Corpo perfetto? No grazie, la perfezione non esiste

“Chili di troppo? Ora non più con …” – “Bucce d’arancia fastidiose? Ora non più con la crema …” – “Come perdere 3 chili in una settimana? Prova la diete del …”. Quello che viviamo è il secolo del corpo. Scopriamo chi abita questo corpo

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L’assoluta centralità del corpo nei nostri tempi è un fenomeno che riguarda maschi e femmine e che si sta allargando in molti Paesi: come testimoniano indagini di costume, l’attenzione alla cura della persona risulta essere al primo posto tra le preoccupazioni di noi esseri umani. Nel tempo si è generata una identificazione tra cura di sé e cura del corpo, intesa come custodia esclusiva dell’aspetto fisico, spesso senza giusta misura. Essere in forma oggi vuol dire avere un corpo perfetto così come spesso ci viene proposto dai meccanismi dell’ advertising pubblicitario. Essere magri, belli, muscolosi, rappresenta un’ambizione e un desiderio per giovani e meno giovani: tutti aspirano ad un corpo più perfetto, in linea con la moda e la tendenza. Diete di ogni genere, creme rassodanti, dimagranti, attrezzi ginnici per rinforzare la corporatura, compaiono ogni giorno sui nostri teleschermi e sui giornali, alimentando un vero e proprio mercato dal fatturato esorbitante.

 

L’esposizione sociale alla magrezza determina un aumento significativo dell’insoddisfazione corporea. La pressione sociale ad essere magri aumenta il rischio dello sviluppo di emozioni negative che tenderanno ad essere compensate, sedate, espresse attraverso condotte alimentari scorrette e non salutari. Il divario tra il corpo che si ha e quello che si desidererebbe avere è una delle cause che più frequentemente porta a sviluppare disturbi alimentari, come anoressia e bulimia. Diverse ricerche hanno mostrato come la percezione della discrepanza tra immagine di sé, ideali proposti dalla società e autostima possono essere considerati i predittori significativi delle preoccupazioni per il proprio peso corporeo. L’autostima svolge un ruolo fondamentale: quando il soggetto ha un concetto di sé positivo è molto meno propenso ad introiettare acriticamente gli ideali proposti dalla società ed è meno probabile che sia fortemente preoccupato per il proprio peso corporeo.

 

Corpo perfetto, animo a dieta

L’ossessione del corpo perfetto porta con sé tante piccole trappole da cui è facile essere sequestrati oggi. L’ossessione per la dieta, per esempio, che induce comportamenti alimentari che ci deprivano dell’autoregolazione naturale, provocando stati emozionali caotici, depressione, senso di vergogna per la nostra forma fisica, autosvalutazione. Ma anche la trappola della magrezza intesa come indicatore di valore o come sinonimo di bellezza, la convinzione che le forme corporee e il peso possano essere modificati secondo la propria volontà e il proprio gusto, nei casi estremi con la chirurgia estetica. Onorare il corpo che abitiamo, amare le trasformazioni temporali come espressione della nostra sincera identità, sono azioni di cura che ci contrappongono alla convenzionalità mediatica.

 

Tutto ciò che accade al livello corporeo incide sul nostro senso di identità più profondo. Le esperienze negative relative alla propria dimensione corporea possono portare a distorsioni del modo di percepirsi e di percepire la realtà. L’individuo che ha un’immagine corporea di sé negativa è costantemente ansioso, imbarazzato, crede che il suo aspetto riveli la sua inadeguatezza personale e l’unico modo per migliorare questa insoddisfazione diventa modificare l’apparenza. Il corpo, mezzo di espressione e di comunicazione, non è l’unica componente dell’essere umano. Ogni organismo è un insieme integrato di corpo, mente e coscienza spirituale. E i latini non avevano torto nel dire: “Omne trinum est perfectum”, ovvero “solo un insieme di tre elementi è perfetto”. La propria valorizzazione è un diritto e un dovere, e questo tipo di bellezza non è sinonimo di vanità, superficialità, ma di salute e benessere, amore per se stessi, auto-accettazione, sicurezza, autostima. Non costruiamo solo il corpo, costruiamo la nostra identità.

 

Fonte immagine: Helga Weber