L'accompagnamento alla morte che spezza l'ultimo tabù

L'accompagnamento alla morte è un argomento tabù quasi quanto la morte stessa. La reazione principale è la negazione di quanto accade, sia da parte del paziente, sia da parte del personale medico. L'accompagnamento prevede invece una comunicazione chiara e il rispetto di tutte le fasi di accettazione / non accettazione della morte.

L'accompagnamento alla morte che spezza l'ultimo tabù

La morte è un argomento fortemente negato nella società attuale dove tutto sembra doversi congelare al momento della piena gioventù. Eppure si tratta anch'essa di una tappa della vita che merita riconoscimento, soprattutto perchè per chi vi si approssima è utile avere un accompagnamento alla morte.

 

La negazione come barriera all'accompagnamento alla morte

L'idea della morte non è un argomento piacevole cui pensare, ma nella nostra società la resistenza a parlarne è fortissima, secondo Freud è addirittura possibile parlare di vera e propria e negazione. La negazione è una delle difese che il nostro Io attiva per evitare che idee, sentimenti o ricordi troppo spiacevoli raggiungano la soglia della consapevolezza. Questo meccanismo blocca sia il paziente, sia chi lo deve accompagnare in questo difficile percorso.

Il paziente può fare finta o ignorare le informazioni ricevute, ma c'è anche un'altra reazione che può essere ricondotta alla negazione e che passa attraverso il controllo. Nel tentativo di gestire la situazione, il paziente si occupa dei dettagli che riguardano il dopo la sua morte (cremazione, bara, funerale, ecc.). L'organizzazione lo tiene occupato, ma sposta l'attenzione in un futuro che va oltre la sua morte. Anche il personale medico cerca di difendersi (soprattutto in un reparto di pazienti 'terminali'), magari trascurando la comunicazione diretta con il paziente. Un'altra strategia, meno visibile e più accettata è l'attivismo, cioè il rifugiarsi in una serie di azioni mediche e non, necessarie alla routine ospedaliera, ma che impediscono di affrontare ciò che è sotto gli occhi di tutti.

 

L'accompagnamento alla morte è anche la sua accettazione

Elisabeth Kubler Ross, psichiatra svizzera, ha dedicato molti anni della sua carriera all'osservazione e al supporto dei pazienti terminali e ha sempre sottolineato l'importanza di un percorso di accompagnamento alla morte. Il punto di forza di questa proposta sta nel supportare l'accettazione di ciò che sta accadendo grazie a una funzione di maternage da parte del personale medico. La relazione con il paziente deve puntare sugli aspetti affettivi, ma anche su una comunicazione chiara. Il fattore decisivo sta nel superare le inibizioni nei confronti della morte e affrontare ciò che sta accadendo, le paure del paziente e la sua elaborazione della situazione.

L'elaborazione psicologica prevede diverse tappe che non hanno un ordine preciso, nè devono presentarsi tutte. Oltre alla negazione, una reazione diffusa è la rabbia che generalmente viene scaricata sui medici. Può subentrare la depressione e la tristezza così come la ricerca di una spiegazione (spesso in questo momento interviene a supporto la religione) e infine c'è il momento della separazione.

 

Immagine | Yvo Waldmeier