L'empatia sui social network: è possibile?

Le prime teorie sulla comunicazione mediata dal computer che risalgono agli anni '80 descrivevano uno scenario online piuttosto cupo. Conversazioni spezzate e alienanti, in cui indizi sociali ed emotivi venivano del tutto a mancare. Oggi le cose sono cambiate! Gli utenti hanno portato dentro il web il mondo e le emozioni e arriviamo anche a chiederci: i social network sono in relazione con l'empatia?

L'empatia sui social network: è possibile?

L'empatia è descritta come la capacità di entrare in sintonia con il mondo interiore altrui, in termini di emozioni, ma anche pensieri e prospettiva. Non consiste in una fusione con l'altro, perché non facciamo nostra questa visione, ma riusciamo a comprenderla.

L'empatia si basa su un assunto fondamentale: bisogna credere all'altro, a quello che sente e che pensa, nonostante abbia una reazione molto diversa da quella che avremmo avuto nella stessa situazione.

Atteggiamenti empatici sono tipici delle madri che devono mettersi nei panni del proprio bambino per comprenderne i bisogni in assenza della parola, ma anche gli uomini riscoprono un atteggiamento empatico soprattutto in particolari situazioni.

Per essere empatici occorre che ci siano almeno due attori che comunicano tra di loro e un canale che non ostacoli questo legame. Qual è il ruolo dei social network?

 

Più social con empatia?

I social network nascono con l'intenzione di supportare le relazioni sociali e in effetti si basano sulle relazioni (di vario tipo) che legano le persone online e offline. Eppure il legame tra questi canali e le qualità sociali come l'empatia non è così diretto. Uno studio condotto dalla dott.ssa Tracy Alloway della University of North Florida ha focalizzato l'attenzione su quello che accade su Facebook.

I partecipanti allo studio (400 persone tra i 18 e i 50 anni) hanno compilato dei questionari sul loro utilizzo della piattaforma in termini di ore, frequenza di updating, attrattività del profilo, ecc. Dai risultati emerge un quadro composito in cui alcune caratteristiche sembrano supportare l'egoismo, alcune al narcisismo e altre l'empatia.

Per quanto riguarda quest'ultima, la tendenza a partecipare a Facebook tramite la chat sembra essere particolarmente legata ad un atteggiamento empatico. Sorprendentemente ciò è più vero per gli uomini che per le donne.

Ciò che mi sembra importante sottolineare è che queste sono caratteristiche pre-esistenti che si manifestano in Rete e non un effetto (positivo o negativo) delle tecnologie.

 

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Qual è il prezzo dell'empatia sui social?

Dunque non siamo tutti uguali neanche sui social, anche qui ci sono utenti più portati a sentirsi vicini agli altri. Questo atteggiamento empatico ha un costo pure online. Ciò è quello che suggeriscono i risultati di due ricerche del Pew Research Center (2011) che avevano come obiettivo quello di verificare una relazione causale tra stress e tempo speso su Facebook.

Ad influire sullo stress è la qualità delle relazioni, non la loro quantità. La maggior parte delle persone che passano molto tempo online hanno anche molti più amici; quelli spendono meno tempo a coltivare le loro amicizie in rete, patiscono la fatica di stare dietro alle tempistiche veloci del web, risentendo empaticamente anche delle confidenze spesso troppo intime.

Tutto questo è stato chiamato "cost of caring". Chissà se porterà ad un Burnout digitale?

 

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