Cosa cura il logopedista

Il linguaggio e la comunicazione sono fonte di interazione e relazione con il mondo. Una loro compromissione va presa in carico e trattata da esperti quali i logopedisti.

Cosa cura il logopedista

Il linguaggio è l’elemento che contraddistingue l’uomo dalle altre specie animali, è ciò che permette di comunicare al mondo e con il mondo, offre la possibilità di capire le intenzioni e il pensiero altrui, di comunicare le emozioni, il nostro vissuto e il nostro flusso di pensieri, di apprendere, di arricchire le relazioni e creare una rete attorno a noi.

Vista la centralità, in caso di disturbi delle capacità linguistiche e comunicative, è bene intervenire tempestivamente affidandosi alla professionalità degli esperti in campo linguistico e comunicativo: i logopedisti. Abbiamo intervistato tre professioniste del settore, attive presso il Centro Elpis di Ispra (Va) per chiarire il vasto ambito di azione della logopedia: Oriana Profita, Cristina Poloni e Laura Lazzari.

 

Chi è il logopedista e qual è la formazione base per giungere a questa professione?

Una premessa è necessaria. La logopedia (dalle parole greche logos "discorso" e paideia "educazione"), è innanzitutto una branca della medicina e si occupa di vari aspetti che vanno dallo studio, alla prevenzione, alla valutazione, nonché alla cura delle patologie e dei disturbi della voce, del linguaggio, della comunicazione, della deglutizione e dei disturbi cognitivi connessi come ad esempio problematiche legate alla memoria e all'apprendimento.  

Il logopedista in prima battuta elabora, anche in equipe multidisciplinare, il bilancio logopedico volto all’individualizzazione e alla soddisfazione del bisogno di salute del paziente. Nello specifico pratica attività terapeutica per la rieducazione delle disabilità comunicative e cognitive, utilizza terapie logopediche di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio, verbali e non verbali, propone l'adozione di ausili, ne addestra l'uso e ne verifica l'efficacia. Inoltre svolge attività di studio, didattica, e consulenza professionale nei servizi sanitari e in quelli dove si richiedono le competenze professionali e può lavorare in strutture sanitarie, pubbliche e private, in regime di dipendenza o in regime di libero professionista.

 

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Quali sono gli ambiti di intervento del logopedista?

Il raggio di azione è molto ampio e abbraccia diversi campi di interesse. Ad esempio in ambito neuro-comportamentale è attivo in caso di traumi cranici, patologie cerebrali, autismo, deterioramento cognitivo.

In quello otorinolaringoiatrico e foniatrico si lavora nei casi di disfonia, disartria, dislalia, difficoltà di linguaggio legate alla sordità congenita o acquisita, balbuzie, disfagia, deglutizione disfunzionale. Ma possiamo trovare interventi anche in ambito neurologico o neuropsicologico, nei casi di afasia, aprassia, agnosia, ritardo di sviluppo del linguaggio, disturbo fonologico, disturbi dell'apprendimento, ritardi menali, disturbo dell'attenzione, disturbo specifico di linguaggio, disprassia verbale. 

 

Quali strumenti a livello generale utilizza il logopedista?

A livello molto generale possiamo dire che utilizziamo test standardizzati per le varie fasce d’età, quindi si parla sia di età evolutiva che adulta, per valutare le competenze rispetto all’età e stabilirne gli eventuali obiettivi di trattamento. 

 

Quali sono gli interventi fatti con adulti o anziani?

Con l’adulto si possono trovare diverse patologie, dovute a lesioni cerebrali, tra cui le principali sono: disfagia, ossia la difficoltà nella deglutizione, afasia, difficoltà di comprensione e/o produzione del linguaggio, disartria, difficoltà nell’articolazione del linguaggio. Il logopedista lavora su queste aree con modalità differenti in base alla patologia e alla gravità, con lo scopo di ridurre l’entità del deficit e fornire indicazioni sulle strategie da utilizzare nella vita quotidiana.

 

Cosa sono e quali sono i disturbi del linguaggio?

I disturbi del linguaggio sono difficoltà che riguardano la sfera linguistica e direi più in generale quella della comunicazione. Possono manifestarsi in età evolutiva, così come in età adulta: in quest’ultimo caso si parla di disturbi del linguaggio acquisiti perché sono la conseguenza di eventi di tipo neurologico (ictus, tumori, malattie neurodegenerative).

