parto che riducono l’autonomia materna, la predisposizione famigliare alla depressione, nonché la bassa capacità di adattamento, possono da vita a dubbi, paure e angosce.

 

Baby blues: favorire un decorso naturale

Seppur di breve durata e destinata a scomparire, la baby blues genera sofferenza nelle madri e nei loro cari. Per questo è bene favorirne un buon decorso fino alla scomparsa.

Il supporto dei cari e la rassicurazione sono la medicina migliore, accanto ad una buona formazione della madre rispetto alle azioni di base, adeguate alla cura del figlio. A tal proposito il confronto con altre mamme, con le figure professionali preposte alla preparazione possono essere di grande aiuto e ridurre alcune preoccupazioni.

Il partner dovrebbe accogliere le difficoltà e sostenere la donna sia dal punto di vista pratico che emotivo, rafforzando le sue abilità materne. La sperimentazione della nuova vita e la presa di coscienza delle proprie abilità sono fondamentali per uscire dalla condizione malinconica dei primi periodi e iniziare ad assaporare le gioie dell’essere genitore.

In caso di non risoluzione del disagio è bene consultare uno specialista al fine di prevenire o intervenire tempestivamente sulla depressione post-partum.

 

Depressione perinatale: anche i papà possono soffrirne

Anche i neo papà possono cadere in uno stato depressivo transitorio o in una vera depressione post partum (Paulson, Leiferman, Dauber 2006; Ramchandani 2005). A differenza di quella femminile può insorgere nel periodo della gravidanza e perdurare per un intero anno dopo il parto o più.

La maggiore capacità di nascondere la sintomatologia rende maggiormente complesso distinguere uno stato transitorio dal quadro più complesso

I sintomi della sfera emotiva come tristezza, senso di incapacità e impotenza, crisi di pianto e cambi di umore si associano a manifestazioni ansiose (es. attacchi di panico, fobie…) comportamentali (condotte violente, crisi di rabbia, tradimenti…), psicosomatiche e abuso di sostanze e dipendenza.

Il vissuto malinconico e depresso ha base in un senso di esclusione dal forte legame tra madre e bambino. Accanto a questo ci sono sensazioni legate all’aumento di responsabilità, paura di sbagliare, difficoltà a gestire i cambiamenti nello stile di vita e difficoltà relazionali.

A tal proposito è bene coinvolgere la figura paterna in ogni istante della crescita del bambino, trasmettendogli le sensazioni vissute durante la gravidanza, condividendo preoccupazioni e pensieri. Questo da un lato avvalora la figura paterna e dall’altro riduce le angosce di entrambi i genitori, avvertendo sostegno reciproco.

 

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