Depressione e Cannabis

Gli effetti della cannabis sono molto diversi così come i pareri relativi agli effetti collaterali che vede acceso un dibattito sulla legalizzazione di forme meno invasive e "pericolose". l'utilizzo come automedicazione per la depressione e stress è in forte espansione con un errata considerazione degli effetti collaterali e scarsa utilità terapeutica.

Depressione e Cannabis

in Italia è aperta la discussione relativa alla legalizzazione della Cannabis e quindi allo smercio legale della sostanza.

Dopo una prima concessione e quindi l’installarsi di un mercato sempre più florido di quella che viene definita “cannabis light” alcune controversie sembrano riaprire la questione.

Il Consiglio Superiore di Sanità italiano infatti ritiene complesso definire gli effetti reali di questa sostanza, diversa sia da quella illegale che da quella terapeutica, su condizioni fisiche, comportamentali e mentali come le conseguenze depressive, psicotrope e ansiogene.

Questo alla luce del fatto che in letteratura i risultati sugli effetti della cannabis sulla salute mentale, sono ancora contrastanti. Inoltre sarebbe impossibile controllare la quantità e modalità di assunzione.

 

Cannabis: non sono tutte uguali

La cannabis è una pianta dalle cui infiorescenze essiccate è possibile ottenere la marijuana, un insieme di molecole tra cui il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD) che agiscono a livello del sistema nervoso.

TCH ha prevalentemente un’azione psicotropa ed è responsabile dei fenomeni allucinatori e psicotici che colpiscono chi fa uso eccessivo di cannabis, il CBD ha invece effetti opposti, inibenti e ansiolitici.

Queste sostanze agiscono a livello cerebrale con i recettori endocannabinoidi responsabili nel controllo del dolore, dell’appetito, nella memoria, nel sistema immunitario, quello motorio, nella regolazione delle emozioni e tanto altro.

Per questo è possibile un utilizzo terapeutico attraverso un controllo preciso dei livelli di THC e CBD nella cura di dolore cronico, nausea e vomito durante il trattamento chemioterapico, spasmi muscolari nella sclerosi multipla e altri disturbi.

La cannabis light, diversa da quella terapeutica, deve avere per legge una concentrazione di THC minore dello 0.2% per ridurre gli effetti psicotici tipici di questa sostanza. Tuttavia non si hanno certezze sull’assenza di effetti dannosi specialmente nel lungo termine.

Infine la più conosciuta nel mondo dello sballo, la cannabis illegale con elevata concentrazione di THC e CBD oltre ad altre sostanze che alterano il funzionamento fisico e cerebrale inducendo stati psicotici, ansiosi, depressivi, alterazioni percettive, mnestiche, della capacità di giudizio, dipendenza e così via.

 

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Cannabis e depressione: questione complessa

Molte ricerche sono state fatte sugli effetti della cannabis, intesa qui come droga, sui sintomi depressivi, tuttavia la comunità scientifica non ha ancora trovato un accordo comune.

Alcune ricerche hanno dimostrato che un’assunzione continua di cannabis ad alto contenuto di THC, come quella illegale, altera il funzionamento dei sistemi di regolazione dell’umore e determina insorgenza di sintomi depressivi.

Nello specifico THC ad alti livelli interferisce con il corretto funzionamento del sistema dei cannabinoidi riducendo il controllo dell’emotività negativa ed un suo normale funzionamento.

Quindi se nel breve periodo l’euforia e l’alterazione della coscienza sembrano ridurre la sensazione di depressione e la sintomatologia ansiosa, nel lungo termine si possono avere effetti tutt’altro che positivi.

Questo si associa a quanto trovato dal National Institute on Drug Abuse: fumare cannabis riduce la reattività alla dopamina, sostanza implicata nei circuiti del piacere e della ricompensa. Consumatori frequenti infatti vivono stato di apatia, demotivazione, emotività negativa e incapacità di provare piacere e di reagire agli stimoli esterni in ricerca di benessere.

L’effetto apparentemente calmante è anche indotto dalla presenza di CBD che interagendo con il sistema cerebrale crea senso di benessere e rilassamento, contrastato poi dagli effetti di altre molecole.

 

Cannabis light e depressione

La legalizzazione della Cannabis light ha incrementato l’utilizzo erroneo della stessa per uso auto-terapeutico. Il basso contenuto di THC e la presenza sostanziosa di CBD che ha effetti ansiolitici e calmanti, facilita i consumatori ad assumerla per favorire sonno, riduzione dello stress, depressione, ansia e altri sintomi della frenesia quotidiana. Oltre ai normali scopi di “sballo” ricercati nella droga conosciuta.

Seppur provati gli effetti benefici e calmanti di CBD, ma l’assunzione dello stesso attraverso la cannabis light può essere dannoso e non generare gli effetti desiderati e possibili con assunzione farmacologica della sostanza.

Gli esperti infatti riportano che l’impossibilità di controllare il dosaggio molecolare, la quantità di sostanza assunta, la modalità di assunzione e la possibile interazione con altri farmaci o condizioni mediche possono portare a dipendenza, ad effetti collaterali e alterazioni della condizione psicofisica.

Quindi l’automedicazione con sostanze che seppur legalizzate che smuovono la critica degli esperti nel campo delle dipendenze e della salute fisica sembra non essere la scelta ottimale e potrebbe essere dannosa al pari dell’utilizzo di droghe illegali.

La diversa composizione chimica e la legalizzazione non giustifica l’assunzione libera e con spensieratezza, perché al pari degli stessi farmaci e delle droghe può creare assuefazione cerebrale, dipendenza e effetti opposti.

 

Cannabis e depressione: il ruolo dell’individualità

Non tutti i consumatori di cannabis subiscono gli stessi effetti nel breve e lungo termine.

L’uso frequente di cannabinoidi fin dalla giovane età espone maggiormente a rischio di dipendenza, demotivazione, tipica della depressione, abbandono scolastico e calo degli interessi e del piacere fino all’insorgenza di psicosi. Nei casi gravi altera le connessioni tra le diverse aree del cervello, ancora in formazione, e quindi il funzionamento.

Anche la genetica fa la sua parte; infatti un utilizzo frequente di cannabis in presenza di alterazioni dei geni per la serotonina, neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione dell’umore, incrementa la possibilità di insorgenza di sintomi depressivi.

Nella valutazione degli effetti vanno inoltre considerate la presenza di altre patologie fisiche e mentali che potrebbero interferire con l’assunzione di cannabinoidi e favorire una dipendenza patologica alla sostanza.

È bene sempre rivolgersi a specialisti ed utilizzare farmaci e sostanze pseudo-terapeutiche con cautela e accompagnamento anche attraverso percorsi e terapie specifiche e di diversa natura.

 

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