Personal branding: cos'è?

Cos'è il personal branding? Quanto è importante per un'azienda monitorare la propria presenza in Rete? Vediamo insieme come sta cambiando il mondo del lavoro e quanto è importante per un singolo o un'impresa avere una buona reputazione su Internet

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©Aleksandr Davydov / 123rf.com

Trattare la propria immagine come un brand e, per questa ragione, avere sempre molta cura di come questa appare in pubblico.

A ben vedere, il concetto di personal branding non si discosta poi molto da quello più familiare di reputazione.

Anzi, a voler essere più precisi è po’ come se lo inglobasse. Con la sola differenza che oggi l’attenzione è tutta rivolta a internet.

Va tuttavia detto che è assai difficile, per non dire impossibile, tracciare una linea divisoria tra il mondo virtuale e la realtà “vera”.

Questo perché gli effetti del virtuale subito si ripercuotono sul reale.

 

Personal branding: caratteristiche e problematiche

Si pensi, ad esempio, a un’azienda, e al fatto che questa possa essere percepita “online” come inefficiente, scarsamente innovativa o, ad esempio, con una produzione particolarmente inquinante per il territorio in cui è localizzata.

Ebbene, sarebbe davvero difficile per i suoi manager riuscire a frenare un simile tam tam su internet, per evitare che ben più gravi effetti possano ripercuotersi sui suoi bilanci.

Lo stesso per il caso dei professionisti. Certo, con ogni probabilità si tratta di una semplificazione eccessiva, ma solo per dire che con internet certe caratteristiche del nostro agire non sono affatto cambiate, piuttosto hanno assunto un carattere “globale”. E il risultato è che anche i suoi effetti sono diventati più grandi.

Il meccanismo, cioè, è sempre lo stesso: ciascun essere umano tende a fidarsi molto di più del parere di amici, conoscenti o vicini di casa che non della pubblicità che passa in tv o sui giornali.

Allo stesso modo, oggi, si presta decisamente più ascolto alle parole scritte da uno sconosciuto, in un forum o blog, che non alle promesse lanciate da un’azienda o singolo professionista. Il motivo, d’altra parte, è abbastanza intuibile: chi “posta” i propri commenti, siano essi positivi o negativi, difficilmente ha interessi particolari che lo spingono a dire ciò dice.

La sua opinione, pertanto, appare del tutto “genuina”. A fronte di ciò si spiega anche il perché del massiccio ricorso, da parte di aziende, istituzioni e professionisti, a forme di buzz marketing od altro genere di strumenti per fare “rumore” (positivo) attorno a marchi e iniziative.

 

Immagine | Torley