Gli algoritmi che scoprono la personalità

Il cyberspazio non finisce mai di stupirci.. Uno studio recente afferma che l’accuratezza con cui un algoritmo analizza le nostre preferenze sui social network può superare il giudizio umano fornendo addirittura profili di personalità degli utenti. Attenti quindi a quali “like” cliccate su Facebook!

Gli algoritmi che scoprono la personalità

Attenzione: il Grande Fratello ci osserva! Non sembra affatto uno scherzo, stando almeno alle conclusioni a cui arrivano i ricercatori di uno studio recente: un algoritmo che analizza le preferenze dei proverbiali “mi piace” su Facebook sarebbe in grado di fornire profili di personalità veritieri e affidabili degli utenti, battendo addirittura l’accuratezza del giudizio di amici e colleghi di lavoro.

Solo i coniugi sembrano rimanere ai primi posti, sempre che il divorzio breve non tolga loro anche questo primato, verrebbe ironicamente da dire!

 

Algoritmi e personalità

Lo studio in questione è ad opera di alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge e della Stanford University ed è stato condotto su un campione di 86.220 utenti di Facebook invitati a rispondere ad un questionario per la valutazione dei tratti di personalità (i così detti Big Five): estroversione, socievolezza, coscienziosità, stabilità emotiva, apertura mentale.

Analizzando con un algoritmo le preferenze espresse dai “like” su Facebook si potrebbe arrivare ad un profilo di personalità altrettanto veritiero battendo addirittura i giudizi  “umani” di amici e colleghi: questo quanto concludono gli autori finendo, di conseguenza, per domandarsi in che modo l’analisi sistematizzata delle preferenze sui social possa aiutare nella valutazione della personalità degli utenti al fine ad esempio di valutazioni come scegliere chi votare, chi sposare o chi individuare per ricoprire un determinato ruolo lavorativo.

Ma, si domandano ancora i nostri ricercatori, questo solleverebbe, naturalmente, non pochi problemi etici e di privacy.

Attenti quindi a cosa cliccate su Facebook, o forse si tratta di un allarmismo ingiustificato?

 

Di che personalità stiamo parlando?

Che l’amore della vita possa essere calcolato da un’equazione matematica può far sorridere, che la sovrabbondanza di notizie diffuse sui social possa paradossalmente limitare la libertà di pensiero ci induce comunque a riflettere; ma che i “like” espressi su Facebook possano tratteggiare profili di personalità affidabili per scegliere un partner compatibile con i nostri progetti affettivi o lavorativi: non staremo correndo un po’ troppo?

Mettiamo un po’ di ordine: cosa si intende con tratti o profili di personalità? Che cosa muove gli utenti a cliccare “mi piace” su Facebook? Che differenza c’è tra le valutazioni di personalità tratteggiate da amici e colleghi e la valutazione di un professionista? Forse la ricerca in questione solleva anzitutto molte domande per altro interessanti.

 

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Algoritmi e personalità

Anzitutto è utile chiarire un aspetto: la valutazione di personalità effettuata dai ricercatori si basa sull'osservazione della presenza più o meno stabile di alcuni “tratti”, cioè di alcune dimensioni del funzionamento psicologico di un individuo: possiamo essere più introversi o più estroversi, avere una maggiore o minore tendenza alla socievolezza, essere più o meno affidabili e accurati nei compiti che ci vengono affidati, essere emotivamente pacati o soggetti ad espressioni emotive mutevoli e contrastanti, avere una maggiore o minore capacità di confrontarci con idee diverse dalle nostre e essere più o meno disposti a cambiare le nostre opinioni.

Il questionario sui Big Five valuta in che grado ciascuna di queste componenti è presente nella persona per definire un profilo che ci dica quindi se ci troviamo davanti ad una persona socievole, estroversa e emotivamente magari instabile oppure introversa, pacata e affidabile per fare solo degli esempi piuttosto semplici.

Questa valutazione è ben diversa da una valutazione della personalità entro un quadro globale del funzionamento mentale. Un esempio: l’instabilità emotiva non è detto sia indice in assoluto di una peggiore salute psicologica rispetto a chi non mostra fluttuazioni nello stato emozionale. Molte persone presentano ad esempio una marcata alessitimia, un’incapacità ad esprimere emozioni e a riconoscerle negli altri per cui esprimono il loro disagio per via somatica, senza che la loro sofferenza trovi parole per essere ascoltata e ricevere aiuto.

Difficile quindi stabilire, solo sulla base di una valutazione di tratto, che cosa si intenda per stabilità o labilità emotiva se questo dato non viene inquadrato in una valutazione globale della personalità che tenga conto, in questo caso, della modalità che la persona utilizza per regolare i suoi affetti e gestire le sue emozioni.

Lo stesso ragionamento potrebbe esser fatto per gli altri tratti di personalità che vanno sempre inquadrati nella globalità della persona piuttosto che delle sue preferenze su un social network.

 

Algoritmi e personalità

In quanto alla privacy verrebbe da rassicurare gli autori dello studio: forse si corre nel rischio opposto e cioè che la valutazione delle preferenze sui social, qualora diventasse realtà, influenzi e non di poco l’intenzionalità con cui si esprimono i “like” su Facebook. Lo sanno bene gli psicologi che somministrano questionari diagnostici o di rilevamento di opinioni: la desiderabilità sociale è sempre in agguato, nell’autovalutarsi o esprimere preferenze che verranno valutate da terzi ognuno di noi è sempre portato a fornire, più o meno consapevolmente, un’immagine di sé ritenuta migliore di quella reale.

Dunque attenzione: le cose, per fortuna, sono un po’ più complesse di come sembravano a prima vista, ne frattempo potete continuare a cliccare i vostri “like” senza paura…

 

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