L'udito: sopravvivenza, attaccamento, relazioni, affetti e ascolto

L’udito permette all’essere umano di interagire con l’ambiente che lo circonda, di entrare in relazione, di agire e reagire rispetto ai suoni, di costruire legami di attaccamento. Alcuni suoni ci riportano indietro nel tempo, ci rasserenano o ci mettono in uno stato di allarme, questo perché l’udito è legato al sistema limbico che modula le nostre risposte affettive. L’udito ci permette di sentire, ma anche di ascoltare e saper ascoltare è una capacità che spesso non mettiamo in pratica

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L’udito ci permette di captare suoni, rumori, differenze di ritmi, melodie, toni e timbri, elementi importantissimi nell’interazione con l’ambiente. Probabilmente anche l’uomo, prima di diventare un mammifero a prevalenza ottica, aveva un udito finissimo come quello degli animali, in grado di sentire un pericolo e un predatore quando era ancora abbastanza lontano da permettergli di fuggire, di difendersi o di cercare un riparo. L’udito permette all’uomo di instaurare relazioni, di rispondere in maniera automatica a suoni specifici, come possono essere i suoni che indicano un pericolo o il pianto di un bambino, cosa che è stata funzionale, e lo è tuttora, ai fini della sopravvivenza della specie e dei legami di attaccamento. L’udito è sensibile al suono della voce umana, le cui caratteristiche danno indicazioni precise sulla persona e sulla relazione. Timbro, tono, melodia, ritmo e vocalizzazioni sono elementi che l’udito percepisce e che, elaborati, permettono di identificare la persona che li emette, il tono dell’umore, lo stato d’animo, la provenienza geografica e anche un non verbale nascosto dentro le parole e gli intercalari.

 

L'udito in utero

Uno dei primi organi a svilupparsi è l'orecchio: la coclea, parte di questo organo, è legata al sistema vestibolare che regola l'equilibrio. Il feto, infatti, all'interno dell'utero ha bisogno di "equilibrarsi", ovvero di percepire i movimenti della mamma per adattarsi a questi, di percepire l'ambiente circostante per muoversi in esso, nonchè percepire se stesso all'interno del suo mondo-utero. L'udito è già attivo in pancia. Il bambino, infatti, percepisce il rumore del respiro, del battito cardiaco della mamma, è capace di riconoscere la voce della mamma che gli parla e anche la voce del papà. L'udito permette al feto di sentire suoni e rumori che, però, non vengono solo sentiti. Alcune ricerche, infatti, hanno dimostrato che il bambino è già in grado di immagazzinare e di riconoscere suoni che ha ascoltato in utero, una volta che viene al mondo.

 

L'udito fa riconoscere la voce dei genitori, ma si è visto anche che il bimbo riconosce le favole che vengono lette durante la gestazione, anche se non è la voce di mamma a raccontarle. L'udito permette al feto di distinguere i suoni gravi, che corrispondono, solitamente al timbro vocale del papà. Ma non solo: l'udito percepisce suoni diversi e ad essi reagisce diversamente. Mentre i suoni gravi producono in lui un rilassamenti, i suoni acuti sono attivanti e stimolanti, soprattutto subito dopo la nascita. È questo il motivo per cui i piccoli si attivano, ridacchiano e si eccitano quando si parla loro utilizzando toni più acuti! Attenti, però, a non cadere in toni isterici che, quasi sempre, non sono graditi!

 

Una curiosità: abbiamo detto che l'udito permette al feto di riconoscere la voce della mamma: i bimbi prematuri hanno un pianto ritmato come la voce della mamma, quasi a voler riprodurre un ritmo percepito dall'udito nella pancia della mamma che riporta ad un luogo caldo e morbido nel quale si sarebbe voluti restare ancora un po'. Inoltre, i piccoli in pancia di mamma preferiscono Mozart e Vivaldi: se volete farli contenti mettete su un buon CD di musica classica, anche se esperienze personali mi dicono che non disdegnano gli Skunk Anansie. L'udito permette di riconoscere timbri vocali, ritmi, toni e tutto questo accompagna il bimbo durante tutto lo sviluppo e diventa un elemento fondamentale della comunicazione.

 

L'udito: sentire e ascoltare

L'udito è molto importante anche nell'adulto: noi reagiamo in modo diverso a suoni differenti. I ritmi tribali, per esempio, richiamano tutti il battito del cuore, per questo hanno una potenza altissima sull'attivazione di molte funzioni dell'essere umano. Per esempio, sono attivatori di stimoli sessuali, richiamano al contatto con la terra, con gli occhi, richiamano ad una presenza che segna un qui ed ora che rimanda ad un lì e allora. Il battito del cuore è vita, l'udito ci permette di ascoltarlo ed è quel tam tam che ci accompagna per nove mesi. Poi, un po', ce ne dimentichiamo. Ma l'udito ci permette di ascoltare suoni che ci portano lontano, a memorie corporee che non pensiamo o non sappiamo di avere.

 

L’udito ci permette di entrare in relazione, ci permette di sentire rumori, suoni, parole e musiche e, ancora ci permette non solo di sentire ma di ascoltare. Se sentire significa recepire uno stimolo, ascoltare implica un’attivazione nella ricezione di uno stimolo. Oggi, forse, sentiamo poco e ascoltiamo ancora meno, cosa che ancora di più a discapito delle relazioni: spesso chiediamo di essere ascoltati a chi, invece sa a malapena sentirci. L’udito ci permette di ascoltare e, saper ascoltare implica un maggio coinvolgimento e una maggiore attenzione in ogni relazione: l’ascolto è fondamentale per la relazione tra gli uomini e nella pratica terapeutica.

 

L’udito e il sistema limbico

L’udito, come tutti i sensi, è legato al sistema limbico: alcuni suoni provocano in noi risposte affettive che sono sempre funzionali a qualcosa. Pensiamo al pianto di un bimbo: quando il nostro udito percepisce un piccolo che piange, immediatamente l’adulto, in particolare se si tratta della madre, reagisce in modo congruo al richiamo, anche perché, e questo si sa, una madre distingue i vari pianti del piccolo e sa perfettamente quando ha fame, quando ha dolore e quando è spaventato e vuole tante coccole. Inoltre, alcuni stati affettivi possono rendere il nostro udito più sensibile ad alcuni suoni, per esempio gli stati ansiosi rendono l’udito più sensibile a tutti i suoni che richiamano ad un potenziale pericolo. Le risposte automatiche sono sempre filtrate dal sistema limbico, questo perché solitamente sono risposte a rumori che indicano pericolo o attivano i legami di attaccamento, entrambi elementi necessari alla sopravvivenza della specie.

 

Quando siamo distratti e l’attenzione è altrove rispetto ad un qui ed ora, se l’udito percepisce un segnale di pericolo, immediatamente la risposta automatica del nostro corpo è quella di difesa, attacco o fuga, elementi che assicurano una tutela della vita e, quindi, la sopravvivenza. Il nostro stato d’animo influenza l’udito e questa cosa può incrementare la nostra risposta a suoni che, già normalmente, noi classifichiamo come negativi. Fonofobia, acufeni, iperacusia, sono tutti disturbi dell’udito connessi con il sistema limbico. L’udito ci permette di sentire, di ascoltare, di entrare in relazione, di interagire con l’ambiente, di creare legami di attaccamento, ma è l’ascolto la nostra parte attiva che dovremmo utilizzare di più e che ci permette di sentire, in modo diverso, con tutto il corpo. Ascoltare, ascoltarsi, è una pratica che dovremmo mettere in atto sempre di più.

 

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