Il ruolo dell'autoironia nell'adolescenza

Imparare a ridere di se stessi come strategia per alleggerire le tensioni dell'essere adolescente.

Il ruolo dell'autoironia nell'adolescenza

L’autoironia è la capacità di ridere di se stessi e del proprio comportamento, ovvero rispondere con una sana e bella risata ad una condizione e situazione che ha in sé qualcosa di spiacevole, imbarazzante e fastidioso.

Imparare a ridere di se stessi ha dei risvolti positivi sull’immagine di sé ma anche nelle relazioni con gli altri, smorzando le tensioni e rendendo le situazioni poco gradevoli, in qualche modo divertenti.

 

Il potere dell’autoironia

L’autoironia è un’ottima difesa verso l’imbarazzo e la vergogna vissuti nelle relazioni a causa di un nostro difetto: ci permette di mostrare all’esterno non solo il nostro limite o difetto ma anche la nostra consapevolezza sullo stesso.

Anticipa un eventuale giudizio negativo degli altri coinvolgendoli in una sana risata. Ci mostra aperti ad eventuali critiche.

Permette di sdrammatizzare una circostanza imbarazzante, stemperando la tensione e il disagio attraverso il riso che rende la situazione meno drammatica, cogliendone gli aspetti divertenti e paradossali. Pensiamo ad una persona che camminando pesta una pozzanghera bagnandosi e guardando le alte persone attorno dice “volevo sentire se l’acqua è bagnata!”.

Riduce l’ansia e la paura perché permette di ridere di qualcosa che ci crea disagio e alla lunga ne riduce la forza e la pericolosità. Questo aumenta l’ottimismo e l’umore.

Pone le distanze da se stessi, dando la possibilità di non prendersi troppo sul serio, ma di concedersi lo sbaglio, il difetto, la mancanza, insomma di mostrarsi più umani. Riduce la tendenza alla perfezione che oggi governa la nostra vita.

Apre alla relazione perché è un ottimo modo per rompere il ghiaccio, mostrando all’interlocutore lati di sé meno piacevoli attraverso il riso che crea complicità e intesa.

Infine è fonte di creatività e produttività. L’autoironia garantisce di andare oltre le cose e di scoprirle da un’altra ottica, nella loro versione meno drammatica, nella loro potenzialità e nei loro aspetti più caratteristici e unici. Ci pone di fronte alla ricerca di nuove soluzione più creative e funzionali.

In qualche modo fa riemergere quel sé bambino che ognuno di noi deve conservare, capace di prendere la vita con leggerezza e di farsi stupire dalla potenzialità delle cose.


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L’adolescenza: caratteristiche e difficoltà

L’adolescenza è comunemente conosciuta come uno dei periodi più critici della crescita. È un passaggio che richiede di lasciare il mondo infantile e aprirsi alla realtà adulta, passando attraverso una serie di cambiamenti tutt’altro che facili e piacevoli a livello fisico, sessuale e cognitivo con elevate ripercussione nelle sfere emotiva e relazionale.

L’adolescente deve fare i conti con un corpo che cambia e spesso non piace, con i canoni della società e quelli autoimposti che gli richiedono performance elevate e perfezione, con un senso di autostima bassa e forte insicurezza verso le proprie capacità e potenzialità spesso derivata dal confronto con altri, con difficoltà relazionali e pensieri ed emozioni nuovi e difficili da gestire.

Spesso vive questo con disagio e paura dedicando eccessive energie nella cura dell’apparire a discapito del suo vero essere. Fatica a non uniformarsi perché teme critiche, prese in giro, esclusione e non accettazione.

Il tumulto di sensazioni vissuto può essere gestito in modo funzionale e superato, raggiungendo accettazione di sé e consapevolezza dei limiti, oppure assumere le vesti di un disagio anche in forma grave come condotte trasgressive e aggressive, disturbi alimentari, stati ansiosi-depressivi, ecc.

 

Il potere dell’autoironia in adolescenza

Assumere un atteggiamento accondiscendente verso di sé e imparare a ridere di se stessi può essere un modo funzionale per affrontare le problematiche legate allo sviluppo in adolescenza. Vediamo come:

Ridurrebbe il perfezionismo che anima gli adolescenti, riducendo l’attenzione alla performance e all’apparenza permettendo di ridere dei propri errori e dei propri difetti, di imparare a sbagliare e ad accettare la frustrazione e il fallimento, osservando gli aspetti più paradossali e comici dell’accaduto e smorzando quelli negativi.

Aumenterebbe l’autostima permettendo di ridimensionare il Sé Ideale sdrammatizzando quelle caratteristiche meno piacevoli e osservando in essa gli aspetti paradossali così da imparare a conviverci. Migliorerebbe l’accettazione di sé, cambiando la prospettiva da “Sono sbagliato, non sono all’altezza” a “Sono fatto così”.

Abbasserebbe la necessità di controllo: gli adolescenti cercano di tenere tutto sotto controllo per far fronte alla miriade di cambiamenti che li coinvolge, spesso con scarso successo. L’autoironia permette di “mollare la presa” e di vivere i nuovi aspetti di sé in modo più leggero e meno preoccupante.

Migliorerebbe la consapevolezza di sé, dei propri limiti e delle proprie potenzialità dando la possibilità di osservare i cambiamenti vissuti non come una fonte di disagio ma come una possibilità di scoprirsi.

L’autoironia potrebbe ridurre la drammaticità, abbassare i toni catastrofici, ridimensionare le cose permettendo di vederle nella loro vera natura e attivando la ricerca di soluzioni creative che favoriscono la crescita.

Alleggerirebbe l’autocritica (mi sento grasso, non mi piaccio, non piaccio a nessuno, non valgo niente, non sono capace di stare in gruppo, non sono divertente, ecc.) rendendo gli aspetti spiacevoli del sé bizzarri e più tolleranti.

Permetterebbe la gestione dell’imbarazzo e dell’insicurezza vissuta nelle relazioni anticipando la risata su un proprio difetto, togliendosi dalla possibilità di essere scherno da parte di altri. Inoltre aiuterebbe a togliere l’imbarazzo iniziale tipico degli adolescenti che si approcciano a coetanei, soprattutto se dell’altro sesso. Una bella e sana risata è un ottimo inizio di conversazione.

L’autoironia è un aiuto nell’ affrontare le cose e in qualche modo un modo di essere, può essere imparata poco per volta, ma richiede un duro lavoro e aiuto del contesto a non drammatizzare le cose, ma a ridimensionarle. Importante porre attenzione in caso di patologia, dove la sdrammatizzazione è ancor meno accettata che da adolescenti con sviluppo tipico.

 

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