Psicologia e pendolari

Uno studio recentemente pubblicato negli Stati Uniti rivelerebbe quanto, i comportamenti sociali dei pendolari nel mondo occidentale, siano per lo più guidati da una sorta di “comportamento antisociale transitorio” finalizzato a ridurre al minimo scambi e interazioni per uscire indenni da viaggi su metro e autobus sovraffollati. Certo la psicologia del pendolare è messa a dura prova costretta a strategie di adattamento che contribuiscono ad aumentare ansia e stress.

Psicologia e pendolari

Uno studio recentemente pubblicato a nome di Esther Kim (Nonsocial Transient Behavior: Social Disengagement on the Greyhound Bus,  Symbolic Interaction, 35, 3, 267-283, 2012), sociologa università di Yale, evidenzia, non senza una punta di ironia, le strategie comportamentali più in voga fra i pendolari americani per difendersi da viaggi sovraffollati e ridurre al minimo qualunque forma di scambio o interazione. Certo, rendersi soli in mezzo alla folla non è affatto facile, vediamo allora meglio il rapporto tra psicologia e pendolari.

 

Psicologia e pendolari antisociali

Le strategie comportamentali messe in atto dei pendolari studiati dalla Kim farebbero tutte a capo a quello che l’autrice definisce “comportamento antisociale transitorio”, una serie cioè di comportamenti volti ad isolarsi dagli altri e a scoraggiare qualunque forma di avvicinamento o di contatto: rivolgere lo sguardo al finestrino, indossare gli auricolari, occupare con borse o cappotti il posto di fianco al proprio, tutto serve a ridurre quel forzato e artificioso “gomito a gomito” che quotidianamente costringe a violare il proprio spazio personale per condividerlo con dei perfetti estranei.

 

Psicologie e pendolari: la distanza interpersonale

Edward T. Hall, studioso del comportamento non verbale in psicologia, ha da tempo evidenziato quanto, la natura delle distanze interpersonali dipenda tendenzialmente dal tipo di relazione che unisce due persone: i contatti più ravvicinati sarebbero riservato solo ad amici intimi e a familiari, mentre in rapporti più formali la distanza mantenuta dall’interlocutore tenderebbe via via ad aumentare. Tuttavia su autobus e metropolitane nell’ora di punta, che ci si trovi a Roma o a New York, tutto questo non è possibile e si è costretti a subire una violazione del proprio spazio personale da parte di perfetti sconosciuti. Una situazione alienante tanto quanto quella dei comportamenti difensivi messi in atto che alimenterebbero, secondo la Kim, quella cultura dell'isolamento sociale negli spazi pubblici che fa da sfondo all’individualismo ma anche all’isolamento della moderna cultura occidentale.

 

Psicologia e pendolari

I pendolari occidentali non sono capaci di riderci su, direbbero gli Aymara della Bolivia! Presso questa popolazione, infatti, vigono norme sociali molto precise che solitamente ammettono riso e scherzi confidenziali solo fra amici e parenti ritenendoli inammissibili in presenza di estranei. Eppure, quando si trovano a dover viaggiare su autocarri affollati che nulla hanno da invidiare al sovraffollamento dei nostri metrò, avviene un sovvertimento di queste norme sociali. Ridere e scherzare con i propri compagni di viaggio è un modo per trasformare per gioco gli estranei in amici e rendere in qualche modo più tollerabile una situazione spiacevole (Schultz , E., e Lavenda, R., 1999, Antropologia culturale).

Chissà che gli stessi pendolari intervistati dalla Kim, dopo aver raccontato le proprie peripezie quotidiane, non siano stati indotti a guardarsi con un po’ più di ironia

 

Immagine | fotopedia.com