8 settembre, Giornata internazionale dell'alfabetizzazione

8 Settembre, Giornata internazionale dell'alfabetizzazione che ribadisce l'importanza di saper leggere e scrivere, diritto che viene ancora oggi negato a moltissime persone. Le conseguenze di tale processo sono importanti e si intersecano tra il livello sociale e quello individuale/psicologico.

8 settembre, Giornata internazionale dell'alfabetizzazione

L'8 Settembre è la Giornata internazionale dell'alfabetizzazione, tema che a noi può sembrare scontato, ma non lo è neanche nella nostra società.

L'alfabetizzazione della popolazione è fondamentale sia a livello individuale, ma anche collettivo ed è il primo ostacolo all'integrazione e alla crescita personale. Vediamo alcuni importanti risvolti psicologici.

 

Alfabetizzazione e pace

Se gli psicologi hanno sottolineato, attraverso le loro ricerche, quali sono i risvolti positivi individuali dell'alfabetizzazione, non sono da trascurare le conseguenze sociali.

La pace è, ad esempio, il tema individuato dalla Giornata internazionale dell'alfabetizzazione che si terrà l'8 Settembre. Secondo le stime attuali nel mondo ci sono circa 67 milioni di bambini che non possono accedere all'istruzione e 72 milioni di adolescenti. La possibilità di apprendere a leggere e scrivere è il primo passaggio per una mente libera e indipendente e per poter accedere autonomamente alla conoscenza con il proprio spirito critico.

L'obiettivo della Giornata è quello di rilanciare il tema dell'alfabetizzazione come punto di partenza per promuovere la pace universale diminuendo il potere di gruppi che sfruttano la scarsa conoscenza al fine di convincere gli individui della bontà della loro causa.

Questo scopo sociale è ottenibile grazie ai cambiamenti individuali che comporta l'apprendimento del linguaggio; vediamo le conseguenze a carico del pensiero e delle emozioni.

 

I benefici della lettura

 

Linguaggio e pensiero

Molti psicologi si sono interessati al legame tra inguaggio e pensiero e a come l'uno sviluppi l'altro, prendiamo qui in esame la prospettiva di Lev Vygotskij.

Pensiero e linguaggio non avrebbero una radice unica; il primo origina dall'interno mentre il secondo viene appreso grazie all'ambiente, ma con il tempo le due strade convergono.

Il bambino inizia a parlare esprimendo la sua natura sociale, per entrare in relazione con le persone e agire con il proprio ambiente facendo chiarezza sui suoi bisogni.

Con l'aumentare delle sue capacità il linguaggio assume anche una valenza "organizzatrice". Non è insolito infatti, sentire i bambini parlare ad alta voce anche quando giocano da soli, descrivendo le proprie azioni ed intenzioni. Questo discorso, secondo Vygotskij, è un'esternalizzazione di ciò che farà il pensiero in seguito, aiutare il bambino e poi l'adulto a portare avanti dei compiti.

L'apprendimento del linguaggio e la sua gestione sempre più raffinata (quindi anche in termini di scrittura e lettura) diventa un ausilio anche per la maturazione del pensiero e l'uso di processi sempre più raffinati di ragionamento.

 

Alfabetizzazione... emotiva

Il linguaggio ha effetto sul pensiero, ma anche sulla sfera che tradizionalmente "appartiene" al cuore: le emozioni. L'alfabetizzazione e l'acquisizione del linguaggio con l'apprendimento delle sue sfumature permette anche di gestire meglio le proprie emozioni: ciò è stato definito alfabetizzazione emotiva.

Questo processo, che è alla base di molti percorsi scolastici, prevede che i bambini imparino a riconoscere quali eventi scatenino la risposta emotiva e che comportamenti vengono messi in atto. Tra questi due processi il bambino impara a riconoscere, e non solo a subire, la propria rappresentazione del mondo di cui l'emozione è espressione. Dare il giusto nome a ciò che si prova e riconoscere la propria reazione al mondo è fondamentale per non lasciarsi trascinare.

 

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