Ma che madre abbiamo in testa? Stereotipi “reali” sulla maternità

La King Power Royal Charity Polo Day, una partita di polo benefica cui hanno partecipato William e Harry è stato uno degli eventi più chiacchierati del momento e non per la performance dei due fratelli, ma per le “prestazioni” materne delle loro consorti. La maternità è ancora intrisa di molti stereotipi, pregiudizi e false aspettative.

Ma che madre abbiamo in testa? Stereotipi “reali” sulla maternità

 

Meghan Markle e Kate Middleton sono finite al centro di polemiche e pettegolezzi a seguito della loro partecipazione alla King Power Royal Charity Polo Day, la partita di polo di beneficienza in cui si sono sfidati Harry e William. 

Ad attirare l’attenzione è stato il comportamento delle loro consorti criticate prontamente sui social per non essersi dimostrate, in tale circostanza, madri “impeccabili”. La maternità è a quanto pare uno degli argomenti più dibattuti e criticati, spesso alla luce di aspettative e stereotipi del tutto irrealistici sia sull’essere madre che sull’esser bambini

 

Maternità e stereotipi fra “favole” e vita vera

La famiglia reale inglese è una delle più chiacchierate del pianeta, costantemente nel mirino di fotografi, giornalisti e, adesso, anche dei social. Ogni minimo comportamento, abito indossato, viaggio effettuato viene osservato, giudicato, interpretato... Si tratta a tutti gli effetti di personaggi pubblici sulle cui vite apparentemente “dorate”, perfette e fortunate le persone “comuni” proiettano facilmente aspettative, miti e stereotipi di ogni genere. 

Osservare, giudicare e commentare le vicende della famiglia reale inglese piace (non solo agli inglesi) perché loro, così al di sopra dell’ordinario, sembra debbano incarnare, in un modo o nell’altro, tutti quegli stereotipi di perfezione così ambiti ma irrealizzabili nelle vite, appunto, ordinarie.

Alla famiglia reale e ai suoi personaggi è dunque richiesto di essere all’altezza della “favola” che ognuno ha nella propria testa. E se questo non avviene, se per uno motivo o per l’altro queste persone si rivelano imprevedibilmente “umane” (e sta avvenendo sempre più spesso) questo non passa certo inosservato.

L’opinione si divide: fra chi li stima e li difende ancor di più e chi li attacca e li critica, rei di aver “tradito” quel patto implicito che prevedeva l’assoluta adesione al copione da “favola” senza mai trascendere nella più vera, nuda e imperfetta “realtà”.

Meghan e Kate come madri sembra si siano “macchiate” proprio di questo: aver lasciato intravedere non un comportamento materno negligente, come alcuni le accusano, ma semplicemente un comportamento “umano”, non così dissimile da quello che ogni donna potrebbe ritrovare in sé stessa.

 

Leggi anche Mamme pancine: il sorriso amaro della solitudine sul web >>

 

Le “calzine” del piccolo Archie

Meghan Markle è oramai la “pecora nera” dell’etichetta e del galateo reale, è fin troppo nota per le sue inosservanze al protocollo e in più di un’occasione ha già fatto parlare di sé in tal senso. Le critiche che le sono state fatte al Polo Club riguardano tuttavia ben altro. Meghan in questa circostanza è apparsa inevitabilmente ben lontana dalla composta perfezione esibita nelle foto ufficiali del battesimo del piccolo Archie.

Alla sua prima uscita pubblica con il bambino era occupata a fare ben altro: ripararlo dal sole con una coperta, spalmargli la crema solare, cercare di tenerlo all’ombra, il tutto mentre si trova a un evento ufficiale e non certo nel suo comodo e confortevole ambiente domestico. Le critiche non si sono fatte attendere: il bambino sembrava essere tenuto maldestramente, come se potesse scivolarle da un momento all’altro, non indossava un cappellino per il sole e non aveva neanche le calzine!

