Emozioni, prendiamole sul serio

Sono segnali insostituibili per la nostra vita psicologica, eppure molto spesso le declassiamo a “scarti” o “turbolenze” della vita mentale in favore della più chiara e rassicurante razionalità. Le emozioni possono essere le nostre più preziose alleate se impariamo ad “addomesticarle”.

Emozioni, prendiamole sul serio

Cosa sono le emozioni? L’etimologia stessa - dal latino: e (fuori) - moveo (muovo, agito) – sottolinea la loro valenza reattiva: si tratta di reazioni affettive intense, piacevoli o spiacevoli, che ci inducono ad agire e che provocano effetti sia psichici che somatici (si pensi alle “farfalle nello stomaco”o al batticuore per l’ansia o la gioia).

 

Elenco delle componenti delle emozioni

Le emozioni sollecitano dunque complesse risposte psico-fisiche nel nostro organismo tant’è che possiamo definire un vero e proprio elenco delle varie componenti che le determinano (Scherer, 1984):

  1. Componente cognitiva (valutazione delle situazione stimolo).
  2. Componente neurofisiologica (attivazione SNA, Sistema nervoso Centrale, sistema endocrino).
  3. Componente motivazionale (intenzione/impulso ad agire/reagire).
  4. Componente espressivo-motoria (modalità verbali e non verbali di espressione/manifestazione dell’emozione).
  5. Componente soggettiva (riflessione/elaborazione dell’esperienza).

Un’emozione, dunque, dipende dalla valutazione che facciamo dello stimolo (ad es. piacevole/spicavole), attiva le nostre reazioni fisiologiche, funge da motivazione a reagire/agire, può venir manifestata con modalità non verbali o comunicata a parole e può essere oggetto di riflessione introspettiva permettendoci di modificare il nostro punto di vista sull’esperienza e di smorzarne la risonanza emotiva.

 

Leggi anche Le emozioni ci aiutano ad aiutare >>

 

Emozioni primarie e secondarie: un elenco

Non è facile fare un elenco esaustivo delle emozioni umane poiché la vita affettiva può rivelarsi piuttosto complessa e multisfaccettata e anche una singola emozione può assumere connotazioni molto diverse a seconda dei contesti sociali e culturali (si pensi ai significati della vergogna nella cultura cinese).

Un’ottica senz’altro utile per una prima categorizzazione è quella evoluzionistica che distingue emozioni primarie - emozioni innate presenti anche negli animali come paura, gioia, disgusto, sorpresa, rabbia, tristezza, interesse - e emozioni secondarie, legate alla coscienza di sé ed esclusive della specie umana, come gelosia, invidia, imbarazzo, vergogna, orgoglio, senso di colpa.

Che siano semplici o complesse, le emozioni svolgono in ogni caso una funzione adattiva molto importante per la vita della persona (Darwin, 1872, Plutchik 1980). Se impariamo a gestirle, senza reprimerle né farci sovrastare da esse, possono rappresentare una guida importante per il pensiero e l’azione.

 

Essere emotivamente intelligenti

Le emozioni non sono dunque in antitesi con il pensiero logico-razionale, ma, se opportunamente gestite, possono rappresentarne il completamento: per riuscire nella vita è infatti anche necessario saper decodificare e utilizzare opportunamente le proprie emozioni e quelle altrui.

A questo si riferiscono Daniel Goleman e altri con il concetto di intelligenza emotiva: essere intelligenti non significa soltanto seguire la logica razionale: “Le persone competenti sul piano emozionale - quelle che sanno controllare i propri sentimenti, leggere quelli degli altri e trattarli efficacemente - si trovano avvantaggiate in tutti i campi della vita, sia nelle relazioni intime che nel cogliere le regole implicite che portano al successo politico.” (D. Goleman).

 

Elenco delle abilità dell’intelligenza emotiva

Cosa significa dunque essere emotivamente intelligenti? Ecco un elenco di quelle che, secondo Sternberg e Salovey sarebbero le 5 abilità principali in materia:

  1. Conoscere le proprie emozioni, averne consapevolezza nel momento in cui si presentano;
  2. Monitorare le proprie emozioni e tollerare quelle sgradevoli riuscendo a smorzarle e a fornire conforto a se stessi;
  3. Motivare se stessi, utilizzare cioè le emozioni come base motivazionale per portare avanti i propri obiettivi con determinazione (riusciremo molto meglio in una causa che ci appassiona o in un progetto in cui crediamo);
  4. Riconoscere le emozioni altrui, essere cioè in grado di provare empatia entrando in risonanza emotiva con gli altri;
  5. Gestire conseguentemente le relazioni con gli altri riuscendo a mantenere consapevolezza e lucidità di pensiero anche durante conflitti e turbolenze a livello interpersonale (qui trovate un elenco di “regole” per litigare bene).

 

Addomesticare le emozioni e renderle compagne di viaggio

Non possiamo controllare il sorgere dell’emozione, né sapere quale ci travolgerà, ma possiamo fare qualcosa sulla sua “durata” e a volte sul conseguente comportamento.

Nei prossimi articoli ci soffermeremo su alcune delle emozioni più interessanti a livello interpersonale – senza naturalmente la pretesa di fare un elenco esaustivo – come ad esempio: ansia, rabbia, speranza, tristezza, amore, vergogna o senso di colpa.

L’obiettivo è sempre quello di riuscire ad “addomesticarle” per renderle delle possibili compagne di viaggio. Nell’ultima scena del film Vita di Pi (2012) trovate un’efficace metafora di questo concetto.

“Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, ti appartiene” (H. Roth).

 

Leggi anche Emozioni e decisioni >>

 

Foto:  Anan Kaewkhammul / 123rf.com