La nostalgia del migrante

Il migrante è una figura in movimento che, nel tentativo di costruire un futuro migliore, volge sempre il suo sguardo al passato con nostalgia.

La nostalgia del migrante

Siamo abituati ormai ai migranti; vediamo persone che cercano di entrare in Italia e in Europa ogni giorno e spesso pensiamo che stiano vivendo un sogno.

Il percorso di migrazione però non è un cammino facile, non lo è per coloro che stanno fuggendo dalla guerra, ma anche per coloro che cercano di migliorare il proprio status e la propria vita.

Chi migra spesso vive una certa tensione tra ciò che vorrebbe e quanto di buono ha lasciato, perché si ha sempre un po’ nostalgia di casa.

 

La sindrome nostalgica

Pensiamo per un momento ai nostri connazionali che scelgono di migrare. A differenza dal passato non pensiamo a dei “disperati”, ma ad un’immagine vincente di chi cerca il successo e l’autorealizzazione personale ai massimi livelli.

Eppure, anche in questo caso, anche per chi non fugge la nostalgia di casa si fa sentire. L’esperta Susan Matt sottolinea le difficoltà di questa scelta che porta a sentimenti di spaesamento, stress e una serie di sintomi che si riassumono nella Sindrome nostalgica.

Tale fenomeno non è molto considerato soprattutto perché è quasi un tabù non emozionarsi per la scelta di abbandonare l’Italia per una nazione migliore.

 

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La separazione dal vecchio

Due sono i passaggi fondamentali nel viaggio migratorio: la separazione dal passato e l’incontro con il nuovo!

Decidere di lasciare il proprio paese è un processo che psicologicamente equivale (a prescindere dalla motivazione) all’elaborazione di una separazione dalla famiglia, dal tessuto sociale, da tutto ciò che è noto e in cui ci si muove agevolmente.

Spesso questa fase è caratterizzata da sentimenti ambivalenti: la speranza e l’eccitazione per ciò che attende si mescola alla paura dell’ignoto.

Il tessuto emotivo che circonda l’evento migratorio è ovviamente contraddistinto dalle motivazioni. Se la difficoltà del passaggio è indiscussa una migrazione che nasce da una guerra è accompagnata da paura e rabbia.

Se la motivazione è un cambio di vita oltre alla delusione nei confronti del proprio paese si possono sperimentare vissuti più positivi legati alla speranza ottimistica di andare incontro ad un futuro migliore.

 

L’incontro con il nuovo

Una migrazione è accompagnata da una serie di fantasticherie sulla qualità della vita nel nuovo paese. Quando finalmente si giunge nel nuovo paese le fantasie si scontrano con il vero “nuovo” innescando spesso un vissuto d’ansia.

Il primo impatto con la cultura, la società e i membri del paese ospitante saranno cruciali, così come la prima impressione ci condiziona nelle relazioni con gli altri individui.

La nostalgia durante le prime fasi nell’incontro con l’ignoto è da considerarsi quasi una costante. In un contesto dove nulla può essere dato per scontato si guarda con affetto ad una realtà (pur difficile) dove ci si sapeva muovere.

L’accettazione di queste prime emozioni dolorose è un passaggio importante per poterle superare.

La nostalgia però non si sconfigge facilmente e spesso il migrante resta caratterizzato da un sogno: Il mito del ritorno.

Arriverà un giorno in cui sarà possibile tornare indietro a quella mitica El Dorado, il paese di origine, la cui immagine per anni potrà essere levigata e addolcita dalla lontananza e dalla nostalgia.

 

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