Se posso fare un esempio direi che il disturbo acquisito più conosciuto è l’afasia, esito di eventi neurologici che colpiscono l’emisfero sinistro del nostro cervello, ovvero la zona deputata al linguaggio. Mentre per quanto riguarda i disturbi del linguaggio in età evolutiva hanno origine diversa, poiché in questo caso parliamo di difficoltà che si manifestano nell’acquisizione del linguaggio. Possiamo parlare di disturbi “specifici”, ovvero che riguardano in maniera selettiva le abilità linguistiche a vari livelli: fonologia, lessico, morfosintassi, sia sul versante recettivo che espressivo.

In verità, negli ultimi anni gli studi scientifici e clinici hanno messo in evidenza la presenza di difficoltà in aree diverse dal linguaggio, che si presentano unitamente alle difficoltà linguistiche, come sicuramente la memoria ma anche attenzione.

 
Che ruolo ha il logopedista nell’equipe per diagnosi di disturbo dell’apprendimento?

Il nostro ruolo è quello di valutare se le difficoltà che sono state riscontare negli apprendimenti possano avere una base linguistica. Ad esempio un bambino che ha delle difficoltà nella comprensione grammaticale delle frasi avrà anche difficoltà nella comprensione dei testi scritti. Oppure un bambino con difficoltà di accesso al lessico sarà più in difficoltà nelle verifiche orali.

Attraverso una valutazione delle componenti linguistiche sia in produzione che in ricezione si possono dare indicazioni per degli adeguati strumenti compensativi e/o dispensativi.

 

Quali sono i campanelli di allarme per un genitore che dovrebbero far richiedere l’intervento del professionista?

Difficile rispondere perché bisognerebbe fare una specifica per ogni disturbo a cui abbiamo accennato prima. In linea molto generale direi che chiaramente, la presa in carico precoce, per esempio, per un ritardo di linguaggio, che non ha rispettato le fisiologiche tappe di sviluppo linguistico, è essenziale, per prevenire eventuali disturbi dell'apprendimento correlati. Oppure in caso di forti traumi o problematiche alla nascita è bene tenere monitorato lo sviluppo e quindi magari fare una visita di valutazione dallo specialista che in ogni caso non guasta, ma può essere importante.

 

In cosa consiste l’approccio logopedico in caso di autismo infantile?

Credo sia doveroso specificare che, visti i tanti punti interrogativi che ruotano attorno all’autismo, l’evoluzione di molti casi clinici ci permette di affermare con certezza che una prognosi favorevole e miglioramento siano correlati alla precocità dell’intervento. Oggi come oggi abbiamo indicatori che permettono all’equipe multidisciplinare di eseguire una diagnosi accurata precoce già prima dei 2-3 anni.  

Da qui è doverosa una proposta di un intervento intensivo e precoce. Come professionisti ci si chiede spesso quali scelte riabilitative si debbano intraprendere, e quali siano quelle più efficaci, ma credo che la cosa fondamentale sia una scelta riabilitativa globale che abbracci tutti i contesti di vita quotidiana del bambino. Per quanto riguarda il nostro specifico raggio di azione direi che l’intervento logopedico si basa sulla riabilitazione linguistica precoce, globale, lavorando su tutti i fronti come i prerequisiti alla comunicazione, i prerequisiti cognitivi, le prassie orali, l'aspetto fonologico, la pragmatica, la semantica, servendosi spesso dell'utilizzo di ausili e strumenti per la comunicazione aumentativa alternativa.

 

È possibile pensare l’intervento logopedico in ottica preventiva? Come?

La logopedia è una disciplina che rientra all’interno dell’ambito riabilitativo, ma una gran parte del nostro lavoro, soprattutto quello che svolgiamo con i bambini, è assolutamente abilitativo, ovvero riguarda l’acquisizione di competenze nuove, oltre a migliorare o potenziare competenze esistenti.

In quest’ottica, l’intervento logopedico non solo rende il paziente competente, ma assume una valenza preventiva. L’intervento precoce in logopedia permette al paziente di apprendere adeguate strategie, o una nuova competenza, per evitare la cronicizzazione di un disturbo, oppure per rendere migliore la prognosi e, di conseguenza, la qualità di vita del nostro paziente e della sua famiglia. Quindi direi che sì assolutamente può essere un intervento preventivo quello logopedico.

