I ritardatari sono ottimisti?

Siete dei ritardatari cronici? Vi ritrovate spesso a correre all'ultimo minuto o a far aspettare gli altri nonostante tutti i vostri sforzi per essere puntuali? Potreste essere esageratamente ottimisti!

I ritardatari sono ottimisti?

Si dice spesso che i ritardatari cronici siano persone egocentriche, irrispettose del tempo altrui e fondamentalmente aggressive perché “costringono” gli altri ad attenderli per ore.

Ma questa potrebbe essere una conclusione affrettata. Stando ad alcune ricerche, ci sarebbero molti altri meccanismi che potrebbero spiegare il comportamento di queste persone. Tutti però sembrerebbero avere una distorta percezione del tempo e una certa dose di “ingenuo” ottimismo.

 

I ritardatari non sono tutti uguali

Lo studio proviene dalla San Francisco State University ed è il punto di partenza del libro Never Be Late Again (2002) redatto da Diana DeLonzor, un’esperta e formatrice aziendale sulla gestione del tempo.

Lo studio in questione ha reclutato 255 persone, tutti ritardatari cronici, al fine di analizzare cause e caratteristiche del loro comportamento. I risultati hanno permesso di evidenziare diverse tipologie di ritardatari; vediamo in breve le principali a cui, per esigenza di chiarezza, ho cercato di dare un “titolo”.

 

  • I ritardatari arroganti. Per queste persone arrivare in ritardo sarebbe effettivamente un segno di egocentrismo in accordo con il più classico degli stereotipi; costoro agirebbero il “potere” di far aspettare gli altri sottintendendo più o meno implicitamente che il proprio tempo ha maggior valore di quello altrui.
  • I ritardatari che non riescono a dire no. Un’altra categoria di ritardatari è rappresentata da coloro che si ritrovano a dover concentrare troppe cose in poco tempo a causa di una sostanziale difficoltà a dire di no. Per non deludere nessuno si sobbarcherebbero di tutta una serie di richieste che poi non riuscirebbero a gestire nei tempi previsti.
  •  I ritardatari dello “sprint finale”. Avete presente quelle persone che se devono prepararsi per un esame o lavorare alla consegna di un progetto si iniziano a muovere solo a ridosso della scadenza? Costoro riescono ad attivarsi e concentrarsi produttivamente solo quando si sentono “sotto pressione”. Per questo motivo non iniziano a far nulla prima che sia già “troppo tardi”.
  • I ritardatari con la “testa fra le nuvole”. Poi ci sono loro, i distratti, i sognatori, i più creativi magari; coloro che vivono sempre  con la testa da un’altra parte, che non badano alle cose pratiche e possono perdere l’indirizzo del luogo di un appuntamento o andare incontro ai più improbabili inconvenienti. La loro mente viaggia su altri ritmi e probabilmente si dimenticano anche di annotare i loro impegni sull’agenda (sempre che ne abbiano una)!
  • I ritardatari ansiosi. Un’ultima categoria, non meno importante, è quella di coloro che arrivano sempre in ritardo a causa di livelli di ansia troppo alti verso gli impegni che li attendono. Può darsi, anzi, che proprio di fronte agli impegni a cui tengono di più possano accumulare un ritardo maggiore che non avrà altro risultato se non quello di amplificare, in un circolo vizioso, il proprio livello di stress!

 

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Ritardatari e ottimismo “ingenuo”

Sebbene esistano diverse tipologie di ritardatari, gli studi di Diana DeLonzor sembrano evidenziare alcune caratteristiche cognitive comuni alle categorie sopra elencate.

Queste persone, infatti, sembrerebbero avere un’alterata percezione del tempo, non riuscire cioè a stimare realisticamente l’effettivo trascorrere dei minuti e delle ore. Questo li porterebbe a sottostimare il tempo effettivamente necessario a svolgere determinate attività e ad accumulare in tal modo più incombenze di quelle che possono realmente svolgere.

Questo stile cognitivo avrebbe, secondo l’autrice, improntato ad una sorta di ottimismo “ingenuo” affine a quello che viene comunemente definito come pensiero magico.

Ritrovarsi a organizzare la propria agenda secondo questa modalità cognitiva significherebbe dare per scontato che le cose andranno bene, senza incontrare alcun intoppo o imprevisto come se, appunto, si vivesse in un mondo incantato più che nell’imprevedibile realtà di ogni giorno. Ma non è possibile fare tutto e subito!

 

Ritardatari e gestione del tempo

Anche Guy Winch sostiene che il problema dei ritardatari cronici sia quello della gestione del tempo, queste persone infatti tenderebbero a non considerare elementi e dettagli più che rilevanti in quello che è il tempo che realmente si impiegherebbe per fare una determinata azione.

Ad esempio possono non calcolare il tempo impiegato per arrivare alla fermata di una metropolitana o l’attesa della stessa, né preventivare possibili imprevisti durante il percorso. Pertanto, salvo rare e fortunate eccezioni, sarebbero sempre in ritardo, facendo appunto dell’eccezione la regola.

 

Confrontare le aspettative con la realtà

Sebbene il ritardo cronico sia un fattore difficile da modificare, sia Diana DeLonzor che Guy Winch mostrano un certo ottimismo: con l’allenamento costante e l’autoconsapevolezza è possibile imparare a riconoscere i propri “punti ciechi” nella gestione del tempo e riprogrammare la propria agenda secondo tempi più realistici.

Si tratta in qualche modo di confrontare le proprie aspettative con la realtà: confrontare il tempo previsto con quello effettivamente impiegato. Può sembrare una banalità, ma per chi è perennemente in ritardo non lo è perché, appunto, non è abituato a riflettere sul modo in cui gestisce e programma il proprio tempo ritrovandosi molto spesso sorpreso e disorientato del proprio ritardo almeno quanto coloro che lo stanno aspettando!

 

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Foto: Dan Grytsku / 123rf.com