Il Dalai Lama

Il Dalai Lama è tra le più note guide spirituali nel mondo, e il suo seguito in Occidente ha le sue ragioni. Vediamo quali

Il Dalai Lama

Tenzin Gyatso è il XIV Dalai Lama, massima autorità spirituale del buddhismo tibetano e sovrano assoluto del Tibet. Insomma, guida spirituale e, al contempo, punto di riferimento concreto (e politico) di un'intera popolazione. Il Dalai Lama assomma quindi in sé questo duplice aspetto. I suoi insegnamenti, tuttavia, travalicano i confini per influenzare il mondo intero e anche chi non è buddista, spesso, ne risulta assai affascinato. Si potrebbe anzi dire che è proprio in Occidente che l'attenzione per il Dalai Lama è molto viva.

 

Dalai Lama: le ragioni del seguito in Occidente

Sarà perché con uno stile di vita particolarmente frenetico e, talvolta, decisamente troppo votato al lavoro, quando non al successo e ai soldi, è molto più facile smarrirsi, perdere la via e, allo stesso tempo, vedersi crescere dentro tutta la voglia di riappropriarsi della vita, del vero senso della vita o, per essere più precisi, di una prospettiva insolita - cui magari la nostra cultura non ci ha abituato affatto - e che invece permetterebbe di assegnare, alle cose che capitano nel corso dell'esistenza, la giusta importanza o significato. D'altra parte è anche questo uno dei motivi che, sempre più spesso, spinge finti guru a sostituirsi a personaggi realmente autorevoli, approfittando così di questo malessere latente che poi altro non è che estrema voglia di sana spiritualità. Nel corso degli anni, comunque, il pensiero del Dalai Lama si è diffuso anche a seguito dei molti sui libri, senza contare il numero impressionante di persone che, a vario titolo, si sono occupate di lui perché incantante dal suo messaggio e dal suo “atteggiamento”. Un atteggiamento che, sotto certi aspetti, si avvicina molto a quello di altri leader della resistenza non violenta. Un atteggiamento mentale, si potrebbe dire, e che però non è mai rimasto sospeso come un bell'ideale non concretizzabile, al contrario è stato proprio il modo di affrontare la posizione della Cina rispetto alla “questione Tibet” che poi lo ha portato a vedersi assegnato il Premio Nobel per la Pace nel 1989.

 

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