Corsi aziendali: sempre più simili allo sport

I corsi aziendali puntano allo sviluppo delle risorse umane attraverso la partecipazione attiva dei dipendenti. Tra i tanti se ne contano anche di particolarmente innovativi. Vediamo quali sono

Corsi aziendali: sempre più simili allo sport

Tra i corsi aziendali c’è un modo assai curioso di temprare il carattere dei dipendenti davanti alle sfide lavorative: trarre ispirazione dalle tecniche utilizzate dalle Arti marziali e dagli sport di combattimento. Proprio come fa il sistema Daoshi che, nel suo livello più profondo, si occupa di sviluppo del potenziale umano. D’altra parte una competizione aziendale è e rimane sempre una competizione, così come un ostacolo è tale sia sul ring che nella vita professionale.

 

Lo sport, pertanto, non può che continuare a rappresentare la miglior metafora per esprimere il senso della vita, lavorativa e non: fatta di avversità in grado di mettere a dura prova tenacia, resistenza e voglia di farcela, con un alternarsi continuo di vittorie e sconfitte. La partecipazione dei dipendenti deve quindi avere, se non la stessa grinta, quantomeno la partecipazione attiva necessaria perché la formazione aziendale abbia veramente successo. Gli incontri frontali e teorici, infatti, servono a ben poco. Il bello è che tutto deve potersi svolgere in modo dinamico, consapevole e costruttivo.

 

Corsi aziendali per dipendenti combattivi

Tra i corsi aziendali non va dimenticato che lo stesso coaching non fa che basarsi su un grado di interattività molto alto, con termini in inglese che pure richiamano l’attaccamento alle dinamiche sportive: il coach, per l’appunto, ma anche il goal setting. C’è poi il Samurai Lab - la via della spada giapponese come modello di formazione esperienziale che, con la suo filosofia, può insegnare davvero tanto alle aziende. Articolato in due giornate, il corso prevede - sotto la guida del suo ideatore Paolo G. Bianchi - l’iniziazione agli antichi insegnamenti dei Maestri e ai metodi di allenamento dei Samurai, entrambi basati su una forte autodisciplina e sul desiderio di perfezionare ogni gesto ai fini del raggiungimento pratico degli obiettivi. All’inizio non si chiede che di “abbandonare se stessi, le proprie preoccupazioni e i propri desideri, le passioni, le tensioni e gli attaccamenti anche alle proprie idee”, è quello che si può leggere all’interno della scheda dedicata al Samurai Lab.

 

Fonte immagine: Flavia Mariani