Senso di colpa, quando è sano e quando è disfunzionale

Tutti hanno provato, almeno una volta, il tarlo insidioso del senso di colpa, quel “tormentatore interiore” che riesce a fare il guastafeste anche nei momenti più spensierati, anzi… Soprattutto in quelli! Vediamo allora quando è sano e quando è disfunzionale.

Senso di colpa, quando è sano e quando è disfunzionale

 

Pronti a dire “Addio” ai sensi di colpa? Beh, dipende! Il senso di colpa, come ogni altra emozione, può essere sano quando ci aiuta a gestire le nostre scelte con maggior consapevolezza, diventa disfunzionale se funziona da “tormentatore” interno che guasta ogni nostro momento di gioia o relax. Andiamo a conoscerlo più da vicino.

 

Cos’ è il senso di colpa?

“…è tutto il senso di colpa, altrimenti potresti essere capace di cose tremende (…) io lo sento continuamente e non ho mai fatto niente!...” Questa battuta di Woody Allen dal film Broadway Danny Rose (1984) esprime una certa confusione su cosa sia il senso di colpa e cosa lo renda sano o disfunzionale.

In che senso è utile a guidare la nostra condotta? È sano provarlo quando non si è commesso alcun torto reale?

Il senso di colpa è un’emozione secondaria, un’emozione cioè complessa, autoriflessiva e specifica della specie umana (Lewis, 1995). Non costituisce una reazione affettiva innata, ma compare man mano che sviluppiamo, a partire dalla prima infanzia, una consapevolezza di noi stessi, dei concetti di “bene” e “male” e delle norme/aspettative a cui adeguare il nostro comportamento.

Il senso di colpa è, dunque, una reazione emotiva che ci allerta del fatto che nella nostra condotta (quella effettivamente seguita o quella solo immaginata) “qualcosa non va”.

 

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Vergogna e senso di colpa

Il senso di colpa viene spesso confuso con la vergogna, sebbene queste due emozioni abbiano indubbiamente dei punti in comune – poiché entrambe inviano un segnale di richiamo riguardo la nostra condotta – sono distinte anche da importanti differenze.

La vergogna è associata all’imbarazzo di essere esposti alla vista degli altri, alla sensazione di essere quindi “smascherati” e sminuiti, giudicati non all’altezza. Chi si vergogna, dunque, sente che ciò che viene messo in discussione è, in senso globale, il proprio valore personale, la propria autostima. La reazione istintiva è quella di nascondersi.

Il senso di colpa invece è un’emozione incentrata non sul senso di sé, ma sul valore morale delle proprie azioni. Al centro dell’attenzione c’è uno sbaglio commesso e la reazione conseguente è il desiderio di riparare.

 

Il senso di colpa sano

Piuttosto che di senso di colpa, sarebbe forse più utile parlare di “sensi di colpa”! Sì perché non tutte le circostanze e modalità in cui possiamo sentirci in colpa si equivalgono.

Poter riconoscere di aver commesso un torto ad altri o un errore di qualche tipo è utile perché ci fa provare rimorso, l’anticamera del senso di colpa, e ci spinge a provare dispiacere e empatia per le persone che abbiamo danneggiato e quindi a rimediare.

Questa è un’emozione di per sé sana perché ci consente di riflettere sui risultati delle nostre azioni e modificarle sulla base di norme e valori ai quali abbiamo scelto di adeguare il nostro modo di essere.

Sentirsi in colpa per aver perso la testa offendendo qualcuno o per aver guidato distrattamente causando un incidente sono probabilmente circostanze in cui è sano provare questo tipo di emozione. Sano nella misura in cui il senso di colpa è utile a spronarci a assumerci le nostre responsabilità e riparare agli errori commessi.

 

Il senso di colpa disfunzionale

Se il senso di colpa ci paralizza in un rimuginare senza fine, se ci tormenta anche dopo aver risolto l’evento o ci inibisce dal ripetere le stesse esperienze (ad esempio non facendoci più guidare la macchina) allora è probabilmente disfunzionale.

Altre volte il senso di colpa può essere disfunzionale perché non legato a un errore reale, la nostra condotta può essere anche ragionevole, ma il senso di colpa è lì a tormentarci!

Aver lasciato il proprio bambino al nido per andare a lavorare o avergli negato un giocattolo nuovo o aver ottenuto maggior successo nel proprio migliore amico e compagno di studi dai banchi dell’università. Nulla di oggettivo, di concreto rende deprecabile la nostra condotta, ma il senso di colpa disfunzionale funge da tormentatore interno.

 

Siamo responsabili delle emozioni altrui?

In molto casi dietro al senso di colpa disfunzionale si annida una credenza implicita ma potente: che ciò che noi facciamo abbia il potere di rendere infelici gli altri! Davvero abbiamo tutto questo potere?

Riportate la stessa credenza su voi stessi: non sono solo le situazioni o le persone in se stesse a condizionare il vostro stato d’animo, ma anche e soprattutto ciò che voi pensate al riguardo.

Potete, ad esempio, interpretare molto diversamente il vostro potere negli eventi a seconda che utilizziate un locus of control esterno o interno: sebbene l’imponderabile faccia parte delle vostre vite, potete affrontare lo stesso evento in modi molto diversi e sentirvi altrettanto differentemente.

Gli altri possono rendervi infelici nella misura in cui voi glielo permettete!

Lo stesso principio vale naturalmente anche all’inverso: se le persone intorno a noi scelgono di giocare il ruolo di vittime (ben diverso da aver subito un torto reale), facendo leva sui nostri sensi di colpa, sta a noi scegliere di impersonare il ruolo complementare (per ogni vittima è necessario un carnefice ed è in tal modo che siamo spinti a sentirci dal senso di colpa disfunzionale) o di modificare il copione e cambiare personaggio!

Prendersi cura delle persone che amiamo è molto diverso dall’assumerci la responsabilità dei loro stati d’animo!

“Non c’è problema così terribile a cui non si possa aggiungere un po’ di senso di colpa per renderlo ancora peggiore”. (Bill Watterson)

 

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