L’imprinting nelle relazioni d’amore

L’imprinting è una forma di apprendimento precoce o una caratteristica delle relazioni d’amore umane? Di sicuro i rapporti precoci hanno il potere di influenzare il resto della nostra vita.

L’imprinting nelle relazioni d’amore

L’imprinting è uno dei più grandi contributi alle teorie dell’apprendimento che non giunge da uno psicologo e neanche dall’osservazione del comportamento umano, ma dall’etologo Konrad Lorenz.

Lorenz osservando la schiusa delle uova delle papere si accorse che nei primissimi momenti di vita le papere si “attaccavano” alla madre, cioè al primo essere vivente che vedevano accanto a loro e poi lo seguivano per imparare ad essere “vere papere”.

 

Dalle papere agli esseri umani

In che modo l’imprinting giunge a influire sulle relazioni d’amore umane? Il collegamento lo ha fatto Bowlby con la sua teoria dell’attaccamento.

Secondo John Bowlby i neonati non hanno un vero e proprio imprinting come gli animali, ma ad ogni modo scelgono la loro figura di riferimento che poi farà da base per la loro crescita psicologica.

La “base sicuranon è necessariamente quella che fornisce cibo, accanto alle necessità fisiche i cuccioli (umani, ma anche di alcuni animali) preferiscono la vicinanza di colui che è in grado di offrire amore, riparo e accadimento psicologico.

A partire dal rapporto con questa figura privilegiata, il caregiver, si costruisce nel bambino la mappa di cosa sia una relazione d’amore, di cosa ci si possa aspettare, di cosa si riceve e cosa si offre all’altro.

 

Un imprinting relazionale

Questa relazione primaria può essere considerata una forma di imprinting relazionale, nel senso che condizionerà le aspettative nei confronti del partner, di cosa sia una relazione affettiva e anche del proprio comportamento e investimento.

Dato che la madre in generale è il caregiver principale è logico supporre che, soprattutto i primi investimenti affettivi e le relazioni amorose andranno a ricercare delle affinità del rapporto avuto con lei, a prescindere dal sesso dell’individuo.

Una figura, sia maschile, sia femminile, può avere delle connotazioni materne: un partner protettivo e rassicurante!

Questo imprinting relazionale non si esaurisce solo nella tipologia di rapporto avuto con la madre, ma include anche il processo di separazione dal caregiver.

Durante l’adolescenza infatti si assiste ad una progressiva separazione, già cominciato nella fase edipica secondo Freud, che culmina con l’affermazione di una nuova indipendenza psicologica dai genitori.

Ma non sempre questo accade e dal punto di vista relazionale può condurre l’individuo a scegliere un partner – sostituto.

Le donne –sostituto sono quelle che tendenzialmente cercano la stabilità matrimoniale e la ricreano proponendosi come una seconda madre, offrendo molto e chiedendo poco per se, anche come partner. Si tratta di una figura seducente perché estremamente accogliente, ma sicuramente indice di un rapporto poco maturo.

Anche l’uomo può assumere un ruolo materno; da una punto di vista sociale questa possibilità è resa più semplice dall’emancipazione femminile che tanto confonde alcuni uomini.

Donne in carriera che non possono esser il fulcro del focolare cercano partner che amano accudire e che si assumono i compiti familiari più tradizionali. Anche in questo caso, se la scelta non è subita, ma risponde ad un’inclinazione personale che non sfocia in una confusione di ruoli è un strada percorribile e dai risvolti positivi.

 

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