Il disagio della calvizie: pelo e contropelo

C’è chi ha il terrore di perderli, chi li tormenta fino a strapparseli e chi addirittura li ingoia. Il ruolo simbolico dei capelli è sempre stato molto forte in tutte le culture e in alcuni casi può provocare fobie e comportamenti irrazionali. I capelli maschili sono un archetipo che rappresenta forza, virilità, fertilità, ecco perché il disagio della calvizie è così psicologicamente rilevante. Approfondiamo l’argomento

Il disagio della calvizie: pelo e contropelo

Una recente indagine condotta su oltre 1500 uomini di cinque paesi europei – Italia compresa – ha messo in evidenzia che il disagio della calvizie è vissuto malissimo. Per tre uomini su quattro la chioma è un requisito fondamentale per la bellezza: senza capelli non si è attraenti.

Per un maschio su due infatti la “pelata” è sinonimo di vecchiaia. Inoltre è una convinzione diffusa che se si perdono i capelli si può dire addio alla propria vita sessuale, ma non solo, la percezione degli uomini è che un simile evento potrebbe addirittura mettere in crisi la relazione con il partner. Il disagio della calvizie è così forte che il 30% degli intervistati ammette di investire molto tempo e denaro nella cura dei capelli e nella prevenzione della caduta.

 

Il disagio della calvizie: calvo è sexy?

I capelli non sono soltanto annessi cutanei, ma sono caratteri secondari sessuali. I peli, in particolare, crescono in concomitanza con la maturazione sessuale favorendo in parte il formarsi dell’identità di genere. Anche i capelli hanno un ruolo importantissimo in questo processo e nella percezione della propria immagine, non a caso sono oggetto di estrema attenzione da parte degli adolescenti.

Il disagio della calvizie si sperimenta nel momento in cui i capelli iniziano a cadere e può sorgere un problema di autostima anche grave. Questo è un trauma a tutti gli effetti che per molti va oltre una questione di look: per gli uomini perdere i capelli significa perdere la propria virilità, significa quasi regredire al periodo presessuale e dunque si vive una parziale distruzione della personalità. Facile è inciampare nell’equazione capello uguale mascolinità, anche per chi non soffre di disturbi legati all’autostima o alla percezione dell’immagine di sé.

Per fortuna la moda ha provato a trasformare la calvizie in un ingrediente sexy, infatti negli ultimi anni molti sono cantanti e attori che si sono presentati al pubblico completamente glabri, veicolando il messaggio che la “pelata” sia quanto più di maschio esista al mondo. Ma al di là delle mode, è la fiducia in se stessi che conta.

 

Il disagio della calvizie tra stress e ossessioni          

Il disagio della calvizie può essere una sofferenza così profonda che alcuni maschi preferirebbero sentirsi dire di avere una grave malattia  piuttosto che perdere i capelli. Sono quelli che possono cadere vittime di un’ossessione somatica: la calvizie immaginaria. Chi soffre di questa ossessione è convinto di diventare calvo anche se la quantità di capelli che perde è fisiologica, ossia rientra nel normale ricambio della chioma. Le vittime di questo disturbo sono uomini tendenzialmente troppo preoccupati dell’aspetto fisico. Chi ne soffre conta i capelli che perde mentre fa la doccia, si controlla di continuo allo specchio e arriva al punto di rivolgersi ad esercizi di dermatologi e tricologi.

C’è poi chi invece i capelli li perde davvero e magari la causa non sono né gli ormoni né tantomeno il bulbo pilifero che non ce la fa più. Parliamo degli uomini affetti da alopecia da stress, o alopecia psicogena: una caduta dei capelli che si verifica in seguito a stress gravi e continuati nel tempo.

Trovare soluzioni concrete può essere tecnicamente difficile, ma psicologicamente possibile.


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