 

Cosa si intende per disturbi della deglutizione e articolazione di parola?

I disturbi della deglutizione possono essere di tipi diversi e manifestarsi in tutte le età. Nei bambini possono esserci disturbi della deglutizione legati a movimenti scorretti della lingua (e qui parliamo di deglutizione deviante o atipica) che possono avere importanti conseguenze ortodontiche.

Possiamo osservare che nei bambini affetti da patologie neuromotorie, ma non solo, la deglutizione potrebbe non essere fisiologica, a causa di malformazioni dell’apparato oro-buccale e/o laringeo, e in questo caso parliamo di disfagia, ovvero una difficoltà che riguarda uno o più meccanismi che permettono la corretta deglutizione di alimenti. Questa la possiamo trovare anche in età adulta, solitamente come conseguenza di interventi chirurgici nei distretti muscolari che partecipano alla deglutizione, ma anche in seguito a eventi di tipo neurologico. Spesso è presente anche nelle malattie neuromuscolari e neurodegenerative.

Anche per i disturbi dell’articolazione abbiamo cause e manifestazioni diverse e possono presentarsi a diverse età. Negli adulti si parla di disartria, ovvero la difficoltà ad articolare correttamente i suoni del linguaggio, che consegue a patologie neuromuscolari, così come eventi di tipo neurologico che non permettono più il controllo preciso della muscolatura deputata all’articolazione.

Nei bambini i disturbi articolatori sono abbastanza comuni e si manifestano con difficoltà nella pronuncia di alcuni suoni per scarso controllo e/o coordinazione della muscolatura oro-facciale e/o laringea.

 

In caso di trauma e necessità di riabilitazione per gravi deficit comunicativi, come il logopedista può intervenire?

Prima di tutto è bene dare sicuramente indicazioni alla famiglia e a chi è a stretto contatto con il paziente, su come comunicare con esso, in modo efficace e senza generare frustrazione. Inoltre è possibile intervenire utilizzando un diverso tipo di comunicazione, che è la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), che prevede l'utilizzo di simboli, di gesti o di strumenti tecnologici per compensare le difficoltà di produzione linguistica.

Ci sono diversi approcci che possono essere utilizzati per i gravi deficit della comunicazione e le tecniche da adottare vanno tarate in base al paziente, partendo dalle sue abilità residue e andando a sviluppare un sistema di comunicazione che sia adatto alla sua vita quotidiana.

 

Oriana Profita, logopedista lavora presso il centro Elpis di Ispra (Va), componente dell’equipe per la diagnosi dei Disturbi dell’Apprendimento. Attiva nello studio su Autismo e Arte Terapia, attualmente sta frequentando il Master in Neuropsicologia e Disturbi del Neurosviluppo. Nello specifico si occupa del trattamento di ritardi e disturbi del linguaggio in età evolutiva e adulta e dei disturbi dell’apprendimento, nonché di interventi con bambini con difficoltà inerenti ai disturbi dello spettro autistico. Laurea in Scienze dei Beni Culturali arricchisce il suo bagaglio di conoscenze e interessi.

Cristina Poloni, logopedista, lavora presso il centro Elpis di Ispra (Va), componente dell’equipe per la diagnosi dei Disturbi dell’Apprendimento. Esperta nell’ambito dell’età evolutiva nel trattamento dei ritardi e dei principali disturbi del linguaggio, delle balbuzie e della deglutizione atipica, nonché nel campo dei Disturbi dell’Apprendimento. In età adulta o geriatrica effettua trattamenti dei principali disturbi del linguaggio.

Laura Lazzari, logopedista, lavora presso il centro Elpis di Ispra (Va), è di origine Marchigiana ma vive in Lombardia da diversi anni. Ha vissuto un anno in Spagna per motivi di studio e la conoscenza della lingua Spagnola e Inglese arricchiscono il suo bagaglio di conoscenze assieme alla laurea magistrale in Scienze Politiche. Nella sua professione si occupa, specialmente, di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, disturbi dell’apparato pneumo-fono-articolatorio (in particolare articolazione della parola e della voce) e dei disturbi della deglutizione sia con bambini che con soggetti adulti.

 

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