Dipendenza da videogiochi: come stacco mio figlio dallo schermo?

La dipendenza dai videogiochi è un argomento controverso: da un lato aumentano, insieme alle vendite, l’incidenza di patologie fisiche e psicologiche ad essi correlate, dall’altro demonizzare i videogiochi come diretti “colpevoli” e in assoluto “dannosi” è semplicistico e fuorviante.

Dipendenza da videogiochi: come stacco mio figlio dallo schermo?

Infiammazioni articolari, contratture posturali, problemi comportamentali fino a episodi deliranti: molte le sintomatologie fisiche e psichiche osservate in correlazione ad un uso e abuso di videogiochi che può arrivare fino alla dipendenza là dove il rapporto col videogioco e i suoi personaggi finisce pericolosamente per sostituirsi alla relazione con le persone “reali”.

 

Dipendenza videogiochi

Si chiama “nintendinite” è un neologismo coniato negli anni ’80 per identificare tutte quelle patologie infiammatorie a carico delle articolazioni del polso e della mano che sempre più frequentemente affliggevano coloro che erano fra i più assidui fruitori dei videogiochi della celeberrima azienda giapponese.

Da allora il termine è rimasto in uso, con diverse varianti (wiite, whtsappite, sindrome da blackberry… e chi più ne ha più ne metta) ad indicare quei disturbi fisici correlati con un quadro di dipendenza da videogiochi o comunque di abuso di strumenti tecnologici.

Non sono certo solo i tendini del polso a risentirne ma il benessere psicologico e il rendimento scolastico di bambini e ragazzi. I videogiochi fanno male? Sarebbe una conclusione riduttiva, dipende soprattutto dall’uso che se ne fa.

 

Sintomi fisici e psicologici della dipendenza da videogiochi

Chi non sia un assiduo fruitore di videogiochi potrà trovare sorprendenti alcune notizie facilmente reperibili in rete circa alcuni casi eclatanti di dipendenza da videogiochi arrivati all’attenzione dei medici per sintomatologie e malesseri acuti sul piano fisico o mentale presentatisi a seguito di un uso intensivo e continuativo di questi.

Si parla di infiammazioni delle articolazioni delle mani e dei polsi, problemi posturali a carico del collo e della colonna vertebrale e sindromi da “incontinenza da videogioco” per quei bambini che non ascoltano neanche lo stimolo a urinare pur di non staccarsi dal videogioco neanche un minuto.

Sul piano psicologico e comportamentale poi molti sono gli studi sulla correlazione fra abuso di videogiochi e condotte violente, calo del rendimento scolastico, insorgenza di deficit di attenzione-iperattività e comportamenti alimentari disordinati e obesità.

Tuttavia non tutti i bambini o gli adulti che utilizzano i videogiochi o che rimangono connessi online molte ore al giorno sviluppano una dipendenza o un malessere sintomatologico.

 

Videogiochi e comportamenti aggressivi

Spesso si parla dell’influenza che avrebbero i videogiochi violenti sui loro fruitori specie se molto giovani. Il significato di una possibile correlazione (si badi bene: non di semplice causa-effetto) fra videogiochi e aggressività nei bambini o ragazzi non è tuttavia univoco, ma dalle ricerche emergono prospettive e posizioni variegate.

Ad un certo livello, come osservava anche lo psicologo Albert Bandura, esiste una forma di apprendimento che esita dall’osservazione del comportamento altrui (modellamento) là dove l’altro, in questo caso il personaggio virtuale del videogioco, fornisce un modello di condotta che può venire interiorizzato e riprodotto dall’osservatore.

Le conseguenze del modellamento tuttavia, come hanno osservato studi successivi, non sono univoche; in particolare ciò che favorirebbe, in alcuni e non in tutti, la messa in atto di condotte aggressive sarebbe anche la peculiare modalità con la quale queste vengono presentate nei videogiochi.

In poche parole, non sarebbe la violenza in quanto tale, ma soprattutto il modo in cui essa viene agita e presentata nel videogioco a costituire un modello di condotta soggetto ad imitazione.

Se la violenza è proposta come un comportamento vincente e di successo e per il quale il protagonista non paga nessuna pena, il fruitore del videogioco potrà più facilmente identificarsi in un modello di aggressività invitante perché positivo, vincente e deresponsabilizzato.

 

Attivazione emotiva e identificazione

Ma ci sono altri fattori che possono intervenire nell’influenza che i videogiochi violenti possono avere nello sviluppo di una dipendenza e di condotte aggressive.

Secondo altri Autori infatti i videogiochi, attivando una profonda identificazione del giocatore col personaggio (o avatar se si tratta di giochi online) provocano uno stato di elevata attivazione fisiologica e psicologica, questo stato di elevata tensione che permane anche dopo aver giocato potrebbe influenzare i comportamenti successivi.

D’altra parte può esser vero anche il contrario e cioè che bambini o adulti predisposti caratterialmente a mettere in atto condotte impulsive e aggressive trovino nei videogiochi una sorta di valvola di sfogo in grado di limitare in parte i loro agiti nel mondo reale.

 

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Videogiochi e obesità nei bambini

Lo stesso vale per obesità e comportamenti alimentari incontrollati: se esiste una correlazione fra abuso o dipendenza da videogiochi e obesità nei bambini è pur vero che tale osservazione non ci consente di concluderne semplicisticamente che i videogiochi siano una causa diretta dell’obesità infantile.

Si possono invece chiamare in causa fattori che lasciano ipotizzare una connessione indiretta e ben più complessa fra i due elementi. Ad esempio l’estraniazione dalla realtà circostante e l’alterazione della percezione del tempo, che conseguono ad un uso intensivo dei videogiochi, possono alterare, specie nei bambini, la corretta percezione degli stimoli di fame e sazietà, questa disconnessione con i propri segnali corporei è alla base di molti comportamenti alimentari incontrollati.

D’altra parte sappiamo anche come spesso il cibo rappresenti un modo per sedare sensazioni di stress e tensione, sensazioni che gli stessi videogiochi sollecitano.

 

Passione o dipendenza compulsiva?

Qualunque condotta può essere utilizzata allo stesso modo di una sostanza stupefacente, che siano alcol o droghe, in tal senso parliamo di “nuove dipendenze” cioè della messa in atto compulsiva di comportamenti e condotte di per sé anche intrinsecamente normali se non salutari (si pensi allo sport e al lavoro) verso le quali tuttavia la persona finisce per sviluppare un rapporto di dipendenza con significativa

compromissione della propria vita lavorativa, sociale e affettiva. In altre parole: il rapporto con la “sostanza” o la condotta di abuso finisce man mano per sostituirsi al rapporto con le persone.

Questa discriminante vale anche per i videogiochi, di per sé né “buoni” né “cattivi”. La discriminante più utile per inquadrare un uso intensivo dei videogiochi come una dipendenza non è il numero di ore tout court che bambini o ragazzi vi dedicano, ma l’eventuale ritiro e isolamento sociale che ne può derivare se l’interesse e il coinvolgimento per le attività e le relazioni con le persone “reali” viene sostituito da quello per i personaggi virtuali del videogioco.   

 

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