Xenofobia: la paura dell’altro

La xenofobia viene spesso scambiata per razzismo ma ha delle radici psicologiche molto più profonde!

Xenofobia: la paura dell’altro

Cos’è la xenofobia? Nella cronaca di tutti i giorni si parla del difficile rapporto con l’altro e si finisce per scambiare la xenofobia per il razzismo.

Il razzismo è infatti una convinzione/attitudine: credere che la specie umana sia composta da più razze diverse tra di loro e per giunta ordinabili in termini di qualità.

Date queste premesse è facile cercare (e trovare) dei parametri che possano sostenere l’idea che una razza sia indiscutibilmente migliore delle altre.

La xenofobia è una vera e propria forma di ostilità nei confronti di gruppi differenti per status socio-economico, provenienza, religione, ecc.

Non si tratta dunque di pretendere di essere migliore, ma semplicemente di non accettare chi è differente che viene visto con sospetto o addirittura odio.


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Gruppo o individuo

La xenofobia è un fenomeno che ha una forte rilevanza sociale, ma può essere innescata da meccanismi individuali.

La scarsa accettazione di un gruppo può dilagare velocemente in un altro (ad esempio in una nazione) con conseguenze ad ampio respiro, come ci insegnano i telegiornali ogni giorno, ma gli psicologi si sono soffermati spesso sulle cause scatenanti individuali.

Secondo Freud, l’intolleranza nei confronti dell’altro nasce dalla paura che si scatena nel bambino alla nascita di un fratellino e la convinzione che possa essere abbandonato o che perda l’affetto dei genitori.

Spesso ciò porta a cercare delle conferme in ambito familiare (più facili da raggiungere qualora i bisogni psicologici del bambino siano sempre stati accolti), ma anche a rivolgersi all’esterno, ai coetanei da cui attingere nuove soddisfazioni.

L’ambiente esterno attrae e spaventa e questo sentimento ambivalente si sposterà più verso la curiosità ( e non verso la diffidenza) grazie alla fiducia riposta nell’ambito familiare.

 

Sintomi e cura della paura

L’odio quindi si collega alla paura dell’altro che ci possa togliere qualcosa che spetta di diritto al nostro micro o macro gruppo.

La xenofobia presenta, in crescendo, i sintomi classici delle fobie: l’evitamento (di luoghi o persone che rappresentano l’oggetto fobico), così come reazioni esagerate alla loro presenza che giungono alla violenza e alla discriminazione.

Purtroppo la natura sociale del fenomeno, cioè il fatto che in molti sperimentino livelli moderati di xenobia, fa si che si sviluppi una certa tolleranza nei confronti di discorsi che alimentano ansie e paure, ma quando si passa alla violenza lo xenofobo può essere sottoposto a terapia.

In questi casi l’approccio cognitivo-comportamentale è quello che offre maggiori probabilità di successo grazie ad un’esposizione graduale all’oggetto fobico e alla gestione delle proprie reazioni.

Esistono anche fattori di rischio da considerare in ottica preventiva:

> Contatti traumatici passati con persone considerate diverse.
> Una cultura familiare o sociale basata sulla xenofobia.
> Presenza di sintomi o stati ansiosi.

 

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