Niente di così dissimile da quello che può accadere a ogni neo-mamma semplicemente camminando per la strada. Questa è una testimonianza riportata nel bellissimo libro di Daniel Stern e Nadia Bruschweiler-Stern Nascita di una madre: Come l'esperienza della maternità cambia una donna:

“All’inizio, quando uscivo con mia figlia per fare qualche commissione, avevo l’abitudine di metterla nel marsupio. Nella prima giornata tiepida dell’anno la presi dunque con me, tutta eccitata per quell’uscita sotto il sole con la mia bambina. Mentre mi trovavo in biblioteca, mi si avvicinò una signora che non conoscevo, dicendo: «Mi scusi, ma non sa che la piccola può prender freddo? Le metta subito le calzine». In preda al nervosismo, mi misi a rovistare nella borsa finché le trovai e gliele infilai immediatamente. Più tardi, mentre stavamo tornando verso casa, mi fermai a un incrocio in attesa del verde. Stavo ormai cominciando ad abituarmi agli sguardi degli sconosciuti che fissavano la piccola e ai loro sorrisi, ma quella volta notai un uomo vicino a me che aveva un’aria particolarmente interessata. Alla fine si chinò verso di me e disse: «Scommetto che è il suo primo bambino. Le conviene toglierle le calzine, fa troppo caldo». Di nuovo innervosita, gliele sfilai in tutta fretta prima ancora di attraversare la strada”.

 

Bambini o piccoli adulti?

Anche Kate non è stata risparmiata dalle polemiche. Il motivo? Non aver aiutato Meghan con il piccolo Archie (magari a mettergli le famose calzine?) perché “distratta” a badare ai suoi tre (3!!!) figli! Ma non solo, anche rispetto al comportamento “poco educato” tenuto dai propri pargoli sembra non le siano state risparmiate aspre critiche. George che correva di qua e di là senza prestare attenzione al padre che giocava e la piccola Charlotte che avrebbe “osato” giocare col bagagliaio dell’auto e inscenare con fratello una partita di calcetto! Veramente inaudito per due bambini di 6 e 4 anni!

Troppo spesso si pretendono comportamenti adultomorfi dai bambini e un’irrealistica quanto distorta “perfezione” dalle madri. Ognuno con o senza esperienza sembra senta di doversi elevare a giudice non appena nota qualcosa che non condivide, non comprende o lo disorienta nel comportamento di una madre. Perché?

Forse perché molti proiettano su ogni madre le aspettative da “favola” che i britannici nutrono nei verso i reali inglesi. Si pretende, spesso inconsapevolmente, che quella madre, chiunque essa sia, incarni lo stereotipo di madre “perfetta”, totalmente oblativa e onnisciente nei confronti del proprio bambino. La vita, quella vera, è (per fortuna) ben altra:

le madri non sono perfette, appena nasce il bambino non sanno fare le madri ma lo imparano col tempo, sbagliano e imparano dai propri errori e, sì, ai bambini servono queste madri imperfette perché crescono e maturano anche grazie alle loro occasionali mancanze, alle graduali e inevitabili frustrazioni con cui devono confrontarsi. Non per nulla Donald Winnicott, uno degli psicoanalisti più autorevoli sul legame madre- bambino, non ha mai parlato di madri perfette, ma di madri “sufficientemente” buone.

 

Le (necessarie) imperfezioni di ogni madre

Quello di Daniel Stern e Nadia Bruschweiler-Stern è un libro che dovrebbe essere letto da tutti, donne alle prese con la scoperta della maternità, ma anche da coloro che non si esimono considerare una donna che è madre come qualcuno a cui bisogna dare suggerimenti e consigli non richiesti:

“… ci sono spinte innate che vi portano a compiere determinati gesti, come sorreggere la testa del piccolo, accarezzarlo in un dato modo, o rivolgerlo verso il seno. Infine, ci sono le potenti aspettative imposte dalla società e quelle che avete nei confronti di voi stesse. (…) Per lo stesso motivo, commenti apparentemente insignificanti (…)vanno a colpire le vostre ansie più profonde e non potete fare a meno di vivere queste osservazioni come un grave appunto alle vostre capacità di madre. (…)È in gioco qualcosa di importanza vitale e qualsiasi segnale che mini la fiducia in voi stesse mentre siete impegnate in un compito del tutto nuovo è visto come destabilizzante e quindi non può essere sopportato”.

 

Bibliografia:

Daniel Stern e Nadia Bruschweiler-Stern. 2017. Nascita di una madre: Come l'esperienza della maternità cambia una donna (Italian Edition) . MONDADORI.

Winnicott, D. W.,(1965) Sviluppo affettivo e ambiente: studi sulla teoria dello sviluppo affettivo. A. Armando, Roma 1974.

 

Leggi anche Super donne tra maternità e carriera >>

 

Foto: Lapresse