Sigaretta antistress, stereotipo da debellare

Si fuma per abitudine, per convenzione sociale, per noia e soprattutto per stress… Il tabagismo rappresenta un fenomeno tuttora importante, ma quanto c’è di vero nello stereotipo della sigaretta antistress?

Sigaretta antistress, stereotipo da debellare

Il tabagismo è uno dei fenomeni di chiara dipendenza da sostanze che ha assunto proporzioni epidemiologiche in tutto il mondo occidentale e occidentalizzato.

L’usanza di fumare svariate tipologie di sostanze vegetali appartiene d’altra parte anche a molte culture antiche o estranee alla civiltà moderna. In cosa il tabagismo però si differenzia e perché viene, a torto o a ragione, associato allo stereotipo della sigaretta come antistress?

 

Rituali e tabagismo moderno

Il peyote è un piccolo cactus che cresce spontaneamente in Centro America, soprattutto in alcune zone del Messico. I nativi americani lo utilizzano da sempre per i suoi effetti allucinogeni, sia a scopi terapeutici che durante cerimonie rituali.

Anche nell’antica Grecia d’altronde erano diffusi rituali con caratteristiche simili, basti pensare ai culti dionisiaci che prevedevano danze sfrenate e consumo di vino e di droghe. Il tabacco stesso era sacro per gli Indiani d’America e adoperato per finalità mediche o religiose poiché anch’esso, se consumato in forte quantità, provoca leggeri effetti allucinogeni…

Potremmo dunque sostenere che il consumo di sostanze con effetti psicotropi sia un elemento fortemente presente nelle culture umane e che anche il fumo si iscriva, nei suoi significati antropologici più antichi, entro tali usanze.

In tali assetti tuttavia il fumo, proprio per le sue conseguenze sul sistema nervoso, non veniva consumato quotidianamente a scopo ricreativo, ma in rituali religiosi o di guarigione.

Il consumo di sostanze è dunque associato, nelle culture antiche e non occidentalizzate, a dimensioni collettive e sovrapersonali e per questo fortemente regolamentato entro precisi rituali della collettività.

La sigaretta antistress non era certo un concetto affine agli indiani d’America, ma, come il tabagismo, rappresenta un fenomeno tutto dei giorni nostri…

 

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La sigaretta nella società dei consumi

Potremmo dire che nelle culture antiche ciò che rendeva “sacro” e regolamentato il tabacco o altre sostanze, non era solo il suo effetto psicotropo, ma anche una certa scarsità di risorse cui tali popolazioni dovevano confrontarsi.

L’uso ricreativo della sigaretta appartiene infatti ai tempi moderni perché si iscrive nella società dei consumi dove non è più necessaria una finalità rituale o medica per consumare una sostanza (così come non è più necessaria una fame fisica per il consumo di cibo).

In questo senso anzi, la sigaretta, rappresenta, pur con tutte le sue moderne valenze culturali e sociali (si pensi alla sensuale sigaretta di Sharon Stone in "Basic Instinct"  o al sigaro di Clint Eastwood in “Per Qualche Dollaro in Più”), uno degli indiscussi trionfi della logica consumistica

Un prodotto del tutto esautorato dalle sue antiche valenze rituali e religiose e reso quindi desiderabile in modo a-finalistico: prima ancora che dalla sostanza si è dipendenti dal processo in sé stesso, dal consumo senza scopo, del reiterarsi di un’abitudine. Questo rende la sigaretta un oggetto senza alcuno scopo in sé stesso, se non quelli che il fumatore vorrà assegnargli…

 

Sigaretta e dipendenza compulsiva

Veniamo dunque al noto stereotipo della sigaretta antistress… È proprio così? Fumare aiuta a distendere i nervi o è un’insana abitudine, non solo per il corpo, ma anche per la mente?

Non tutte le persone o non in tutte le occasioni fumano a causa dello stress; specie prima della rigida regolamentazione sul fumo nei luoghi pubblici, la sigaretta rappresentava un forte aggregatore sociale, un modo per stare insieme agli altri.

Anche il cibo d’altronde riveste valenze conviviali simili eppure può assumere anche significati completamente diversi se assunto per cercare distrazione o sollievo da stress emotivi e sofferenze emozionali (si pensi alla fame emotiva e a tutta la gamma dei disturbi alimentari).

Anche il fumo di sigaretta può subire la stessa sorte. In questi casi allora fumare diventa una dipendenza analoga alle abbuffate o alla dipendenza da shopping: un’azione compiuta per cercare distrazione o sollievo da tensioni emotive (alla quale naturalmente si sovrappongono le componenti fisiche della dipendenza da nicotina).

Per tornare al quesito iniziale dunque, se quello del fumo di sigaretta come antistress sia solo uno stereotipo o una verità potremmo rispondere sì.. e no, perché “fumarsi” lo stress rappresenta un sollievo solo temporaneo, ma non una strategia di coping funzionale alla risoluzione del problema, né alla gestione delle emozioni ad esso associate.

In queste circostanze, accendersi una sigaretta diventa un gesto automatico, quasi inconsapevole... Sembra ci sia bisogno di ricostituire una dimensione “rituale” di un comportamento così tanto abusato … È quello che in effetti propone la Mindfulness suggerendo la meditazione come strada per smettere di fumare e recuperare la consapevolezza

 

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Foto: vadimgozhda / 123RF Archivio Fotografico