Food Porn: “buono da vedere” è buono da mangiare?

Food Porn, ovvero quella tendenza a fotografare il cibo, spesso quello più appetibile e calorico, con lo scopo di suscitare piacere sia pure nell’esperienza immaginativa. Oggi sembra più importante che un cibo sia buono da vedere che buono da mangiare. Quali i rischi sulla salute psicologica?

Food Porn: “buono da vedere” è buono da mangiare?

Il famoso antropologo Claude Lévi Strauss (1962) era solito dire che un cibo, per noi civilizzati esseri umani, dev’essere “buono da pensare” oltre che buono da mangiare. Beh, per nell’era antropologica 2.0 sembra che il cibo, oggi, debba anche, e soprattutto, essere “buono da vedere”.

Il Food Porn è diventato, con l’ausilio delle nuove tecnologie, un vero e proprio fenomeno di massa: fotografare il cibo, nelle sue versioni esteticamente e sensorialmente più appetibili allo scopo di suscitare desiderio e piacere.

Questa forma globalizzata di “gastropornografia”, come è stata definita, può avere delle ripercussioni sui nostri comportamenti alimentari e sulla nostra salute psicologica. Vediamo perché.

 

Il Food Porn fra piacere e desiderio

Sebbene siano passati ormai diversi anni, forse in molti ricorderanno l’immagine pubblicitaria di una succinta (e photoshoppata) Eva Longoria nell’atto di mordere voluttuosamente un ipercalorico gelato di un noto marchio italiano.

Al di là delle considerazioni che varrebbe la pena fare sulla sessualizzazione del corpo femminile nelle pubblicità, un altro aspetto rende questa immagine particolarmente emblematica perché esemplifica l’essenza del cosiddetto Foood Porn.

L’utilizzo, cioè, di immagini gastronomiche, spesso esse stesse artefatte dal fotoritocco, per suscitare desiderio, alla stessa stregua di quanto non faccia un’immagine pornografica, che utilizza cioè gli stessi meccanismi “espliciti” relativi al corpo sessuato.

Beh a quanto pare, per noi onnivori del terzo millennio, anche  “spogliare” un gelato può rappresentare un’esperienza edonistica di tutto rispetto!

Questo meccanismo lo ritroviamo nelle immagini pubblicitarie, nelle trasmissioni televisive di cucina, nelle esibizioni degli chef penta-stellati e fin anche nelle immagini postate su social network da persone comuni: se non è buono da vedere (e far vedere) non può essere buono da mangiare.

 

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Il Food Porn sui social network

Una spiaggia del litorale laziale in un weekend di fine giugno, una coppia di ragazzi, lui con una granita in mano sta per portare alla bocca la cannuccia e gustarsi il meritato refrigerio dalla calura esitiva, lei interviene repentina a fermarlo: prima la foto! Era d’obbligo il selfie di lui, lei e la granita (ma non era “il triangolo no”?) da postare molto probabilmente su Facebook a testimonianza della giornata spensierata al mare.

Prima vedere, far vedere, e poi, solo dopo che quel cibo sia diventato appetibile agli occhi multimediali altrui, mangiare! Quello di fotografare e “postare” il cibo che si mangia è un comportamento ormai ubiquitario che ha però poco a che fare con una presa di consapevolezza delle proprie abitudini alimentari.

La foto viene immediatamente agita, evacuata del cyberspazio, utilizzata come strumento per ottenere conferme narcisistiche dal proprio apparire. Il food porn sembra funzionale a nutrire il narcisismo sui social network lontano da una reale presa di consapevolezza di ciò che si mangia. Ma anche a livello mediatico questo fenomeno ha delle ripercussioni tutt’altro che positive sulla nostra salute alimentare.

 

Il Food Porn e le conseguenze sulla salute alimentare

Il Food Porn a livello mediatico e di marketing ha reso la spettacolarizzazione del cibo uno degli strumenti pubblicitari più importanti.

Il succo di frutta si lancia gioioso dentro al bicchiere, la glassa di cioccolato avvolge in un triplo strato il gelato, il cioccolatino dal cuore morbido si tuffa in un mare di crema al gianduia per riemergerne goloso più che mai…

Probabilmente già soltanto a leggere queste descrizioni (in cui potrete riconoscere alcune delle pubblicità più note) vi è venuta fame o, come diceva una vecchia ma intramontabile réclame (come allora ancora si chiamavano), “voglia di qualcosa di buono”!

Eh già perché l’effetto del Food Porn è esattamente questo: siamo bombardati di immagini invitanti di cibi ipercalorici a tutte le ore del giorno e della notte, queste immagini suscitano in noi un comportamento alimentare ad alta esternalità (Schachter, 1968; 1971).

Cioè il desiderio di mangiare non correlato ad una fame fisica, reale, ma suscitato dall’attrattiva percepita del cibo. Questo è uno dei meccanismi che sono stati da tempo riconosciuti essere alla base di comportamenti alimentari abnormi, disfunzionali.

Il motivo è molto semplice: lasciarsi guidare dall’attrattiva percepita del cibo (il suo colore, il suo odore eccetera) nel decidere quando e cosa magiare allontana progressivamente dalla consapevolezza dei reali segnali di fame e sazietà.

Inoltre, questo meccanismo tende ad aggravarsi in condizioni di stress: quando proviamo un forte stato di ansia tendiamo a concentrarci maggiormente sugli stimoli esterni. Questo aumenta l’attenzione verso immagini e stimoli inerenti al cibo e, in coloro che sono soggetti a comportarsi come “mangiatori esterni”, la tendenza a magiare.

Il bombardamento mediatico del Food Porn rischia dunque di rendere la nostra condotta alimentare sempre più inconsapevole, umorale, lontana dai reali segnali di fame e sazietà. Questo aumenta il rischio di obesità e condotte alimentari disfunzionali in coloro che sono più vulnerabili, specie fra gli adolescenti.

 

Food Porn e messaggi paradossali

In ultimo, ma non per importanza, Eva Longoria pubblicizzava quel noto marchio di gelato con un corpo etereo, irrealistico, certamente in contraddizione con quello che avrebbe la maggior parte di noi se mangiasse abitualmente cibi del genere.

Questi sono i messaggi paradossali che si associano al Food Porn: ci viene suggerito un cibo, spesso ipercalorico, presentato in modo appetibile. Ma al tempo stesso ci viene presentato come modello di successo quello di un fisico magro, magrissimo, irrealistico, del tutto in contraddizione con le immagini veicolate degli alimenti.

Forse un po’ di senso critico sulle immagini che vediamo abitualmente non guasterebbe, diventare consumatori più consapevoli potrebbe avere effetti protettivi sulla nostra salute alimentare e psicologica!

 

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