Vuoto interiore e disagio psicologico

Il vuoto interiore è un concetto spesso chiamato in causa per definire il disagio psicologico dietro il quale possono celarsi tuttavia condizioni psicologiche molto diverse.

Vuoto interiore e disagio psicologico

“Mi sento così vuoto dentro!” recitava un improbabile coniglietto di cioccolato disteso sul lettino dello psicoanalista in una delle tante vignette circolanti in rete nel periodo pasquale…

Il vuoto interiore è una delle modalità più diffuse con le quali si manifesta e si comunica ai professionisti un disagio psicologico alludendo ad un vago senso di non vitalità e apatia che può avere tuttavia connotazioni diverse fra loro.

 

Il vuoto interiore: la mancanza di significati

Una prima connotazione del senso di vuoto interiore, spesso celata da un comportamento apparentemente opposto sul piano manifesto, è quella della sofferenza narcisistica.

Non esiste solo il narcisista arrogante, presuntuoso e pieno di sé; la vulnerabilità narcisistica può manifestarsi anche in un atteggiamento apparentemente opposto di sfiducia, svalutazione e vergogna di sé.

In realtà questi due aspetti spesso si alternano nella psicologia di una persona narcisista poiché corrispondono a due facce della stessa medaglia: un penoso vuoto interiore corrispondente al non sentirsi mai sufficientemente sicuri di “chi si è”.

Si ricercano conferme, traguardi, ammirazione da parte degli altri ma qualunque traguardo esteriore non potrà spegnere un doloroso senso di falsità legato al sentirsi fondamentalmente degli impostori di se stessi.

Il vuoto narcisistico è dovuto ad un fragile senso di identità: nessun riconoscimento esterno potrà supportarci se non avremo costruito dentro noi stessi un senso di autostima sufficientemente solido, dei valori a cui ispirare le nostre condotte, la capacità di entrare in un’autentica intimità emotiva con altre persone.

Tenersi distanti dagli altri, sentirsi indifferenti e superiori è un modo per non prendere contatto con le proprie vulnerabilità psicologiche, con un sotterraneo senso di vergogna e insicurezza che potrebbe, se avvertito, risultare destabilizzante per l’equilibrio emotivo.

Il prezzo che si paga, tuttavia, è un gran senso di solitudine, mancanza di senso e di scopo nella propria esistenza.

 

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Il vuoto interiore nella depressione e nella psicologia borderline

Ben diverso, psicologicamente parlando, è il vuoto interiore sperimentato da chi porta una sofferenza depressiva. La sofferenza depressiva, si associa da una sorta di distacco dagli altri, ma il disinvestimento nelle relazioni e nelle attività che prima impegnavano la persona è sostituito da un penoso senso di perdita associato ad un vissuto di colpa, indegnità e svalutazione di sé.

All’assenza di significati della sofferenza narcisistica si sostituisce la presenza di significati e vissuti negativi che esauriscono le energie emotive, cognitive e fisiche della persona.

Ancora diverso è il vuoto dissociativo del funzionamento borderline di alcune tipologie di personalità organizzate intorno ad una perenne incapacità di sentire confini affidabili fra sé e gli altri.

Queste persone fluttuano fra stati umorali rapidamente volubili che le portano a vivere esperienze scisse di se stesse e degli altri in un’instabilità perenne di sentimenti, pensieri, comportamenti che rappresentano l’unica forma di vitalità che essi riescono a sperimentare.

In assenza di questo “caos interno” alberga un mortifero vuoto interiore, di non esistenza che motiva molto spesso comportamenti autolesivi (provare dolore provoca sollievo e ripristina i confini de sé).

 

Il vuoto interiore: come affrontarlo

Altri ancora potrebbero essere gli esempi da citare; ad ogni modo, quale che sia il funzionamento di personalità sottostante, il vuoto interiore, inteso come esperienza di essenza di vitalità, è una delle sensazioni che più comunemente motiva una richiesta di consultazione psicologica.

Non sempre cela un vero e proprio disturbo di personalità, a volte può associarsi a lutti, transizioni di vita, crisi esistenziali più passeggere. Ad ogni modo è un soddisfacente senso di “esserci”, di essere vivi in rapporto a sé stessi e agli altri che chiede di essere al più presto recuperato.

 

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