Frustrazione, come riconoscerla e liberarsene

La mancata soddisfazione di un bisogno od obiettivo causa frustrazione e disagio. Non fermiamoci alla rabbia e alla delusione provate ma andiamo oltre cercando il giusto modo per andare avanti.

Frustrazione, come riconoscerla e liberarsene

Cerchiamo di immaginare un bambino che piange perché ha fame, ha sonno o “semplicemente” desidera essere preso in braccio e ricevere attenzioni e come risposta ottiene un urlo dell’adulto o peggio ancora indifferenza.

Un adolescente che ricerca un po’ di autonomia e il permesso di uscire un sabato sera sui tanti dell’anno, mettendocela tutta a scuola per guadagnarsi quel momento e ricevere in tutta risposta un “no, stai a casa”.

O ancora un professionista che lavora per ottenere un riconoscimento al lavoro, non dormendo la notte, saltando pranzi e cene in famiglia pur di avere maggior tempo per lavorare e vedere tutto svanire per un soffio.

Volutamente ho estremizzato delle situazioni ma cosa provereste voi al posto di questi bambino, adolescente e adulto? Qualche segno di frustrazione è lecita.

 

La frustrazione: proviamo a definirla

In psicologia la frustrazione viene identificata come quel vissuto che si genera ogni volta che vediamo un bisogno, un desiderio, un sogno, un’aspettativa e un obiettivo svanire nel nulla e fallire.

È ciò che si prova quando il piacere atteso dalla soddisfazione di quanto desiderato o per cui si è lavorato duramente viene spazzato via da qualcosa, spesso inaspettato, che lascia dietro di sé rabbia, amarezza, dispiacere, insoddisfazione e molte volte senso di colpa.

È quell’amaro in bocca e senso di delusione che anima il nostro agire quando ci sentiamo impotenti di fronte agli ostacoli che si pongono fra noi e il nostro obiettivo o vediamo le cose andare in una direzione diversa da quella immaginata, senza sentirci capaci di reagire.

 

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A quali segnali prestare attenzione?

Non c’è un modo unico di manifestare la frustrazione e quindi reagire. C’è un modo personale e unico che dipende da aspetti caratteriali, dalle capacità di problem solving, dal locus of control, dalle esperienze di vita passate e molto altro. Certamente però delle reazioni sono comuni.

Sfido chiunque a non provare rabbia nel momento in cui qualcosa non va per il verso giusto e ci costringe a cambiare rotta. Ovviamente il livello di aggressività varia e questo rende la frustrazione più o meno patologica. La rabbia eccessiva è distruttiva e non porta di certo ad un miglioramento.

Sicuramente si possono avere delusione, senso di vuoto, desiderio di mollare tutto, fatica nel pensare di dover ricominciare o cambiare, fastidio, tristezza, rassegnazione.

Soprattutto nei soggetti con bassa autostima e passività ci sarà una danza sfrenata dei sensi di colpa, auto-colpevolizzazione anche priva di motivazione, idee eccessivamente pessimiste e svalutanti e sicuramente un senso di impotenza. Nei casi peggiori si arriva alla paralisi intesa come l’abbandono di qualsiasi attività per senso di inadeguatezza e incapacità totali.

Ci sono persone che davanti alla frustrazione sembrano impassibili, spesso sono quelle che la vivono in modo peggiore proprio perché non riescono ad esprimerla e si rodono il fegato senza uscirne.

 

Attenzione alle cause

Perché parlare di cause della frustrazione in un articolo il cui titolo parla di riconoscerla e liberarsene? Beh conoscere le possibili cause permette di identificare delle condizioni che portano in sé un potenziale effetto frustrante su chi le vive e quindi agire in ottica preventiva. Per convenzione le cause sono suddivise in quattro categorie:

> cause legate all’ambiente fisico: le più tollerate, l’ambiente e sua disposizione che non permettono di soddisfare i bisogni di chi lo vive. Quindi occhi guardatevi intorno e chiedetevi se state bene nell’ambiente in cui lavorate o vivete.

> cause legate al contesto relazionale o sociale: si parla di regole, modalità di lavoro, libertà di vivere il contesto, integrazione, accettazione sociale, imposizioni pregiudizi e condizioni sociali.

> cause famigliari: molto influenti, si riferiscono al clima famigliare estremamente rifiutante o proibitivo, a livelli di stress elevati, indifferenza e trascuratezza verso i bisogni specialmente emotivi, incoerenza, maltrattamento e tutto ciò che rende l’ambiente e le relazioni famigliari disfunzionali.

> cause personali: difetti personali di carattere psichico, fisico e intellettivo, difficoltà, scopi non raggiunti, conflitti tra fasi di crescita o vissuti interiori. Insomma tutto ciò che è puramente personale e non dipende da altro.

Va da sé che le stesse cause hanno effetti diversi sulle singole persone. Ognuno reagisce a suo modo.

 

Frustrazione: reazione funzionale

Dopo un primo momento di rabbia lecita e un bello sfogo con anche urla, pianti e parole al vento è bene fermarsi e cercare un modo per uscire da questo stato d’animo e riprendere la vita tra le mani.

Il primo passo è accettare la frustrazione ovvero la mancata realizzazione di quanto atteso, permettendosi di sbagliare in caso di errore, accettando gli ostacoli e riducendo il pensiero catastrofista. Fare spazio al pensiero positivo e al locus of control interno e vivere la sconfitta come opportunità.

Ridefinire i bisogni, i desideri e gli obiettivi da raggiungere, considerando la reale possibilità di soddisfarli nel contesto in cui si è, cosa servirebbe, cosa rende la soddisfazione difficile, ridimensionando le aspettative verso di sé ma specialmente verso gli altri che non si possono cambiare e controllare.

Cercare le alternative possibili, dandosi i la possibilità di cambiare e di esplorare nuove realtà, di cercare un modo diverso di raggiungere gli scopi o, perché no, modificare la meta.

Dare a se stessi la possibilità di riprovare, mettendo in campo ogni risorsa possibile per non lasciare nulla di incompiuto e possibile fonte di rimpianto, essere assertivi ed esprimere consapevolmente ciò che si pensa e prova senza lasciare agli altri il potere di decidere per sè, pur ne rispetto dei bisogni altrui.

Lavorare sulla propria autostima, sulle proprie potenzialità e metterle in campo con fiducia e determinazione ma allo stesso tempo diventare capaci di sorridere alle difficoltà, di non giudicare se stessi in base ai successi ma permettersi limiti, difetti e fallimenti vivendoli come fonte di nuova rinascita.

Un consiglio su tutti è di non sottovalutare gli effetti di una frustrazione e imparare a chiedere aiuto, anche a professionisti.

 

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